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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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18 dicembre 2012
VENERDÌ 21 DICEMBRE 2012
 “Secondo questa avvincente teoria del complotto mista New Age in cui
mi sono imbattuto questo pomeriggio, mentre cercavo di truccare un’asta
su eBay, il nostro pianeta passerà attraverso questa immensa rete da
pesca cosmica situata a largo delle Pleiadi. Ma che diavolo è questa Cintura Fotonica?
Secondo lo scienziato russo Alexei Dmitriev, si tratta di una sorta di
fascia di plasma magnetizzato (non mi chiedete spiegazioni, io riporto)
che rischia di friggerci tutti come dei coleotteri maldestri nella
lampada alogena.”
A un tiro di schioppo dalla Data basta dare una sbirciata su Google News
per rendersi conto che, a prescindere dallo scetticismo di maniera e
dall’impegno di esperti e scienziati a sgamare le bufale una in fila
all’altra, il 21 dicembre 2012 non sarà un giorno come gli altri e
“fortunatamente c’è anche l’ala moderata d’ispirazione cattolica. La
Cintura Fotonica non sarebbe altri che “lo Spirito Santo” in persona:
pucciandoci dentro di esso, la Terra ci traghetterebbe verso “l’Era della Luce”, cambiando per sempre il mondo materiale e la nostra coscienza.”
Non lo sarà per i cileni,
il ventiquattro per cento dei quali quel giorno starà a casa dal lavoro
per scaramanzia (o come scusa per allungare il ponte), né per i turchi.
Il gran mufti Mehmet Gormez, la principale autorità religiosa musulmana
del paese, si è dovuto scomodare per puntualizzare che le profezie
catastrofiste sono solo frutto di ”superstizione” e ”falsi scenari
apocalittici”.
L’allarme creato dalle predizioni sulla fine del mondo del 21
dicembre in base al calendario Maya e sul previsto (e smentito più
volte) allineamento dei pianeti della Via Lattea non è una prerogativa
turca e cilena. La Nasa ha scatenato un’offensiva antipanico su Facebook
e Twitter per smontare una ad una tutte le teorie che hanno
appassionato untorelli e giornalisti in questi anni, ma che ora
minacciano di far danni veri.
“Proprio come il calendario che hai sul tuo muro della cucina non
cessa di esistere dopo il 31 dicembre, il calendario Maya non cessa di
esistere il 21 dicembre 2012.” Affermano dalla Nasa, mentre il governo Usa asserisce categorico
che “il mondo non finirà il 21 dicembre 2012 o in qualsiasi altro
giorno del 2012”, subito seguito a ruota da Messico, Francia e Russia,
in cui un deputato propone di perseguire i sobillatori di dicerie, ma dal 22 dicembre in avanti.
Intanto arrivano i primi agghiaccianti annunci di suicidi di famiglie e adolescenti, vittime dello stalking mediatico,
e si confermano gli affari d’oro previsti per le località di
villeggiatura neo-millenaristica. Oltre ai siti Maya del Messico e del
Guatemala, l’ultima moda sono alcuni microscopici paeselli presi
letteralmente d’assalto: Bugarach in Francia, Cisternino in Puglia, la
Val Pellice in Piemonte e Sirince in Turchia. Chi ha indagato
ha scoperto che “i luoghi di salvezza dalla fine del mondo sono quelli
che rappresentarono un rifugio per uomini che la pensavano diversamente
dalla religione corrente.”
I nuovi catari e valdesi, assediati da raggi gamma, asteroidi, pianeti fantasma e (perché no) dagli alieni di Borghezio,
stanno facendo la felicità delle agenzie di viaggi che hanno trovato in
questo week-end fine-di-mondo un insperato contropiede alla crisi. Per
130 euro, invece, un’azienda svizzera ha commercializzato in Rete un kit di sopravvivenza per sopravvivere all’Armageddon.
“Vendiamo acqua e del riscaldamento a gas e altri prodotti destinati
alla sopravvivenza quando non ci saranno più l’acqua potabile e
l’elettricità” argomenta il produttore, reduce dal successo del kit in
Siberia, dove ha venduto già più di novantamila pezzi. Niente in
confronto al bunker semovente, confortevole e resistente all’acqua (e
dunque agli ovvi maremoti previsti dal meteo apocalittico) messo a punto
in Cina: una vera e propria arca di Noè in versione bilocale.
