<%if foto<>"0" then%>
|
|
|
 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
 |
|
|
|
21 dicembre 2010
NEMICO DELL'ANNO

“Sono due facce della stessa medaglia,
entrambi esprimono un desiderio di trasparenza. Ma mentre WikiLeaks
attacca le grandi istituzioni attraverso una trasparenza involontaria
con l’obiettivo di depotenziarle, Facebook dà la possibilità agli
individui di condividere volontariamente informazione. Con l’idea di
dare loro più potere.” È stato Richard Stengel, direttore di Time,
a spiegare perché è la faccia di Mark Zuckerberg, miliardario imberbe
fondatore di Facebook, a campeggiare in copertina come ”Person of the
year 2010”. Nel sondaggio online promosso dalla prestigiosa testata
statunitense i lettori avevano votato in massa per Julian Assange (che
ha staccato Lady Gaga).
Nonostante l’esibita tecnofilia del Time
si tratta del secondo ribaltamento del giudizio digitale nel giro di
pochi anni. “La persona dell’anno 2006 sei tu. Sì tu. Tu controlli l’età
dell’informazione. Benvenuto nel tuo mondo”. Peccato che i controllori
dell’età dell’informazione, i lettori 2.0, forse meno creativamente
della direzione avessero indicato
a grande maggioranza il presidente della Repubblica bolivariana del
Venezuela Hugo Chàvez, che poche settimane prima alle Nazioni Unite
aveva scagliato l’ennesimo anatema contro il neoliberismo e gli Usa.
“È impressionante leggere come nel giugno
2009 l’ambasciatore statunitense in Honduras considerasse “totalmente
illegittimo” in privato il golpe che in pubblico difendeva a spada
tratta. Colpisce leggere che si chieda un rapporto sulla salute mentale
di un presidente, quella argentina, colpevole di resistere a lusinghe
lobbistiche.” Il blog Giornalismo partecipativo informa circa lo stato di avanzamento della pubblicazione dei cabli sull’America Latina integrazionista di cui Chàvez, bestia nera di Washington, è stato il frontman più plateale.
Chàvez e Assange, nemici degli Usa, hanno vinto online tra i lettori del Time ma sono stati esclusi dalla sua prestigiosa copertina che in altri tempi aveva incoronato
Hitler (1938), Stalin (1939) e Khomeini (1979). Le rivelazioni del
cable-gate di WikiLeaks, oltre al gossip diplomatico a uso e consumo
della politica interna dei vari stati coinvolti (l’ultimo,
in Italia, riguarda il presunto insabbiamento del caso-Calipari da
parte del precedente governo Berlusconi), stanno mettendo
definitivamente in chiaro il prezzo della ragion di Stato, in America
Latina e non solo.
E mentre Hitler, Stalin e Khomeini sono
veri e propri cattivi da fumetto, nemici conclamati dell’Occidente
tutto, l’etichetta di terrorista appiccicata in fretta e furia al
fondatore di WikiLeaks non tiene “perché il terrore, casomai, è solo
nelle diplomazie”, come ha commentato John Doe su FrontPage. La gente normale, anzi, ha a disposizione un gioco per contribuire all’intera catalogazione
dei cabli, dopo le prime anticipazioni diffuse dai media. Assange è un
tarlo tutto interno all’Occidente, il contrappasso mediatico dei suoi
valori, e il trailer del suo futuro prossimo. Roba che scotta.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
|
7 giugno 2010
FUCK THE BLOGGERS
 “Per aver preso le redini dei media globali, per aver fondato e dato
forma alla nuova democrazia digitale, per aver lavorato senza essere
retribuiti battendo però i professionisti al loro stesso gioco, la
Persona dell’Anno 2006 di Time siete voi.” Sono passati quasi quattro anni da quando Lev Grossman sul Time benediceva la rivoluzione tecnologica trionfante con il più canonico dei riconoscimenti tributabili dal media-mainstream, il nemico giurato che la masnada del web giurava di voler abbattere ogni giorno.
Erano bloggers, i mitici “citizen journalists” spuntati come funghi
ai quattro angoli del globo, quelli che capeggiarono la “sollevazione
democratica dal basso” del primo lustro del nuovo millennio, sgomitando
senza alcuna creanza nell’agenda delle vacche sacre del giornalismo
internazionale, dettando temi, spifferando gossip, facendo le pulci a
malizie inconfessate ed errori veri e propri.
Poi sono arrivati i social network, che hanno garantito spazi di
microblogging più mirati (in termini di reti relazionali) agli utenti
con ambizioni quasi esclusivamente “amatoriali”. Dall’altra parte gli
editori hanno pensato bene di accaparrarsi i diari digitali più seguiti
e/o i talenti più interessanti, in modo strutturale e strutturato (come
il New York Times che li acquista e li assorbe nell’offerta editoriale), creando un network d’area (come il Foglio.it prima maniera, col suo “Blog around the clock”) o riciclando giornalisti professionisti come bloggers (come Repubblica.it, Corriere.it e Foglio.it attuale).
