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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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18 maggio 2012
ASSALTO AL PARTITONE: BUDRIO
“Piccolo motto conclusivo per i dirigenti nazionali del Pd: quando i
gatti han lo stesso colore scorazzano le volpi. E non son solo grilline.
Occhio ragazzi!” Mauro Zani, ex leader comunista (e per un po’ pure
post), chiudeva così la sua intervista a FrontPage.
È passato un anno e mezzo, sembra cambiato ancora una volta il mondo e
le volpi (solo) grilline scorrazzano nell’intera regione
all’inseguimento del Pd.
A parte Piacenza, dove la Seconda Repubblica tiene e centrosinistra e
centrodestra si misurano nella classica bipolar tenzone, a Parma,
Comacchio e Budrio Pd & soci (a formazioni variabili) se la devono
vedere con i candidati del Movimento 5 Stelle. Il centrodestra e la Lega
Nord, esclusi dai ballottaggi e prosciugati elettoralmente, si
attestano su una schizofrenia politica che fa propendere i caporioni
locali per Grillo, per l’astensione o (senza dichiararlo a chiare
lettere) per il centrosinistra.
“La piccola comunità di Budrio, con eroico coraggio e indomito
spirito patriottico, contribuiva alla lotta di Liberazione, dando
ospitalità e rifugio a gruppi di partigiani. Subiva una feroce e cieca
rappresaglia da parte delle truppe tedesche che trucidarono civili
inermi, tra cui donne e giovani adolescenti e incendiarono alcuni
edifici. Ammirevole esempio di spirito di sacrificio ed amor patrio.”
Budrio,
medaglia d’argento al valor civile, è un paese di quasi 18000 abitanti
in provincia di Bologna, sulla strada per il mare, le cui più antiche
vestigia risalgono ai temi dei romani. La cittadina sulla San Vitale è
celebre in tutto il mondo per l’ocarina, uno strumento musicale
inventato dal budriese Giuseppe Donati e il candidato sindaco del Pd,
Giulio Pierini, suona la sesta ocarina nell’Ocarina Ensemble Budrio.
Pierini lo conosco da dieci anni, da quando faceva il segretario
della Sinistra Giovanile (i giovani dei Ds) di Bologna e gli curavo le
campagne di comunicazione. Ora di anni ne ha quasi trentaquattro e dopo
aver fatto il responsabile comunicazione per il Pd bolognese e
l’assessore alla cultura e al bilancio di Budrio è stato scelto come
candidato unico a sindaco, senza primarie (“non c’erano sfidanti”).
Ha accettato di confrontarsi sui temi più spinosi della sua campagna
elettorale: centrali a biomasse di Mezzolara, centro commerciale e Imu
(il “super-Imu” di Budrio, secondo le gazzette locali). Contro le
centrali è sorto un comitato di cittadini capitanato dal magistrato Enzo
Roi e si è cementato il consenso della lista di Grillo il cui
candidato, Antonio Giacon, non ha risposto alla richiesta d’intervista
via e-mail né ai messaggi su Facebook.
Giulio Pierini, reduce da una campagna particolarmente dura (“con
attacchi personali gratuiti e offensivi”), ha accettato di raccontarsi
sulla chat di Facebook e quello che segue è il copia e incolla di com’è
andata.
Giulio Pierini, candidato sindaco di Budrio, ti aspettavi il ballottaggio?
“Eravamo sette candidati a sindaco; il ballottaggio poteva starci. Con
il M5S al 20% e la lista “Noi per Budrio” al 14% arrivare così vicini al
50% è stato un bel risultato. Ci poteva stare…”
La lista Noi per Budrio è frutto di una scissione del centrosinistra, o sbaglio? “Non è esattamente una scissione. È una lista politica
formata da cittadini ma soprattutto da ex amministratori, che negli
anni scorsi erano all’interno del centrosinistra.”
Quali sono le differenze fondamentali fra il centrosinistra,
diciamo così, storico, la lista Noi Budrio e il Movimento 5 Stelle?
