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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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16 gennaio 2012
DISORDINI PROFESSIONALI
“#bloccotaxi
ma sì, fate pure la serrata. Quanto durate? 1, 10, 30 giorni? Dopodiché
diventiamo un paese normale.” Uno dei vantaggi della società
dell’informazione è il pluralismo contestatario. Dopo l’annuncio della
serrata nazionale dei taxi per il 23 gennaio e il proliferare di
“assemblee spontanee” (o interruzioni di pubblico servizio, a seconda)
contro le liberalizzazioni del governo Monti, su Twitter è partito lo sciopero degli utenti tre giorni prima. Il 20 gennaio, dunque, #menotaxipertutti.
Gli umori della gente, già bastonata per bene dalle prime misure
anti-deficit oltre che dagli aumenti di benzina e bollette, sembrano
tutt’altro che solidali con le categorie ritenute privilegiate e magari
in odore di evasione. A parte qualche nostalgico del Far West fiscale, infatti, anche un’azione drastica (da “Stato di polizia tributaria” come piace declamare con enfasi un po’ dark) a uso e consumo dei media come quella di Cortina ha ottenuto il plauso della grande maggioranza degli elettori di centro, destra e sinistra.
Non è solo per la speranza che le liberalizzazioni di Monti & Co.
portino più concorrenza e lavoro, soprattutto ai giovani senza
parenti/amici da cui farsi cooptare in una delle varie corporazioni
fortificate, ma per una paradossale questione di equità. Se bastonate
devono essere, che arrivino per tutti e quelli che per una ragione o per
l’altra tentano di scamparla, e finora ce l’hanno fatta, vengono
guardati in cagnesco. Non sarà molto elegante ma forse è l’unica maniera
per scrostare un po’ di Medioevo, magari evitando i forconi.
Un altro modo, ancora più efficace degli scioperi anti-corporazioni
via Twitter (e forse persino delle liberalizzazioni per decreto), è la
tecnologia. Groupon, celebre e celebrato sito di vendita di
prodotti/servizi di varia natura (dai parrucchieri agli alberghi) super
scontati, ha cominciato a pubblicare annunci di professionisti iscritti
ai vari ordini.
Dentisti e avvocati, in particolare, hanno cominciato a pubblicizzare
la propria attività su Groupon a tariffe ben più basse di quelle
“consigliate”. Gli ordini professionali, infatti, già dai tempi delle
famose lenzuolate dell’allora ministro Bersani non hanno più facoltà di
imporre tariffe minime e massime vincolanti ai propri iscritti che una
volta erano una loro prerogativa, per via delle menate sulla deontologia
professionale sotto assedio.
Devono però aver interpretato il termine “consigliate” in modo assai restrittivo, perché negli ultimi mesi sono fioccati i richiami ai professionisti rei di essersi messi online
a prezzi di saldo. A giorni si attende il verdetto dell’Antitrust,
interpellata da Groupon sulla vicenda. Il richiamo non è solo un atto
formale, ma l’anticamera dell’espulsione. Gli ordini hanno dunque
dichiarato definitivamente guerra alla contemporaneità, subodorando
forse aria di estinzione.
Sarà anche vero che “a New York i tassisti poveracci sfruttati del Bangladesh dormono in macchina”, come sostiene
il capo dei tassisti romani, secondo dei non eletti nel 2008 nel
partito della rivoluzione liberale all’amatriciana, ma siamo sempre lì:
bastonate per tutti (più forti per chi non le ha mai prese) oggi è
l’unica giustizia sociale possibile. In un paese normale un tassista non
guadagna il doppio (dichiarato) di un ricercatore.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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9 novembre 2011
DO SOMETHING
 In tempi in cui l’Italia rischia l’11 novembre dei
conti pubblici a causa dell’impotenza dei suoi timonieri, l’azione in
quanto tale assume connotati rivoluzionari. A guardarci bene il rovescio
di popolarità del premier, sia tra gli elettori che sui mercati
finanziari (oltre che tra le élites cosmopolite che lobbeggiano
sull’economia globale, ma questa non è una novità), è dovuto proprio a
questa percezione d’impotenza. Che per “l’uomo del fare” significa la
pietra tombale sul suo carisma.