Insomma la psicosi dilaga. Nonostante sopracciglia alzate e battutine
sarcastiche, dietro ogni caffè e in tutte le fermate dell’autobus non
si parla che di questo benedetto venerdì 21 dicembre 2012. Tutti ci
hanno fatto un pensiero, anche se in società giurerebbero il contrario e
molti hanno il motivato timore che le paranoie del mondo, individuali e
collettive, possano trovare nella Data il trampolino di lancio per
esplodere. Poi i più saggi si chiuderanno in casa a scopare, fare le
coccole e giocare coi bimbi oppure drogarsi, bere, ballare e mangiare in
compagnia. L’offerta certo non manca.
“Menù fine del mondo per un ristorante di Hong Kong. Il Flagship Aqua
Restaurant Group, ha deciso di organizzare per la sera del prossimo 21
dicembre, che secondo la profezia dei Maya dovrebbe coincidere con la
fine del mondo, una cena di sei portate al costo di 2.112,12 dollari di
Hong Kong a persona (211 euro circa), cifra che ricorda la data della
profezia Maya. Il proprietario però ha fatto sapere che gli ospiti
dovranno pagare il conto solo se il mondo non finirà quella sera. In
caso contrario tutto sarà offerto dal ristorante stesso.”
L'ultima puntata di Spider Web è stata pubblicata su The FrontPage.
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19 novembre 2012
KARMA POLICE
“La vita sulla Terra, come la conosciamo, non sarebbe possibile
senza la protezione esercitata dal campo magnetico. Secondo studi
recenti la magnetosfera sarebbe interessata da un processo
d’indebolimento. Si tratta di un processo lento, ma progressivo”. Non è il solito buco web di untorelli new age (il capovolgimento dei poli magnetici era uno dei must apocalittici in vista del 21/12/2012) ma un comunicato dell’Esa, l’Ente spaziale europeo, che sta lanciando una nuova missione per capire che diavolo sta succedendo: “nei prossimi anni il campo magnetico potrebbe arrivare a un punto di non ritorno, a un livello mai conosciuto dall’uomo”.
A un mese dalla fine del calendario Maya, tutto si può dire fuorché
il mondo scoppi di salute. Con gli occhi ancora colmi delle immagini
della capitale dell’Occidente, sfregiata dagli elementi nell’intimo dei
suoi muscoli architettonici lanciati contro il cielo, la puzza di guerra
che arriva dal Medio Oriente lascia presagire un Natale all’insegna del
terrore. Allo strazio delle vittime e alla disperazione dei bambini
ebrei e palestinesi si aggiunge la paranoia di una guerra vera, con
Israele da una parte, il mondo arabo dall’altra e alcune testate
nucleari (vere e presunte) in mezzo.
Tutto questo dopo che il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, ha
annunciato la propria indisponibilità a ricoprire l’incarico nel nuovo
governo di Obama. Gli occhi di tutto il mondo sono ancora una volta
puntati su di lui, l’uomo del discorso del Cairo. Il Papa Nero è stato
appena rieletto, non certo in pompa magna come hanno raccontato con consueta cialtronaggine paesana dalle nostre parti, ma pur sempre con un margine molto superiore ai pronostici della vigilia, sia nel voto nazionale che tra gli stati grandi elettori.
Naturalmente sono tante le ragioni della vittoria di Obama, a partire
dall’inadeguatezza goffamente robotica del suo avversario, ma fra tutte
spicca l’operazione Chrysler. Sergio Marchionne, il nemico giurato
della sinistra italiana, è stato il protagonista dell’evento più atteso
dalla sinistra worldwide: il beniamino dei liberal di
tutto il mondo rieletto presidente grazie al salvataggio di Stato del
colosso dell’auto americana, con i lavoratori a metà stipendio e il
plauso unanime del sindacato.
In coincidenza con la fine del calendario Maya, o forse per via della
perdita di vigore della corazza naturale del magnetismo terrestre, che
impedisce alla Terra di trasformarsi in un Marte o in una Venere, pare
che la polizia del karma si stia incaricando di recapitare i suoi
paradossali verdetti con crescente impazienza. Non solo il Papa Nero made in Fiat, dunque, ma una serie di piccole scorribande di riequilibrio karmico che sembrano proprio non poter aspettare oltremodo.