Perché a occhio parte del 62% preso dal sindaco uscente, Castelli, è
andato lì…
“Con coloro che hanno formato la lista Noi per Budrio non ci siamo
trovati d’accordo sul giudizio sull’amministrazione uscente. Nonostante
ne abbiano fatto parte per dieci anni, hanno deciso di esprimere un
giudizio negativo sul Sindaco Castelli. Per noi questo era semplicemente
sbagliato. Con il Movimento 5 Stelle, invece, non abbiamo mai avuto
nessun confronto. Se escludiamo idee diverse sui temi dello spostamento
dello stabilimento Pizzoli, la nascita di un centro commerciale e la
strumentalizzazione delle biomasse a Mezzolara, il M5S ha un programma
in buona parte condivisibile e su molti punti già realizzato o in via di
realizzazione.”
Perché dici “strumentalizzazione delle biomasse a Mezzolara?” Io ho letto che sono contrari al progetto, ho visto il video dell’area
che dovrebbe ospitare il sito delle quattro (?) centrali e assistito a
progetti di questo genere, un po’ in tutta la regione… Qual è l’idea del
Pd e del suo candidato? Mi spiego meglio: a cosa serve? Chi ci
guadagna? Ci sono rischi per la salute? Cosa cambia per l’ambiente? Per
la Valle dei Benni?
Pierini: “Strumentalizzazione perché, se il progetto è ben fatto, i
comuni hanno pochissimi poteri in merito: è un impianto privato su area
privata autorizzato dalla Conferenza dei Servizi provinciale sulla base
di una legge nazionale. In Italia, tutti i ricorsi dei comuni e dei
comitati hanno avuto esito negativo. Il Comune di Budrio, con il dialogo
e il confronto serrato nel merito dei problemi, ha convinto il privato a
modificare il progetto: spostamento del sito in una zona lontana dal
centro abitato, riduzione dell’impianto a 2 MW; trasporto delle materie
prime fuori dei centri abitati; controllo continuo delle emissioni
prodotte da parte dei cittadini e degli enti preposti… Deve cambiare la
legislazione nazionale per ridare agli enti locali il potere di
individuare i siti e le modalità di alimentazione degli impianti, in
modo da premiare gli impianti piccoli che utilizzano scarti della
produzione agricola e zootecnica. Gli impianti a biomasse possono
rappresentare così un’integrazione al reddito degli agricoltori,
contribuendo a sviluppare fonti energetiche alternative, senza
sacrificare il paesaggio né la vocazione agricola del territorio, sennò
chi ci guadagna sono grandi investitori. Se ci sono rischi per la salute
gli enti preposti in Conferenza dei Servizi bloccano il progetto
rigettandolo. Sulla Valle Benni, poi, conviene sfatare un mito: l’area
umida non verrà intaccata per nulla e comunque anche quella è un’area
privata attualmente inaccessibile ai cittadini e utilizzata per la
caccia.”
Quindi se tu diventi sindaco e decidi che la campagna deve
rimanere campagna e che nessun mega-impianto dev’essere costruito, a
parte quelli piccoli di produzione del biogas, non hai il potere di
farlo?
Pierini: “Nessun sindaco ha il potere di farlo, se i progetti sono ben
fatti sulla base della legge nazionale e delle prescrizioni regionali.
In assenza di una vera autonomia dei comuni su questa materia, quello
che si può fare è una sorta di “moral suasion” che permetta di difendere il territorio e rispondere alle preoccupazioni di cittadini e agricoltori.”
Sono previsti sconti sulle bollette dell’energia per chi abita nei pressi della centrale?
“La legge non prevede compensazioni di questo tipo. Gli impianti a
biomasse in realtà producono una certa quantità di calore che in gran
parte viene dispersa: con il teleriscaldamento si potrebbe
riutilizzarlo, ma nel caso di Mezzolara è impossibile, con
l’allontanamento dell’impianto che anche il Comune ha chiesto.”
Ma perché il M5S è contrario al centro commerciale?
“Non hanno compreso che senza un investimento come quello di un centro
commerciale (che va poi a utilizzare una potenzialità prevista dal 1997)
l’azienda Pizzoli se ne sarebbe andata da Budrio in un’altra regione o
all’estero. In questo modo invece siamo riusciti ad avere la mole
adeguata di investimenti per realizzare la prima APEA (area produttiva
ecologicamente attrezzata) della provincia di Bologna. Perché nel 1997
gli amministratori decisero per un possibile centro commerciale? Io ero
minorenne, ma probabilmente già allora era chiaro che senza strutture
medio-grandi i budriesi facevano le loro spese in gran parte fuori dal
loro Comune.”
Ultima domanda, forse la più spinosa: il super-Imu di cui
parlano i giornali? A parte le ragioni di bilancio, quasi tutti i comuni
sono messi male dopo dieci anni di tagli e di aumento della spesa di
stato e regioni… Ma proprio adesso? A un mese dal voto?