Così sono saltato sulla sedia quando ho aperto il sito del Corriere e mi sono imbattuto nell’azione di Giuliano Melani, che ha speso oltre ventimila euro per comprarsi una pagina del Corriere
con un accorato (e molto ben scritto) appello agli italiani perché si
comprino il debito, prendendo esempio dai giapponesi (il doppio del
nostro e tutto in casa). “Io non sono Diego Della Valle, ma voglio
essere uno dei portatori sani della soluzione. Questo appello mi è
costato un botto, per favore non fatene carta da macero!”
“Sono circa 4.500 euro a testa: lo so che le medie ci fanno fessi ma
state sicuri che molte persone dispongono di queste cifre”. Melani non
ha fatto il vago, ma si è messo a fare i conti in tasca agli italiani
entrando nel merito dell’investimento. “Vi giuro che ci conviene, negli
ultimi due anni sono state poste in essere manovre per 200 miliardi,
sono andati tutti perduti perché nel frattempo sono saliti i tassi
d’interesse sul debito”. Impeccabile, e subito ipercitato da politici e
banchieri. Sicché mi son detto: pensa se l’avesse detto Bersani a Piazza
San Giovanni.
Invece la ditta, in compagnia dei soci di Vasto, era impegnata
nell’operazione antipatia contro Renzi, uno che sgomita quando i giovani
dovrebbero stare a cuccia e aspettare il proprio turno. Mettersi a
disposizione. Troppo decisionista/protagonista questo Renzi, sembra
Craxi o Berlusconi (ci è pure andato a cena, l’infingardo) a sentire gli
umori della base del Pd, prontamente riportati dai segugi di Repubblica. Il Fatto l’ha paragonato al Duce, per non sapere né leggere né scrivere. Per la Bindi è un provocatore.
Secondo Bersani
alla manifestazione del Pd “c’è stato solo un battibecco. È stata una
cosa spiacevole. Ma vorrei ricordare che Renzi è uno del Pd e io sono
anche il suo segretario.” E poi, naturalmente, bisogna pensare
all’Italia, non ai destini personali, che non coincidono mai con le
ambizioni di chi sta fuori dal cerchio magico. Poi arriva la rasoiata di
Prodi: “Bersani è una persona eccellente, di grandi capacità, posso
dirlo, è stato un mio ministro, ma non riesce a “uscire”… Non è
confortante leggere che, con quel che succede, nei sondaggi il Pd non
riesce a crescere come ci si aspetterebbe”.
Certo l’inazione snervante e inutilmente parolaia del centrosinistra,
quella sinistra sensazione di “indecisi a tutto” che con il governo
dell’Unione aveva rapidamente raggelato ogni speranza di cambiamento
dell’elettorato, contribuisce non poco ai crucci del Professore. Anche
Prodi non fa il vago e presenta il conto al “manico” della ditta, con
tutta la crudele cortesia di cui un bolognese (acquisito) è capace.
L'articolo, con foto, è stato pubblicato su The FrontPage.
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15 ottobre 2011
RAGE AGAINST THE MACHINE
 “15 ottobre rivolta globale” scandisce un performer hip-hop indiavolato
da uno dei tanti sound-system del corteo, in sottofondo gli spari dei
lacrimogeni, le bombe carta, le sirene della polizia, le urla. Non è più
tempo di indignarsi contro i violenti o di questionare su slogan,
adesioni, partiti e non partiti: tutto l’armamentario politico
novecentesco non serve a spiegare questo 15 ottobre. 951
città in 82 paesi del mondo, gli Indignati di tutto il mondo lanciano la
loro sfida a banche, finanza, politica, presunti colpevoli della crisi e
del caos, di cui la guerra di Roma resterà una delle icone indelebili.