“Milano è un villaggio. Tutti sapevano tutto di tutti. Lui arrestava,
istruiva processi-bomba, percorreva in favore di telecamere corridoi
fatali accompagnato da avvocaticchi con i quali concordava l’uscita
degli arrestati dalle camere di sicurezza in cui si riscuoteva con la
paura del carcere la confessione, ma già si sapeva tutto di quel
coraggioso magistrato in carriera politica. Si sapeva che non era uno
stinco di santo, che le sue cadute di stile erano piuttosto pesanti, che
il tout Milan era pieno di gente di denari che aveva
avuto rapporti spuri con l’ex poliziotto laureato di fretta e messo lì a
fare da battistrada dei professorini dell’anticorruzione del pool, si
sapeva quel che è venuto fuori pubblicamente dopo, e cioè che aveva
avuto rapporti inconfessabili con un pezzetto dei servizi diplomatici (e
altro) americani, che la sua storia di pm antipartito era la storia
stessa di come veniva calando la cortina di ferro della guerra fredda.”
Il prosaico cade male, nella strapaesana italiana cosiddetta Terza repubblica (in fieri). La faccia di Di Pietro, davanti alla gendarmeria della “commissaria Gabanelli”, come la chiama Giuliano Ferrara nel suo articolo definitivo,
sembrava proprio quella del “mariuolo” di craxiana memoria colto con le
mani nella marmellata. Sadicamente, ma non troppo, in diversi hanno
rievocato la bavetta di Forlani, in aula al processo Enimont: la
giustizia infatti non solo (o non tanto) è uguale per tutti. Ma è –
soprattutto – equilibrio.
E una volta che si mette in moto, il processo di assestamento non si
arresta sino a quando non c’è un equilibrio nuovo. Così capita di
assistere alla triste parabola discendente dell’ex Caimano dei caimani,
ridotto a mitragliare a salve, a giorni alterni, il governo in carica e a
ritrovarsi puntualmente svillaneggiato dai giornali (che un tempo non
troppo lontano lo onoravano di una demonizzazione a nove colonne) a pié
di pagina, in angoletti troppo angusti per l’ipertrofico ego che scalcia
ancora dai titoli.
Oppure di scoprire che dopo tanto bla bla rottamatorio, tra i
“Fantastici 5” candidati alle primarie l’unico che azzarda qualcosa di
politico (la riforma fiscale capace di assorbire l’evasione = mettere i
cittadini in contraddittorio finanziario = fare scaricare tutto a tutti)
e scalda i cuori della sinistra del web
si chiama Bruno Tabacci, ha centotrentacinque anni ed è un cazzuto di
democristiano. Quelli che l’hanno capito per primi, gli agenti segreti
della karma police, sono i Marxisti per Tabacci. Normale, poi, che il compagno Bruno sbugiardi le velleità nuoviste del giovane turco Renzi, menandogli calci negli stinchi per tutta la pallosissima versione-primarie dell’X Factor di Sky.
Il pallido Matteo ormai arranca palesemente e certo non aiuta che due
tra i suoi economisti di riferimento – Alesina e Zingales – abbiano
dichiarato di sostenere Romney. Un amico di tFP, pochi giorni
prima del voto, mi ha scritto che “Obama è diventato lo spartiacque fra
buoni e cattivi”. L’hanno spiegato anche a Renzi? Intanto Casaleggio,
Grillo & associati, liberati ormai dallo stereotipo dei liberatori e
ventre a terra nelle purghe d’autunno, continuano a scavare
indisturbati, lasciando agli esodanti il continuo rimpallo della propria inconcludenza. Manco la legge elettorale sono riusciti a cambiare.
Per quadrare il cerchio, infine, il rottamator cortese si è candidato segretario
del Pd, in Lombardia hanno candidato a furor di partito l’ennesimo
“civico”, di sicuro spessore ma conosciuto dal grande pubblico solo per
il tragico lutto (continuare a tirare in ballo orfani e vedove oltre a
essere macabro e patetico inizia a risultare avvilente), che per prima
cosa ha tentato di abolire le primarie e Crocetta neo-presidente della
Sicilia ha annunciato Franco Battiato neo-assessore alla cultura. Quello di “mandiamoli in pensione i direttori artistici, gli addetti alla cultura”. Addavenì.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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18 agosto 2011
11/11/2011
 “Nella Cabala ebraica corrisponde alla lettera kaf, col
significato generico di realizzazione. Nell’esoterismo e nella magia in
genere, è considerato il “primo numero mastro”, essendo primo numero di
una decade numerica nuova (10+1). In generale significa un forte
cambiamento a fronte di una grande forza, e nei tarocchi l’arcano
maggiore numero 11 corrisponde infatti alla “Forza”. Nel Cristianesimo
11 è il numero degli apostoli rimasti prima della Passione, Morte e
Resurrezione di Cristo, e che potrebbe assumere il significato esoterico
di un imminente evento, cambiamento.”
