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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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30 settembre 2010
E FINI MANDÒ IN TILT LA RETE
 “Quello di Adro ormai non è più un caso
politico: è un caso umano”. Questo è l’incipit lapidario dell’articolo
di Michele Brambilla sulla Stampa sul celebre caso Adro
(settecento soli delle Alpi, simbolo elettorale della Lega Nord,
disseminate su banchi, cancelli e muri della scuola, pubblica,
intitolata a Gianfranco Miglio).
A parte l’ironia, il pezzo (“Il sole
delle Alpi fa male”) segnala che la fissazione per la pisciata
territoriale pare non essere circoscritta alla sola Adro (che ha eletto a
furor di popolo il buon Lancini, già noto per aver cacciato i bambini
poveri stranieri dalla mensa scolastica e, poi, per aver imposto il menù
padano a tutti) e soli celtici, guerrieri e spadoni spuntano come
funghi nel profondo nord, insieme ai primi casi di malgoverno e
poltronismo (sindaci e presidenti di provincia che non rinunciano al
seggio a Roma e Strasburgo, quell’altro che andava in vacanza in auto
blu, ecc.). Il Pd di Reggio Emilia, dopo aver pagato dazio alle ultime
tornate elettorali, ha deciso di contrattaccare: “Roma ladrona? La Lega sta in poltrona”.
In questo scenario, con la Lega al 12
per cento e il Pdl in liquefazione al nord, non stupisce che il teatrino
Berlusconi vs Fini, in scena dallo scorso aprile, continui a
monopolizzare l’agenda. Il presidente della Camera e il premier si
disprezzano profondamente ma è dal 1993 (anno dello sdoganamento) che
non possono fare a meno l’uno dell’altro e se ogni divorzio è un trauma
in questo caso c’è di mezzo l’Italia intera. Fini però, a differenza di
Berlusconi (che fa 74 anni in questi giorni e si lambicca con operazioni
di bassa cucina algebrico-politica, invece di festeggiare ai Caraibi
come Zeus comanda), è in forma smagliante. Fli ha retto, la costante
denuncia del governo a trazione leghista apre praterie elettorali al
centro-sud e ha sfondato a sinistra tra i moralisti-legalisti che votano
Di Pietro e/o Grillo.
L’annuncio del videomessaggio, poi, è
stato un vero e proprio colpo di genio. Se le cronache narrano di una
sofferta mediazione famigliare, quel che è certo è che i server erano in
tilt e il video ha cancellato mediaticamente pure la malinconica Woodstock di Grillo, con Dario Fo sul palco dell’Ippodromo di Cesena a elogiare il coraggio di Fini “contro i furfanti”.
“Roma ladrona? La Lega sta in poltrona”, campagna del Pd Reggio-Emilia è qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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12 dicembre 2007
UN RADIOSO FUTURO ALLE SPALLE
 Io non dico che ogni giorno debba finire a cazzi e cazzotti, oppure strafatti per tre giorni a rotolarsi nel fango (magari davanti a un riff di Jimi Hendrix) come a Woodstock. Va bene essere reazionari ma rendersi ridicoli no, quello dovrebbe essere un limite. Forse a forza di sentirsi ripetere la favoletta suii guai provocati dal '68 qualcuno ci ha creduto e sta cominciando a tirare il culo (e le leggi) indietro. Ma è solo l'ultimo acido di ex sessantottini alla frutta, non c'entra molto con la realtà.
La Grosse Koalition guidata da Angela Merkel in questi giorni è messa a dura prova dal dibattito
sull'applicazione della normativa europea che regolamenta il
sesso tra teen-agers. Regolamenta per modo di dire perché, se in teoria
vuole combattere pedofilia e sfruttamento della prostituzione, in
pratica limita drasticamente la libertà sessuale degli under 18.
Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, ex ministro della giustizia liberale, commenta così "è in linea con le idee dei
cristiano-democratici e dei socialdemocratici di proibire tutto e di
regolare tutto".
L'ossessione
del controllo continua ad affacciarsi nelle legislazioni degli stati
(non solo catto-comunisti) in barba alle carte dei valori
liberal-generiche che vengono sfornate in continuazione. Forse è una reazione, un fallo di frustrazione (come si dice nel basket). D'altronde
sulle cose serie (tipo: rivoluzione tecnologica, disastro ambientale e
povertà, competizione economica planetaria e globalizzazione del lavoro
e della conoscenza) le istituzioni nazionali non contano più quasi
nulla. Quindi si sfogano sul sesso (in tutte le sue lubriche
declinazioni) e se la prendono coi ragazzini che scopano, con la playstation, con le discoteche.
L'articolo del Corriere sulla nuova mordacchia sessuale in Germania: qui. Le sette tesi sul cosmopolitismo di Ulrich Beck: qui. Un radioso futuro alle spalle l'ho preso in prestito: qui.
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