“L’Imu è una tassa ingiusta, soprattutto sulla prima casa, ed è pesante
anche da spiegare e gestire in piena campagna elettorale. La cosa più
brutta, insieme all’esborso per i cittadini, è che non c’è ancora nulla
di chiaro e certo. I comuni hanno poca autonomia e sono praticamente
esattori dello Stato. Bisogna insistere per rendere l’Imu più equa e
meno pesante: servono ulteriori detrazioni prima casa per le famiglie a
basso reddito, agevolazioni alle persone in difficoltà (per esempio chi
ha perso il lavoro, anziani soli); riduzioni per i comodati gratuiti a
familiari e per la proprietà indivisa; aliquote più basse per le
imprese, per il commercio e per i terreni coltivati direttamente dai
proprietari.”
Vabbè, ma Budrio ha applicato quasi l’aliquota massima, sia
per terreni che per seconde case… e pure sulla prima casa ha picchiato
duro. O no?
“Assolutamente no. Innanzitutto non abbiamo ancora applicato niente
perché con le modifiche alla legge “Salva-Italia” bisogna rifare i
conti. Noi abbiamo trovato un equilibrio, in un quadro comunque pesante:
lo 0,48% per la prima casa (il massimo è 0,6) e lo 0,92 sulle seconde
(il massimo è 1,06) con riduzioni per artigianato e commercio allo 0,84 e
forti agevolazioni per i comodati gratuiti e la proprietà indivisa. Sui
terreni agricoli, quando abbiamo approvato la nostra variazione di
bilancio, non erano ancora possibili riduzioni specifiche, ma adesso
sulla modalità di conteggio in agricoltura cambierà tutto e confidiamo
in un alleggerimento del prelievo perché c’è il rischio concreto che
molte aziende agricole chiudano perché non possono pagare l’Imu.”
Meglio l’usato sicuro del buon vecchio Partitone, quindi… Perché, in una battuta? “Qui non c’è la Casta e non ci sono privilegi: gli
amministratori sono cittadini che si impegnano per il bene della loro
comunità. Continuiamo con le buone politiche dell’amministrazione
uscente, ma insieme a questo innoviamo e riformiamo profondamente il
welfare che oggi non regge più di fronte ai nuovi bisogni, investiamo in
politiche ambientali, energetiche e della mobilità sostenibile,
valorizziamo il nostro patrimonio di eccellenze produttive e culturali.”
(2 – continua)
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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3 dicembre 2010
"MEGLIO IL FUOCO DELLA BATTAGLIA"
“Due canaglie votate al male. Concentrato di malefica intelligenza.
Subodoro una trappola. D’accordo. In chat su fb.” Mauro Zani non ha
dubbi e, brusco e bonario come l’archetipo di emiliano che incarna,
accetta su due piedi la mia intervista per tFP. “È il blog
diretto da Velardi&Rondolino che mi dicono di salutarti (consapevoli
del rischio di essere mandati a cagare per interposta persona) e mi
piacerebbe sapere il tuo parere su Pd, Bologna, rapporto con la Rete. Se
ti piace l’idea possiamo anche fare in chat, qui su Facebook, su Skype o
dove credi.” Dopo un paio di giorni, a sera tarda, abbiamo combinato.
Ecco il copia e incolla di com’è andata.
Zani (Z): “Forza”
Orione
(O): “Dunque, Mauro Zani: consigliere comunale, consigliere
provinciale, presidente della provincia di Bologna, segretario del Pci…”
Z: “Già, eccomi”
O:
“Poi segretario regionale, consigliere regionale, deputato, eurodeputato
e coordinatore della segreteria nazionale Pds-Ds, adesso blogger. Lei
fa il blogger a tempo pieno? Ha smesso di fare politica attiva per
davvero? Come si sente?”
Z:
“Fermo lì. Una cosa per volta. Faccio il blogger certo. La politica la
osservo e se del caso la critico. Son come quei pensionati che
s’aggirano intorno agli operai al lavoro e… mugugnano, e… avanzano
rilievi critici…”
O:
“Ci tiene a rimarcare che ha smesso con la politica attiva, l’ho letto
più volte. Dal distacco etereo del blog com’è, la politica?”
