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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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13 febbraio 2012
LA GRECIA È VICINA
 Anche cercando di mantenere equidistanza ed equilibrio, ad aprire un qualunque sito di news
o a guardare la Tv vengono in mente i Maya. Non si parla di comete,
pianeti fantasma o tempeste solari, non ancora, ma il media-menù è
terrorizzante. In Italia siamo alle piaghe bibliche. Riassunto di un
mese e mezzo di 2012: crisi, tagli, disoccupazione e benzina in
impennata, Titanic, forconi e la peggior nevicata degli ultimi
sessant’anni, ennesima mazzata a consumi e produzione industriale.
Secondo Napolitano, però, non siamo messi come la Grecia e in effetti
la ricchezza privata è molto più alta, un po’ d’industria c’è ancora e
sino a qualche tempo fa i politici si pavoneggiavano assicurando che
eravamo la quinta (o la sesta, la settima?) economia del mondo. Loro
sono più poveri e per qualche anno hanno fatto finta di no, ma quando ci
siamo trovati al dunque pure noi (tre mesi fa) la ricetta del club del risanamento è stata la stessa: tasse e tagli.
Dalla via finanziaria al risanamento l’Argentina ci è passata poco
più di un decennio fa, con l’estinzione della classe media e la
distruzione della sua ricchezza privata come diretta e duratura
conseguenza. Ora sta alla Grecia a cui, in mancanza di meglio, si chiede
di affamare ancora di più una popolazione allo stremo, falciando il
salario di povertà, le pensioni e la spesa pubblica. Si dirà: hanno
scialacquato e ora pagano di debiti. Ok, ma poi? Quali sono le
conseguenze per gli altri?
Magari l’eurozona (e il mondo) si salverà dal contagio finanziario che scatterebbe con il default
del debito greco, sempre che non ci si arrivi comunque, ma di quello
sociale sembra non importare un fico secco a nessuno. E dire che nel
Maghreb lo scorso anno è successa la stessa cosa che si sta verificando
adesso in Occidente, solo con l’asprezza di chi pativa di più e aveva di
meno. Meno pane, meno libertà, meno speranza.
Il club del risanamento, esclusivo ritrovo di burocrati, taglieggiatori del rating
e pseudo-politici in grisaglia d’ordinanza, non può che derubricare le
molotov e la guerriglia urbana davanti al parlamento di Atene (dove per
convenzione è nata la democrazia nel mondo) a incidente di percorso.
Invece i fattori ambientali di ostacolo al programma di risanamento sono
pezzi di carne e cervello, perfettamente rappresentativi di un paese a
cui viene chiesto di scegliere tra crepare di lenta agonia mercatista o
per eutanasia finanziaria immediata.
Quando la gente non ha più niente da perdere è pericolosa, per sé
stessa e per gli altri. Ora le piazze della Grecia sono piene di persone
a cui nessuno è in grado di dare una spiegazione sul perché, né uno
straccio di speranza sul dopo. A meno che, davvero, qualcuno non creda
che una qualsiasi persona normale sia disposta a fare la fame per
assistere al varo del nuovo trionfale Meccanismo Europeo di Stabilità,
piuttosto che dare alle fiamme la biblioteca dell’università di Atene.
Sinora il vantaggio di Monti, rispetto al suo omologo “tecnico”
Papademos, è di non essere riuscito a coinvolgere i partiti, confinando
quel che resta della rappresentanza democratica al suo fallimento
solitario, e anche l’ormai celeberrima aura di prestigio che ne
amplifica ogni gesta, la copertina di Time non è che la punta dell’iceberg, unita alla sua indubbia produttività
di certo aiutano. Poi l’Italia non è la Grecia, come autorevolmente
ricordato Napolitano proprio ieri. Già: perché proprio ieri?
L'articolo (con foto) è stato pubblicato su The FrontPage.
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5 dicembre 2011
LACRIME, SANGUE E MERDA
 Così come tra uomini e donne, anche per gli Stati essere deboli o
forti non è una questione di genere ma di capacità/possibilità di
decidere in proprio. L’Italia del commissario Monti è l’esempio perfetto
di uno Stato storicamente giovane, costituzionalmente promiscuo e
politicamente abbastanza debole da avere accettato, in
centocinquant’anni di storia, praticamente tutto.
Da Mussolini al compromesso storico, dal partito dell’ampolla del Dio
Po al governo a quello di Mastella, Diliberto e Pecoraro Scanio,
passando per un’incredibile sequenza di aspirazioni golpiste (almeno
quattro, solo dal 1963 al 1985), esecutivi balneari di ogni razza e
l’eliminazione giudiziaria a mezzo stampa dei partiti che hanno scritto
la Costituzione. Fino al Drive-in di massa degli ultimi anni
con intercettazioni, escort e chiacchiere che hanno finito per eclissare
la crisi e alla fine il governo stesso.