Secondo Wikipedia
la numerologia è piuttosto chiara rispetto al numero 11: grandi
cambiamenti sospinti da forze formidabili. E il recente passato non
lascia adito a dubbi, in proposito: 11 settembre 2001 negli Stati Uniti,
11 marzo 2004 in Spagna e 11 maggio 2011 in Giappone sono lì a
testimoniarlo. Tutti naturalmente sanno che si tratta di stupide
coincidenze e che la razionalità umana, fucina di tre secoli di
conquiste memorabili che hanno fatto del mondo questo delizioso
posticino, non mente mai.
Solo nei postriboli della Rete, araldo del Neolitico tecnologico che
avanza tra roghi di Borsa e di piazza, si scrutano i segni e si
maramaldeggia con profezie più o meno fantasiose, peraltro ad esclusivo
beneficio del media-mainstream che ogni tanto ci sforna sopra un qualche
articoletto di colore per allungare il brodo. Una spruzzata di
Apocalisse per insaporire il piatto, ormai trito e ritrito, di sommosse,
stragi, disastri ambientali, colpi di stato, tette e culi.
Ed è in uno di questi covi di untorelli
che ho scovato l’11/11/2011: il giorno del giudizio universale sulla
ditta Italia. Una sequenza di 1 che suona come una batteria di fucili
che si dispone per l’esecuzione capitale del quarto debito pubblico più
alto del mondo, inverando il tormentone dell’estate: il default. Non è dato sapere se sarà davvero la fine dell’agonia, e gli autori del sito-profezia, che adducono un articolo del Sole 24Ore a sostegno della propria divinazione, non potevano prevedere gli interventi annunciati poi dal governo.
Non è ancora dato sapere se servirà davvero a qualcosa inserire il
pareggio di bilancio nella Costituzione, cancellare il Primo Maggio
(unica nazione al mondo), il 25 aprile e il 2 giugno (chissà se Sarkozy
facesse altrettanto col 14 luglio cosa succederebbe), bastonare i soliti
noti (quelli che già pagano le tasse), reintrodurre la tracciabilità
(la cui cancellazione fu in assoluto la prima misura del governo in
carica), abrogare mini-province e micro-comuni e annunciare la solita
sceneggiata sulla “dieta della politica”.
Per l’intanto ci si limita a segnalare che i terroristi numerologici
sono stati circospetti e si sono ben guardati dal mettere esplicitamente
l’11 in relazione con le recenti sciagure celebri, accadute in tale
data. Meno che mai col numero-madre
di tutte le Apocalissi: il 21/12/2012, alle 11 e 11 minuti, finisce il
nostro mondo, secondo la profezia Maya. Sommando le cifre della data,
provate a immaginare il numero che esce…
L'articolo, con foto, è stato pubblicato su The FrontPage.
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2 marzo 2011
IL CORPO È MIO
“Incontro riservato tra il presidente del Consiglio e il cardinale
che ha chiesto e ottenuto garanzie su biotestamento, scuole cattoliche e
adozioni. Gli spauracchi delle gerarchie: «Fini ha nominato Della
Vedova capogruppo, Casini è troppo debole, «il Pd premia i gay e pensa
ai Pacs»”. Considerata la coincidenza tra dietrologie
e recenti dichiarazioni pubbliche, suona tristemente plausibile che il
premier pensi di risolvere il gap d’immagine presso l’elettorato più
benpensante, causato dalle note vicissitudini politico-gossippare, con
un classico do ut des. Tolleranza privata in cambio di intolleranza pubblica.
