Di questi tempi, a quest'ora: sono in Piazza Maggiore, in lacrime.Silvia Bartolini si è appena fatta rimontare al fotofinish da Giorgio Guazzaloca, al ballottaggio che decreta la fine delle giunte comuniste, ex-comuniste e postcomuniste dal dopoguerra in qua. Di qui a poco ne parlerà il Wasgington Post, con lo stupore in pompa magna.In Piazza siamo in quattro o cinque, ragazze e ragazzi tra i 20 e i 30 anni. Alcuni di loro dopo quella sera non li ho più rivisti. A pensare a come ci sentivamo adesso viene da sorridere; è un po' cinico e triste forse ma è così: mi viene da sorridere perché ci stavamo proprio male. Io tra l'altro non avevo nessun motivo personale o professionale per essere triste, anzi. Solo quella era la mia città e di fianco all'altare dei partigiani che l'hanno liberata, in Piazza del Nettuno a 50 metri da me, i fascisti lanciavano cori da stadio, canzoni e bottiglie. Ad altezza uomo. Il Piazza si era già guadagnato un paio di cinghiate nella schiena, in un dibattito postelettorale che si prometteva alquanto agonistico. Di lì a poco si sarebbe scatenata la tipica "caccia alla zecca" delle grandi occasioni, messa in atto da gentiluomini con la testa rasata e le vesciche gonfie di birra.Non è serata per capelloni e clark che infatti si stipano in via del Pratello, culo contro culo e la tipica espressione della bestia braccata stampata in faccia.Sulla scalinata di Palazzo D'Accursio campeggia la bandiera di Ordine Nuovo.Due settimane prima, la Bartolini aveva sfiorato la vittoria al primo turno.Sfiorato.L'immagine è stata presa in prestito qui.