Z:
“Già. Niente politica attiva. Altrimenti mi pensano in agguato dietro
una siepe… il lupo cattivo… La politica non sta tanto bene”
O:
“Lo stato di salute di Pd e Pdl sembrano darle ragione… Perché, secondo
lei, dal ‘92 ad oggi il grado di consunzione di partiti e leader
politici è così alto? A sinistra, in particolare, è un’ecatombe”
Z: “M’interessa più stare a ridosso del Pd naturalmente. E… son così annoiato d’aver sempre ragione”
O: “Occhetto, D’Alema, Veltroni, Fassino, Cofferati, Franceschini, Bersani, Prodi… ne ho perso qualcuno?”
Z:
“Beh, consunzione dei leaders? Forse, resta che s’avvicendano più o
meno gli stessi. Li conosco, a memoria… Appunto son quelli”
O:
“Ma perché nessuno molla, come lei? Non lo capisco. Voglio dire, ha una
bella pensione, un sacco di amici sparsi per il mondo, parecchi libri da
leggere in sospeso…”
Z:
“Questione egoica. Hanno poco rispetto per le loro persone… e poi in
pensione non si sta tanto bene. Meglio il fuoco della battaglia. Per
mollare basta andare per cinque anni nel Parlamento Europeo. E non vedi
l’ora che finisca! In sostanza per mollare bisogna fare un apposito
training… io modestamente lo feci”
O: “Si vede… Devo confessarle che all’inizio non ci credeva nessuno…”
Z: “Già. Poi però non mi va di starmene zitto e buonino…”
O: “Nono, intendo che nessuno credeva che fosse lei”
Z: “Prego?”
O: “Alcuni hanno insinuato che fosse un vero e proprio furto d’identità… un gesto dadaista”
Z: “Fantastico, è un mondo pieno di matti!”
O:
“Un erede di Guy Debord si era impadronito del brand ‘Mauro Zani’ e le
stava suonando a tutti di brutto… beh, non era una tesi tanto campata in
aria. C’era una discreta differenza tra il prima e il dopo di Mauro
Zani”
Z: “In verità c’è chi sa bene che io ho sempre suonato, adesso ho semplicemente cambiato strumento. E non mi dispiace”
O:
“Comunque, sono felice che quello che diceva che Zani era morto e il
blogger era uno sciacallo identitario si fosse sbagliato…”
Z: “Comunque quello vero è il blogger, seppur in erba”
O: “Bene: da bolognese chiedo al blogger, che dal cv mi pare informato dei fatti, che sta succedendo a Bologna?”
Z: “Sono informato anche dei misfatti”
O: “Immagino… lo spettacolo penoso che la riportò in città nel ‘99 si sta ripetendo o è una mia idea?”
Z: “A Bologna assistiamo con ogni probabilità all’ultimo atto di una
lunga storia. Quella di una sinistra al governo per mezzo secolo e che
dopo la nascita del Pd s’appresta a passare il testimone ad altri.
Difficile dire adesso come andranno le cose, ma può persin darsi che,
con l’aiuto di Vendola, Dossetti si prenda una rivincita post-mortem.
Naturalmente non ho nulla contro gli eredi di Dossetti, tanto più che
fino a qualche mese addietro, era persin possibile che la rivincita la
prendessero i legittimi inquilini di Via Altabella. Sì, insomma, per i
non bolognesi la Curia. In sostanza non si sta ripetendo semplicemente
lo ‘spettacolo’ del ‘99. Con la meravigliosa idea che ha fatto
frettolosamente nascere il Pd tutto lo scenario è cambiato. Non son
sicuro che a Bologna e a Roma se ne abbia contezza”
O: “Lo
scenario è cambiato, non solo a Bologna e in Italia. Non mi pare che il
Pse goda di ottima salute… I socialisti stanno perdendo ovunque in
Europa, mentre la sinistra conquista il Sudamerica stato dopo stato,
facendo la sinistra per davvero… Qual è la lezione?”
Z:
“Infatti. Perciò, modestamente, a suo tempo spiegai che si trattava di
cercare una nuova (parolone antico) sintesi. Un progetto demosocialista.
L’idea, semplice, che siamo tutti democratici dopo l’89, e che quindi
definirsi semplicemente tali è come cercar d’afferrare il nulla. Calci
al vento. Perché la sinistra in America del sud vince? Semplice: perché
critica la liberaldemocrazia nei fatti e non con la semplice ideologia,
della serie siamo socialisti, punto. O siamo democratici, punto. Morale.
