16 gennaio 2012
DISORDINI PROFESSIONALI
“#bloccotaxi
ma sì, fate pure la serrata. Quanto durate? 1, 10, 30 giorni? Dopodiché
diventiamo un paese normale.” Uno dei vantaggi della società
dell’informazione è il pluralismo contestatario. Dopo l’annuncio della
serrata nazionale dei taxi per il 23 gennaio e il proliferare di
“assemblee spontanee” (o interruzioni di pubblico servizio, a seconda)
contro le liberalizzazioni del governo Monti, su Twitter è partito lo sciopero degli utenti tre giorni prima. Il 20 gennaio, dunque, #menotaxipertutti.
Gli umori della gente, già bastonata per bene dalle prime misure
anti-deficit oltre che dagli aumenti di benzina e bollette, sembrano
tutt’altro che solidali con le categorie ritenute privilegiate e magari
in odore di evasione. A parte qualche nostalgico del Far West fiscale, infatti, anche un’azione drastica (da “Stato di polizia tributaria” come piace declamare con enfasi un po’ dark) a uso e consumo dei media come quella di Cortina ha ottenuto il plauso della grande maggioranza degli elettori di centro, destra e sinistra.
Non è solo per la speranza che le liberalizzazioni di Monti & Co.
portino più concorrenza e lavoro, soprattutto ai giovani senza
parenti/amici da cui farsi cooptare in una delle varie corporazioni
fortificate, ma per una paradossale questione di equità. Se bastonate
devono essere, che arrivino per tutti e quelli che per una ragione o per
l’altra tentano di scamparla, e finora ce l’hanno fatta, vengono
guardati in cagnesco. Non sarà molto elegante ma forse è l’unica maniera
per scrostare un po’ di Medioevo, magari evitando i forconi.
Un altro modo, ancora più efficace degli scioperi anti-corporazioni
via Twitter (e forse persino delle liberalizzazioni per decreto), è la
tecnologia. Groupon, celebre e celebrato sito di vendita di
prodotti/servizi di varia natura (dai parrucchieri agli alberghi) super
scontati, ha cominciato a pubblicare annunci di professionisti iscritti
ai vari ordini.
Dentisti e avvocati, in particolare, hanno cominciato a pubblicizzare
la propria attività su Groupon a tariffe ben più basse di quelle
“consigliate”. Gli ordini professionali, infatti, già dai tempi delle
famose lenzuolate dell’allora ministro Bersani non hanno più facoltà di
imporre tariffe minime e massime vincolanti ai propri iscritti che una
volta erano una loro prerogativa, per via delle menate sulla deontologia
professionale sotto assedio.
Devono però aver interpretato il termine “consigliate” in modo assai restrittivo, perché negli ultimi mesi sono fioccati i richiami ai professionisti rei di essersi messi online
a prezzi di saldo. A giorni si attende il verdetto dell’Antitrust,
interpellata da Groupon sulla vicenda. Il richiamo non è solo un atto
formale, ma l’anticamera dell’espulsione. Gli ordini hanno dunque
dichiarato definitivamente guerra alla contemporaneità, subodorando
forse aria di estinzione.
Sarà anche vero che “a New York i tassisti poveracci sfruttati del Bangladesh dormono in macchina”, come sostiene
il capo dei tassisti romani, secondo dei non eletti nel 2008 nel
partito della rivoluzione liberale all’amatriciana, ma siamo sempre lì:
bastonate per tutti (più forti per chi non le ha mai prese) oggi è
l’unica giustizia sociale possibile. In un paese normale un tassista non
guadagna il doppio (dichiarato) di un ricercatore.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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