Niente di nuovo o di particolarmente scandaloso, specie se a
scandalizzarsi è un’opposizione che su questi temi ha visto morire sul
nascere partiti, coalizioni e programmi di governo. La legge sulle
coppie di fatto dell’ex governo Prodi (poi abortita) ha cambiato
talmente tanti nomi, loghi e contenuti da diventare una delle
barzellette più macabre della precedente legislatura, assieme alle
imprese di Mastella & De Magistris, alle manifestazioni dei ministri
contro lo stesso loro governo e alle piantine di marijuana piantate da
Caruso sul terrazzo della Camera dei Deputati (l’unico atto politico
degno di questo nome di Caruso che si ricordi).
Una cosa però è fare il tifo per il ritorno dell’Elefantino in tv (è
buona norma parteggiare per le persone intelligenti per partito preso,
indipendentemente dal loro, finché si parla di tv), altra è non rendersi
conto che se al Berlusconi bollito
resta soltanto la sponda clericale nuda e cruda, per giunta senza
margini di trattativa su nulla, è un problema per questa Italia. Il
rischio è di due tipi: prosecuzione dello stato yemenita in tema di
diritti civili delle persone di orientamento sessuale diverso da quello
maggioritario, restrizione della libertà di cura e ricerca e
dell’arbitrio sul proprio corpo. Dell’ultima parola.
In sostanza la posta in gioco, per l’ennesima volta da qualche secolo in qua, è l’habeas corpus.
Ferrara e la sua truppa di teo-dadaisti di belle lettere possono
infiorettare paginate intere di artifici retorici e minuetti linguistici
ma la faccenda non cambia. Chi decide, in ultima istanza, sul proprio
corpo? Chi decide che, in base al sesso che preferisco fare, posso
ereditare la casa dal mio compagno/a oppure andarlo a trovare
all’ospedale senza sperare nella clemenza del medico di guardia? Chi
decide come e quando devo morire?
Se la risposta a queste domande è lo Stato (per conto di Dio, della
Ragione, della Pachamama, di Maometto o Visnù poco importa) significa
che io non sono padrone fino in fondo del mio corpo. La rivoluzione
sessuale ha reso scontato un concetto che prima non lo era affatto,
l’affermazione del dominio individuale sul corpo, e l’ha fatto
rileggendo Wilhelm Reich,
un genio del Novecento che dava scandalo sostenendo, contro il fascismo
rosso e nero, che non si poteva essere liberi del tutto se non lo si
era sessualmente.
Reich si scagliava anche contro la pornografia seriamente indiziata
della “peste emozionale” che pian piano trasforma le persone nelle
corazze che si sono costruite a partire dalle proprie ossessioni,
sessuofobia inclusa. Su di lui non ci sono più dibattiti alle
occupazioni come nel ’68 e invece che di liberazione sessuale la
sinistra si occupa del lettone di Putin, ma per qualcuno
l’allievo di Freud, morto in carcere negli USA nel 1957 dopo che la
Food & Drugs Administration gli aveva bruciato i libri in piazza
(come i nazisti e l’Inquisizione), è ancora il totem della propria
ossessione. “La pornografia moderna è figlia di Reich il quale afferma
che tutti i mali della storia derivano dalla repressione sessuale, la
cui massima responsabile ovviamente sarebbe la Chiesa Cattolica.”
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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16 febbraio 2011
GIOVANI RIVOLTOSI CRESCONO
“Le motociclette nere dei bassiji
sono tornate nelle strade di Teheran, ieri, per disperdere la
manifestazione organizzata dall’opposizione al regime degli ayatollah.
Lacrimogeni, spari, un morto secondo l’opposizione, decine di arresti
hanno scandito il pomeriggio della capitale iraniana, mentre le strade
si riempivano di giovani e meno giovani”. Alla faccia di chi gridava al
pericolo islamista è proprio l’Iran, i cui leader si erano affrettati a
sostenere le rivolte in Tunisia ed Egitto nella speranza (speculare ai
pruriti kissingeriani di casa nostra) di accaparrarsene la paternità, a
scontare il nuovo contagio.
Il Medio Oriente, ora sì, è una polveriera
rivoluzionaria che ad ogni istante ribolle di nuove proteste e nutre
così altre turbe rivoltose. Sono i giovani, protagonisti del panorama
anagrafico di questi paesi, il motore del cambiamento ed è la libertà il
mito rivoluzionario che li spinge a rischiare la pelle, la famiglia e
il lavoro. Se poi l’eclissi di libertà che ha impedito loro sinora di
votare, pregare e scopare come meglio credono si chiama Mubarak,
sovrano-fantoccio di una ultratrentennale democrazia familiare, utile
agli interessi occidentali e d’Israele, o Ahmadinejad, leader di una
sanguinaria teocrazia antimoderna (prima ancora che antisemita e
antioccidentale) non fa differenza.