Ci vuole un’identità definita. Per me basterebbe definirsi come democraticiesocialisti tutt’attaccato. Insomma ripartire bisogna, a costo d’attraversare il deserto.”
O: “Ok, e cosa significa, con un esempio, essere democisalisti? Demosocialisti, faccio fatica a scriverlo…”
Z:
“Capire che tutte le democrazie sono alla prova della globalizzazione
dell’economia e dei mercati, ad esempio, e di conseguenza imprimere
efficacia alla democrazia chiudendo la fase (novecentesca) della
liberaldemocrazia. Come? Recuperando e facendo circolare ideali, valori
di giustizia sociale nella democrazia. Ed è chiaro che ciò significa
promuovere taluni interessi contro taluni altri. Se son bigi tutti i
gatti allora le persone stanno a casa. A guardare (quando va bene) la
politica dallo schermo”
O:
“Ultima domanda: perché non si è candidato lei sindaco di Bologna? Lo
sa, vero, che con una buona campagna, lei poteva vincere…?”
Z:
“Per la ragione che avrei avuto contro prima di tutto il Pd. E anche
per il solito egotismo. Della serie: se non mi vogliono peggio per loro.
In più io non son adatto per le autocandidature. Proprio per niente:
all’ego s’aggiunge, paradossalmente, una ritrosia innata. Insomma siam
mal fatti!”
E’ mezzanotte passata, l’intervista è agli sgoccioli e Zani si concede un’ultima zampata.
“Piccolo motto conclusivo per i dirigenti nazionali del Pd: quando i
gatti han lo stesso colore scorazzano le volpi. E non son solo grilline.
Occhio ragazzi!”
Il blog di Mauro Zani è qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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19 novembre 2010
BOLOGNA LA ROTTA
“Le primarie si chiamano così perché il Pd
le perde prima?” Dopo Milano, va a finire che anche a Bologna ha ragione
Crozza. Di certo sembra che il Pd stia facendo tutto il possibile per
perdere: l’ex sindaco Flavio Delbono (che aveva sconfitto, nell’ordine,
Cevenini, Merola e Forlani alle ultime primarie) si è dimesso a seguito
dell’ormai celebre Cinziagate (sordida vicenda di piccoli vantaggi che
l’ex vice-presidente dell’Emilia-Romagna si autoassegnava insieme alla
sua compagna, prima della separazione e della conseguente retrocessione
professionale di lei), e da quel momento sono iniziati i dolori.
Al coma semivigile del partito hanno fatto
da contraltare l’iperattivismo dei suoi dirigenti, fiancheggiatori e
amici, tutti proiettati a tentare la scalata allo scranno più importante
dell’amministrazione cittadina, costi quel che costi. E le primarie,
nate come strumento di selezione democratica, a Bologna si sono
trasformate nell’arma perfetta per un redde rationem vorticoso che dura da diversi mesi tra capi e capetti, civici e politici.
Sembrava che il tipo adatto a “pacificare” fosse Maurizio Cevenini, già mister preferenze alle ultime regionali (quasi ventimila voto raggranellati), sindaco dello stadio (con lo striscione personale che sventola dalla tribuna e la Smart rossoblu che lo scarrozza in giro per la città) e recordman dei matrimoni (ha da poco superato il tetto delle 4000 cerimonie celebrate). Il “popolo della Festa dell’Unità”
lo amava (scrivevano le gazzette cittadine), i volontari che friggono
salsicce, impastano tortellini e passano le serate a servire montagne di
friggione e di tagliatelle al ragù, l’avevano già incoronato sul campo
della pesca gigante della festa provinciale, prima che un attacco
ischemico gli facesse cambiare idea.
Prima di lui aveva abbandonato, a sorpresa,
Duccio Campagnoli (ex segretario della Camera del Lavoro di Bologna, ex
assessore alle Attività produttive della Regione), che era sembrato
sino a quel momento l’avversario più solido del Cev. e aveva addotto
motivazioni parapolitiche al suo gesto promettendo, poi, di farsi
sentire all’interno del partito. Anche l’italianista Anselmi gliel’aveva
già data su, a molti era sfuggito anche che s’era candidato,
annunciando il proprio sostegno a Cevenini, che non aveva mancato di
ricompensare il prof con il prestigioso incarico di “ambasciatore del
Cev. presso l’ateneo”.
