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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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2 marzo 2010
MANETTE IN RETE

"Mi
chiedono di dire quanti siamo, mi chiedono i numeri, io rispondo chissenefrega!
La piazza è completamente piena, piena quanto lo era per la manifestazione
sulla libertà di stampa. Quanti erano allora? 200 mila? Noi siamo quanti
loro". Questo il Gianfranco
Mascia-pensiero, dopo la manifestazione di Piazza del Popolo. "Ma i numeri
non sono importanti importante è essere qui. In modo indipendente dai
partiti". Specificava poco prima il Mascia, che è uno dei portavoce del
movimento che aveva trionfalmente annunciato alla vigilia di essersene liberato
(dei partiti) anche dal punto vista finanziario, grazie al fund-raising online.
Al netto di portavoce e pr (che risultano essere più o meno gli stessi da
almeno un paio di “movimenti”) è un fatto (e a suo modo un evento) che un brand
nato in Rete ha messo in fila (sotto il palco) Rosy Bindi e Emma Bonino, Di
Pietro e Pannella, Vendola e il Pd, Rifondazione e i Verdi, tutti. A parte
Casini.
Ironia
della sorte, mentre le opposizioni politiche e sociali (ri)unite si accodano,
sostanzialmente acritiche, al “popolo viola” contro le iniziative del governo
sulla giustizia e a difesa della magistratura, sono proprio due libere toghe a
emettere due storiche sentenze (che condizioneranno pesantemente il dibattito
politico) contro due simboli (opposti ma non troppo) della Rete libera: Google
e The Pirate Bay.
La
sentenza di Milano contro Google, che ne ha condannato i dirigenti per
violazione della privacy per il video delle violenze sul bimbo down, mette in
discussione il principio cardine della neutralità dell’intermediario (che
permette agli utenti di partecipare, liberamente) con conseguenze
potenzialmente devastanti, innanzitutto in termini
economici (l’ambasciatore USA in Italia si è detto “negativamente
colpito dalla sentenza”). Il Tribunale di Bergamo invece ha obbligato tutti i
providers italiani a oscurare l’accesso a The Pirate Bay, lo storico portale
svedese (che ha dato i natali al Partito Pirata, 7% alle ultime Europee)
tramite cui gli utenti si scambiano file audio o video. Motivo: accesso
(indiretto) a prodotti protetti dal copyright. I pirati (e i manager di Google,
come prima Craxi & Co. e prima ancora chi ospitava un amico di un amico di
un brigatista) non potevano non sapere.
L'articolo è stato pubblicato su The Front Page. La foto l'ho trovata qui.
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