Il che la dice lunga sulla distanza che
separa la realtà dalle categorie dell’analisi, ferme alla guerra fredda o
al massimo ai suoi postumi, appunto, kissingeriani. L’Occidente sconta
il logoramento della propria leadership innanzitutto come credibile
guida del mondo libero, prima ancora che come guerra dei Pil,
vittoriosamente condotta dai paesi emersi (Cina, India, Brasile, ecc.).
Gli scheletri nell’armadio, la cui sola evocazione ha reso Julian
Assange il nemico pubblico numero uno (e non a caso ‘adottato’ in tempo
reale da Putin e oggetto delle ironie antioccidentali dello stesso
Ahmadinejad), e i riflessi condizionati del vecchio mondo hanno reso
l’Europa e gli Stati Uniti vecchi pugili stonati.
Prima l’America del Sud, in cui senza
troppi casini sono stati i cittadini a incaricarsi di mandare al potere
Morales, Lugo, Chàvez, Lula, Dilma Roussef, Cristina Kirchner, Michelle
Bachelet, senza remore rispetto al ruolo di abitanti del “cortile di
casa” che era stato assegnato loro dai potenti vicini del nord, ora il
Medio Oriente. Intanto le blasonate democrazie della vecchia Europa si
sono incartate sulla crisi e su come fare davvero l’Europa (che sembra
sempre un po’ il Pd, una cosa ‘da fare’ ma da cui tutti tirano il culo
indietro il prima possibile) e gli Stati Uniti, dopo l’Hope di Obama sono di nuovo al palo.
Altre Atene, Parigi, Roma ci aspettano,
altre fiamme attendono l’Occidente, troppo vecchio per sperare in belle
insurrezioni generazionali rivitalizzanti ma (ancora) troppo ricco per
illudersi che gli esclusi dal banchetto rimangano educatamente fuori,
con le facce spiaccicate sulla vetrina del ristorante.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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21 dicembre 2010
NEMICO DELL'ANNO

“Sono due facce della stessa medaglia,
entrambi esprimono un desiderio di trasparenza. Ma mentre WikiLeaks
attacca le grandi istituzioni attraverso una trasparenza involontaria
con l’obiettivo di depotenziarle, Facebook dà la possibilità agli
individui di condividere volontariamente informazione. Con l’idea di
dare loro più potere.” È stato Richard Stengel, direttore di Time,
a spiegare perché è la faccia di Mark Zuckerberg, miliardario imberbe
fondatore di Facebook, a campeggiare in copertina come ”Person of the
year 2010”. Nel sondaggio online promosso dalla prestigiosa testata
statunitense i lettori avevano votato in massa per Julian Assange (che
ha staccato Lady Gaga).
Nonostante l’esibita tecnofilia del Time
si tratta del secondo ribaltamento del giudizio digitale nel giro di
pochi anni. “La persona dell’anno 2006 sei tu. Sì tu. Tu controlli l’età
dell’informazione. Benvenuto nel tuo mondo”. Peccato che i controllori
dell’età dell’informazione, i lettori 2.0, forse meno creativamente
della direzione avessero indicato
a grande maggioranza il presidente della Repubblica bolivariana del
Venezuela Hugo Chàvez, che poche settimane prima alle Nazioni Unite
aveva scagliato l’ennesimo anatema contro il neoliberismo e gli Usa.
“È impressionante leggere come nel giugno
2009 l’ambasciatore statunitense in Honduras considerasse “totalmente
illegittimo” in privato il golpe che in pubblico difendeva a spada
tratta. Colpisce leggere che si chieda un rapporto sulla salute mentale
di un presidente, quella argentina, colpevole di resistere a lusinghe
lobbistiche.” Il blog Giornalismo partecipativo informa circa lo stato di avanzamento della pubblicazione dei cabli sull’America Latina integrazionista di cui Chàvez, bestia nera di Washington, è stato il frontman più plateale.