Chi non si è tirato indietro è Benedetto Zacchiroli,
38 anni, ex collaboratore del sindaco Cofferati (ha curato le relazioni
internazionali di Bologna), consulente della città di Fortaleza (in
Brasile) e dell’Unesco, incoronato “nuovo Renzi bolognese” da Lucio
Dalla dopo l’azione virale con cui è stata lanciata la sua candidatura,
che è stata in grado di cortocircuitare a proprio vantaggio la fame di
news delle gazzette cittadine e la debolezza del fu partitone. Con lui
in pista c’è Amelia Frascaroli, direttore della Caritas, sostenuta da
Sinistra e Libertà e da ambienti prodiani. Dopo l’exploit di Milano del
partito di Vendola, anche sotto le due torri è arrivata la nuova
paranoia novembrina e i dirigenti del Pd stanno cominciando a temere
che, in mezzo alla ressa, sia la canuta rappresentante del cattolicesimo
più impegnato nel sociale a farcela (il leader della Caritas, Don
Nicolini, è stato uno dei principali antagonisti della politica degli
sgomberi di Cofferati).
Il vero affollamento, infatti, è dentro al
Pd. Dopo la rinuncia di Cevenini sono riaffiorati pesantemente gli
appetiti di partito. Virginio Merola, ex presidente di quartiere, ex
assessore all’urbanistica di Cofferati, è stato il primo a rompere gli
indugi, poche ore dopo l’annuncio del Cev., ma non è una gran novità
visto che già alle scorse primarie aveva corso (e si era classificato al
terzo posto, su quattro). Andrea De Maria, ex segretario della
federazione di Bologna e storico antipatizzante di Merola gli è andato
dietro al volo.
Anche la deputata Donata Lenzi per cinque giorni è stata
candidata, poi ha annunciato il ritiro con una serie di dichiarazioni
polemiche nei confronti del partito (sparare sulla croce rossa è sport
diffuso) di cui quasi nessuno ha capito bene le ragioni. È finita,
intanto, la telenovela-Segrè, iniziata dopo l’abbandono di Cevenini. Il
preside della facoltà di Agraria (e fondatore di last minute market)
voleva il sostegno unitario del fu partitone. Dopo Milano ha pensato
bene di togliersi d’impaccio annunciando il sostegno alla Frascaroli (e
l’arrivederci al Pd).
Last but not least, nelle ultime ore è spuntato il 36enne Ernesto Carbone,
cosentino naturalizzato bolognese e direttore di Red. ”Mi piacerebbe
candidarmi alle primarie ed è per questo che chiedo al segretario del Pd
di Bologna, a questo punto, di rendere la partita aperta a tutti. Sono
orgoglioso di fare parte del Pd e mi arrabbio con tutti quelli che
parlano di società civile, ma non capisco perché io debba essere figlio
di un dio minore e debba raccogliere il doppio delle firme rispetto agli
altri. Se Donini non comprende questo, vorrà dire che dovrò
restituirgli la tessera per raccogliere le 1500 firme come tutti gli
altri“. Non ci sono più i dalemiani di una volta e Bersani alla fine ha
spedito il non-commissario Davide Zoggia, a vigilare sull’anarco-Pd bolognese e sui suoi ultimi colpi di coda.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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28 gennaio 2009
L'ISPETTORE SARTI È MEGLIO DI LOST!
 Il più bel telefilm della storia della Rai, l'unico che rende onore alla città più bella d'Italia. La mia. Sovrasta Twin Peaks, Lost e Desperate Housewives di tre spanne.
Un
Gianni Cavina gigantesco e un cast di caratteristi formidabili e di
guappi veri e propri. Tra l'altro Iaccarino, l'assistente siciliano di
Sarti è uguale al buon Valerio, uno degli attuali vicesceriffi del
Sindaco. La Bologna di vent'anni fa, poi, era ancora uno spettacolo.
E i poliziotti della Questura di Sarti Antonio erano più di sinistra di
Bertinotti. Tratto dai romanzi di Loriano Macchiavelli, il telefilm passava su Rai Due all'inizio degli anni '90.
Questo
è il primo gruppo su FB dedicato all'Ispettore di Bologna. Se hai
informazioni, notizie, dispacci d'agenzia su di lui o sei hai idea di
dove si sia cacciato - proprio adesso che c'è così tanto bisogno di lui
- fammelo sapere!
L'immagine è stata presa in prestito qui. Il gruppo su Fb è qui.
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