Poi, dopo qualche ora di festa per l’auto-deposizione del Caimano e
dopo la selva di tripudi di loden e di alleluia per la ritrovata
sobrietà al governo, ecco che la annunciatissima scure di Monti cala in
tutta la sua crudezza, alle otto della sera, e le chiacchiere arrivano a
zero. Con grande sobrietà, in un sol colpo il professore reintroduce
l’Ici (rivalutando gli estimi), aumenta l’Iva e (agghiacciante) blocca
la rivalutazione Istat per le pensioni oltre i 1000 euro.
La super-stangata prevede anche l’annunciata riforma delle pensioni,
la reintroduzione della tracciabilità e un ulteriore taglio agli enti
locali. Ferrara potrà lustrarsi gli artigli (dopo giorni e giorni di
apologie di Paul Krugman), Calderoli rilancia già la secessione
(“consensuale, sul modello Cecoslovacchia”), Ferrero annuncia lo
sciopero generale, a Di Pietro prudono le mani, i sindacati si preparano
alla battaglia e il Pd e il Pdl (al solito) non sanno che pesci
pigliare.
Mi sa che non basteranno le tasse sui beni di lusso e i (presunti)
tagli alla politica per decretare la fine anticipata della luna di miele
fra il commissario Monti e gli italiani, che fino a ieri sera gli hanno
tributato una fiducia quasi unanime. Né basterà il carisma
istituzionale di Re Giorgio (come l’ha ribattezzato il New York Times), che forse ha salvato l’Italia dal default
finanziario ingaggiando Monti con un’operazione di rara abilità, ma
difficilmente potrà qualcosa contro le probabili ricadute recessive di
questa manovra.
Monti ha tenuto fede alla promessa di non guardare in faccia a
nessuno e continua a ripetere che tutti i riflettori sono puntati
sull’Italia. Allo Stato debole per eccellenza l’altro ieri è stato
lasciato il cerino in mano dalla Merkel davanti al Bundestag riunito:
“Dai cambiamenti dell’Italia dipende il futuro dell’Eurozona”. E i
cambiamenti sono arrivati per decreto legge, sobriamente denominato
“salva-Italia”, e con un appello ai cittadini centrato sul rischio di
“macchiarsi del fallimento dell’intera Eurozona”, perché “il debito
pubblico italiano è colpa di chi ha governato l’Italia, non
dell’Europa”.
“I sacrifici devono essere visti alla luce di un risveglio a favore
del merito e contro i privilegi, i nepotismi, le rendite”. Per Monti
“noi italiani siamo considerati delle individualità di spicco,
simpatici”, e sembra di sentire la conferenza stampa di un commissario
europeo tedesco o lussemburghese, di un consulente di una banca d’affari
o dell’Fmi.
Essere uno Stato debole significa ciclicamente abdicare dalla
democrazia e quando Monti annuncia “ho riflettuto in questi giorni che,
visti i sacrifici che devo chiedere ai cittadini italiani, ho deciso di
rinunciare ad ogni compenso come presidente del Consiglio e ministro del
Tesoro e delle Finanze”, ho pensato che forse hanno davvero ragione
Ferrara&Ferrero e questo è un tecno-golpe a tutti gli effetti.
Non è detto che sia un male. Non c’è dubbio, per esempio, che in
termini metodologici questo governo è un altro mondo e Passera che
annuncia report costanti, con gli stati di avanzamento delle
riforme in programma, ne è l’emblema. Poi, quando l’algida ministra
Fornero scoppia in lacrime annunciando il blocco delle pensioni e non
riesce a terminare la relazione, metto a fuoco l’unica verità: siamo
nella merda, mi sa che c’è poco da fare gli schizzinosi.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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4 luglio 2008
STRANIERI IN PATRIA
 Proprio adesso che il governo ha pensato bene di schedare i giovani teppistelli in erba, perdippiù zingari, ora che la paranoia-italia si gode una meritata pausa col reality sul povero Avanzo di Balera che rischia di prenderle di nuovo da Veronica e si sfoga sugli italiani, noi facciamo Samarcanda.
E proviamo a rimettere in fila la realtà: 1
/ gli stranieri sono una risorsa, se espellessero davvero le badanti, i
muratori, gli stagnini non in regola sarebbero cazzi per tutti:
famiglie, imprese, società
2 / la sicurezza si ottiene evitando di tagliare i poliziotti, non sbraitando a caso come golpisti da bar
3
/ per sentirsi stranieri in patria non c'è bisogno di trovarsi dei
razzisti al governo, bastano quattro grassoni bolognesi con lo
scooterone (vale il discorso dei suv: macchina grande, cazzo piccolo) che si tirano fuori l'uccello e si mettono a pisciare mentre passa il corteo del Pride, al grido di busonazzi di merda
4 / mangiare, bere, ballare straniero (specie se non si può viaggiare tanto) fa bene alla salute, mentale innanzitutto.
Aiuta a rimanere dalla parte dell'incanto.
Il
programma completo della festa (e il menù dell'Osteria dei Popoli) è
sul blog dell'associazione MigrAzioni, promotrice dell'evento: qui.
Manifesto, cartoline, programmi e blog: pauered bai Lance Libere.
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