“È una giornataccia per Roma…” la diretta video di Nino Luca sulla
videochat del Corriere, su RaiTre c’è il ciclismo e su La7 un film con
Pozzetto (per la televisione italiana non succede niente), trasforma la
capitale nel set di “V for Vendetta”, il film-cult di questo movimento
tratto dalla graphic novel di Alan Moore. Su tutte le testate online, a
fianco delle gallerie di roghi e cariche vengono pubblicate le immagini
del resto del mondo, da Seul a Sarajevo e da Varsavia a Hong Kong. Gli
unici scontri sono quelli di Roma, come se l’Italia sentisse l’esigenza
di ambire anche a questo, di primato.
“Un attimo di calma irreale”. Dopo un po’ di silenzio inquietante e
di fuori-onda allarmati, l’anarco-diretta di Corriere.it riprende.
“Siamo messi male, Andrea… siamo messi male”. Silenzio, sirene, allarmi e
vetri in frantumi. La flemma di Nino Luca s’incrina leggermente “siamo
stati costretti ad arretrare… siamo proprio dietro i poliziotti che
vengono presi d’assalto… siamo in mezzo al guado, il corteo è spaccato
in più tronconi. Adesso c’è del fumo a via Merulana, ci sono altri
scontri a Piazza San Giovanni… E adesso è dura anche per noi lavorare,
sono arrivati i fumogeni, anzi i lacrimogeni… urticanti”.
Sciamano maschere di Guy Fawkes, l’uomo che il 5 novembre del 1605
tentò di far esplodere il Parlamento inglese (reso da Alan Moore l’icona
di “V”), in mezzo alle decine di migliaia di persone che continuano a
invadere la capitale per tutto il pomeriggio. A Piazza San Giovanni
arriveranno in pochi. Il cronista del Corriere riesce a intervistare una
ragazza di Salerno, nascosta dietro la maschera, la stessa indossata
dagli Anonymous per le loro scorribande sul web. Il tempo di pensarlo e
sulla home del Corriere compare Julian Assange, abbarbicato sui gradini
della chiesa di Saint Paul, a Londra, con un megafono in mano. La
polizia gli appena impedito d’indossare la maschera.
“Si stanno disponendo per preparare la carica. Stiamo vivendo con voi
questa emozione, vorremmo che fosse finito tutto da un pezzo… Cerchiamo
una via di fuga, ma da qui non la vediamo. I capi-pattuglia richiamano i
propri uomini, vedete? Siamo proprio dietro i carabinieri”. I
carabinieri però non sono contenti. “Perché non andate a riprendere
quelli che lanciano le bottiglie? Non dovete stare dietro le guardie! Ve
ne dovete andare!! Per motivi di sicurezza, ve ne dovete andare!”
Nino Luca abbozza, un po’ mesto. “È che ci sentivamo più sicuri
dietro i carabinieri… c’è nervosismo, è comprensibile, però noi qui
siamo per fare il nostro lavoro…”. Poi sbotta in una riflessione a voce
alta, che vale cento editoriali. “Sorprende… Sembra quasi, tutto
pianificato… Da una parte i black bloc dall’altra le forze dell’ordine,
in mezzo centinaia di giornalisti, telecamere, ragazzi con le macchine
fotografiche…”.
Come se fosse l’ennesimo atto di una commedia/tragedia col copione
già scritto. A sera una cupa conferma, alcuni manifestanti hanno
assaltato un blindato dei carabinieri e sono riusciti a darlo alle
fiamme. Prima che esplodesse, sopra, non hanno trovato altro di meglio
che scrivere “Carlo vive”. Come se fosse vero, come sa la vendetta
riguardasse ragazzi in divisa a millecinquecento euro al mese, come se
dieci anni non fossero mai passati. Allora come oggi è la rabbia,
moltiplicata dalla crisi, che dà le carte.
La foto l'ho presa qui.
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23 marzo 2011
APOCALISSE A ROMA
 “Ad Albano Laziale, Comune che la voce dava come epicentro, molti
cittadini si sono riversati sia all’URP che alla segreteria del sindaco
per chiedere tutele e spiegazioni impauriti specie le mamme dei bimbi a
scuola. Dal Comune il sindaco ha annullato tutti gli impegni per gestire
la situazione hanno contattato tutti la Protezione civile e l’Ingv per
chiedere spiegazioni e tutti gli organi di stampa che hanno potuto
mettere in giro la notizia. Quindi è stato contattato il Tg3 regionale e Rds che hanno smentito la notizia.”