Forse è per questo che, dopo essersene ampiamente servito, Obama (icona numero uno) li ha scaricati
in blocco senza troppi complimenti. “Sono molto preoccupato per il tipo
di informazione che circola nella blogosfera, dove si trova ogni sorta
di informazioni e opinioni senza che vengano verificate, con il
risultato di portare gli uni a gridare contro gli altri, rendendo più
difficile la comprensione reciproca”, ha sentenziato qualche mese fa,
annunciando l’impegno di sostenere coi soldi pubblici le finanze
dissestate dei giornali.
“Non voglio che ci trasformiamo in una nazione di blogger”. Steve Jobs (icona numero due) ha proprio tagliato corto mentre presentava l’iPad (ennesimo gadget di culto, in tempo reale). I blog sono già a un passo dal vintage tecnologico, tra forum e mailing-list.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
|
29 maggio 2009
GANG BANG ITALY
La verità è che l'Avanzo di Balera ha preso l'Italia per il suo pornocast personale. Una sorta di gang bang permanente ai danni delle istituzioni repubblicane.
Secondo il New York Times "Gran parte del successo di Berlusconi nasce dalla sua abilità di
leggere gli umori del Paese. Ora molti si chiedono se finalmente non
abbia fatto un calcolo sbagliato e non stia spingendo troppo in là i
tolleranti italiani, e se la sua reputazione di fine carriera non
somigli sempre più alla decadenza imperiale del Satyricon di Fellini".
Mentre Jeff Israely sul Time ha coniato per l'Italia il gagliardo appellativo di Berlusconistan, paese in cui i critici "riescono in qualche modo ad andare in tv, sostenendo
che il 72enne maestro dei manipolatori ha innescato un ciclo di notizie
che in realtà potrebbe portare alla sua fine politica". Speriamo.
Il video che segnalo è una speranza e la mia scelta di voto per il 6 di giugno. Non scontata e - credo - inevitabile.
|
23 dicembre 2007
INEVITABILE
 Se mai c'era qualche dubbio, dopo aver visto l'ultimo film di Cronenberg (che consiglio) è tutto chiaro. Putin è l'uome dell'anno per Time, esattamente come la dittatura è la tendenza dell'anno nelle chiacchiere da barbiere (a partire dal mio, dove ho quasi litigato con un mite vecchietto che continuava a ripetere che c'è bisogno di un Mussolini), nei bar, nelle cene sotto l'albero.
"sono momenti bui, è chiaro che un po' di dittatura farebbe bene... come in tutti i momenti bui" Diceva ieri sera Maria Chiara al ristorante indiano. Non con fare fanatico, tutt'altro, aveva il tono più naturale del mondo e non era per nulla felice della, a suo parere, ovvia constatazione.
La Russia cresce al doppio degli States, quattro volte l'Europa e otto l'Italia, le file per il pane non ci sono più (dicono), Putin abolisce le elezioni regionali, se ne sbatte della comunità internazionale e dei diritti umani ma rassicura in patria e stravince le elezioni. Come nel 1938 e nel 1940, quindi, per Time person of the year non significa good person of the year. Certo rispetto all'anno scorso la distanza è siderale. L'antitesi.
L'articolo del Corriere: qui. L'articolo (e la foto) di Time: qui.
A proposito: Buon Natale.
|
13 agosto 2007
BLOGGER CONTRO AVATAR
 Chi piscia più lontano? La Pravda torna all'assalto del metamondo,
dopo averci marciato per mesi. E cita un articolo di Wired per
sostenere che Second Life è tutto un bluff, la solita tigre di carta
(di cui hanno appena pubblicato, loro, la guida in italiano).
I blogger storici, come manteblog, gioiscono e ironizzano
sulla retromarcia dei grandi "media" costretti ad ammettere il
"bluff di Second Life" come loro sostengono da tempo, dimenticando che
è la stessa cosa che dicevano di Internet sei anni fa. Alla fine
del boom della new economy. Era il 2001, anche se sembra passato un
secolo.
L'impressione che mi sono fatto, tentando di leggere fra
le righe di un autocompiacimento a tratti smaccato (e
svaccato) è che anche i blogger, nel loro piccolo, finiscono per
diventare conservatori. Quando hanno paura di perdere il primato della
modernità modaiola, per esempio. Vedi mai che "Time", quest'anno, ci piazza un avatar in copertina. Sacrilegio!
Immagine tratta da: http://kotaku.com/
|
|
|