Chàvez e Assange, nemici degli Usa, hanno vinto online tra i lettori del Time ma sono stati esclusi dalla sua prestigiosa copertina che in altri tempi aveva incoronato
Hitler (1938), Stalin (1939) e Khomeini (1979). Le rivelazioni del
cable-gate di WikiLeaks, oltre al gossip diplomatico a uso e consumo
della politica interna dei vari stati coinvolti (l’ultimo,
in Italia, riguarda il presunto insabbiamento del caso-Calipari da
parte del precedente governo Berlusconi), stanno mettendo
definitivamente in chiaro il prezzo della ragion di Stato, in America
Latina e non solo.
E mentre Hitler, Stalin e Khomeini sono
veri e propri cattivi da fumetto, nemici conclamati dell’Occidente
tutto, l’etichetta di terrorista appiccicata in fretta e furia al
fondatore di WikiLeaks non tiene “perché il terrore, casomai, è solo
nelle diplomazie”, come ha commentato John Doe su FrontPage. La gente normale, anzi, ha a disposizione un gioco per contribuire all’intera catalogazione
dei cabli, dopo le prime anticipazioni diffuse dai media. Assange è un
tarlo tutto interno all’Occidente, il contrappasso mediatico dei suoi
valori, e il trailer del suo futuro prossimo. Roba che scotta.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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13 ottobre 2010
THIS IS NOT AMERICA
“Un po’ Renzi, un po’ Vendola”. Secondo il suo entourage
questo è il ritratto di Benedetto Zacchiroli, neo candidato sindaco
alle elezioni primarie del centrosinistra bolognese, che si accinge a
sfidare il folk-runner Maurizio Cevenini, sostenuto dalla maggioranza di elettori e notabili –
indecisi a tutto – del Pd ancora sotto choc dopo le dimissioni di
Delbono, e Amelia Frascaroli, ex braccio destro di Don Nicolini alla
Caritas, esponente di spicco del cattolicesimo più impegnato dalla parte
degli ultimi, stimatissima candidatura di bandiera (e, eventualmente,
perfetto vicesindaco).
Dopo l’abbandono a sorpresa di Duccio Campagnoli (ex segretario della
Camera del Lavoro di Bologna, ex assessore alle attività produttive
della Regione e, in altri tempi, candidato naturale dell’establishment
politico ed economico, almeno tra quelli in partita), a tentare di
rompere le uova nel paniere è, naturalmente, il classico “giovane”
candidato di rottura. Zacchiroli ha 38 anni e, a parte i girotondi, è
stato collaboratore dell’ex sindaco Cofferati (ha curato le relazioni
internazionali di Bologna) e ora è consulente della città di Fortaleza
(in Brasile) e dell’Unesco.
La mossa di Zacchiroli è stata architettata sin dall’inizio come
un’azione virale capace di cortocircuitare a proprio vantaggio la fame
di news delle gazzette cittadine e la debolezza del fu partitone. Tutto è
iniziato dallo slogan di un volantino distribuito alla Festa dell’Unità:
“il candidato alle primarie non cev” (con chiara allusione a Cevenini),
definito dall’autore (con poco senso della misura) “un gesto dadaista”.
Da lì è partito il mistero medatico-politico sul “nuovo candidato” (il
sito senza nome, le indiscrezioni), orchestrato dallo staff di
Zacchiroli (che smentiva di essere lui nonostante tutti quanti lo
sapessero). Il letargo della ragione ha fatto il resto e alla fine della
fiera Zacchiroli è stato incoronato “nuovo Renzi bolognese” da Lucio Dalla in persona.
Si dice: la politica si sta personalizzando, come negli Usa. Negli Stati Uniti, in queste ore, in occasione delle elezioni di mid-term sta andando in onda una vera e propria guerra degli spot – dalla strega O’Donnel al “governo sulle spalle”, passando per Dan il Talebano e le performances di Palla di Cristallo (si chiama davvero Krystall Ball)
– che sembra aver confinato ancora di più la politica a variabile
dadaista dello show (il calo di fiducia nei confronti di Obama e lo show
mediatico dei Tea Party contribuiscono a infiammare il clima). Ma
sempre negli Stati Uniti, e sempre nelle stesse ore, una radio pubblica –
NPR – ha pubblicato sul proprio sito The Message Machine, una sezione ad hoc per verificare le bugie contenute negli spot. Senza sconti per nessuno.
"This is not America" di David Bowie è qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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