Si fa presto a dire
“una bufala”. Basta non vivere ad Albano Laziale, nell’occhio del
ciclone dei monatti dell’Apocalisse via web come possibile epicentro del
terremoto devastante che dovrebbe radere al suolo la città eterna nel
mese di maggio, tra due mesi. Se ogni mattina si accompagnano i figli
all’asilo di Albano Laziale e la sera si guardano per televisione le
immagini del terremoto/tsunami che ha messo in ginocchio la terza
economia del mondo, probabilmente non è facile prenderla con la stessa,
encomiabile, filosofia.
La “bufala” è in realtà una leggenda metropolitana antica, per chi
vive nella capitale, che adesso è arrivata alla resa dei conti con la
realtà. Maggio è alle porte, su Facebook ci si organizza, e la prova dei fatti potrà smentire il panico gratuito seminato dalla supposta predizione di Raffaele Bendandi. Secondo Giampaolo
Giuliani, fisico in pensione assurto agli onori della cronaca per la
serie di presunte previsioni del sisma d’Abruzzo del 2009 (messe a punto
tramite lo studio del presunto gas radon, da lui individuato e
utilizzato per i suoi “precursori sismici”) la configurazione astrale di
quei giorni (11-13 maggio) rientra nella tipologia individuata da
Bendandi per le sue previsioni (azzeccate, una persino registrata in
anticipo dal notaio) durante tutto il Novecento.
Naturalmente non poteva mancare Nostradamus e due delle sue celebri
quartine, che sembrano lo script di un filmone hollywoodiano, vengono messe in
relazione col supposto sisma in arrivo. “Il Sole dentro i venti gradi
del Toro così forte la terra trema, Il grande teatro riempito crollerà,
L’aria, cielo e terra, oscurati e turbati, Quando l’infedele Dio e i
santi invocherà”. I venti gradi del Toro corrisponderebbero al giorno 11
maggio (già oggetto di perversioni numerologiche) mentre il “grande
teatro” sarebbe il Colosseo.
“Il terremoto così forte nel mese di Maggio, Saturno, Caper, Giove,
Mercurio nel Toro: Venere, così nel Cancro, e Marte nella Vergine
(Nonnay), Allora più grossa di un uovo la grandine cadrà.”
Tutto questo mentre andava in scena lo spettacolare perigeo lunare che ha dato adito, ovviamente, a ulteriori speculazioni. Secondo
lo scienziato Arkady Tishkov “esiste una teoria secondo cui i cicli di
attività sismica della Terra è strettamente correlata ai processi che si
verificano sul Sole nonché alle fasi lunari. Attualmente la Luna si
trova ad una distanza di circa 350 mila chilometri dalla Terra, ossia
alla minimia distanza dal nostro pianeta. Naturalmente la sua massa ha
un grande impatto sulla litosfera della Terra. A sua volta il Sole è
all’apice della sua attività negli ultimi anni. La connessione tra
questi fenomeni esiste realmente e si manifesta quasi sempre. I cicli
dell’attività solare e lunare possono coincidere. Negli anni 2011 – 2015
è previsto il più alto ciclo di attività vulcanica e sismica sulla
nostra Terra.” Insomma, buona Apocalisse a tutti.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage. L'immagine è stata presa qui.
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16 febbraio 2011
GIOVANI RIVOLTOSI CRESCONO
“Le motociclette nere dei bassiji
sono tornate nelle strade di Teheran, ieri, per disperdere la
manifestazione organizzata dall’opposizione al regime degli ayatollah.
Lacrimogeni, spari, un morto secondo l’opposizione, decine di arresti
hanno scandito il pomeriggio della capitale iraniana, mentre le strade
si riempivano di giovani e meno giovani”. Alla faccia di chi gridava al
pericolo islamista è proprio l’Iran, i cui leader si erano affrettati a
sostenere le rivolte in Tunisia ed Egitto nella speranza (speculare ai
pruriti kissingeriani di casa nostra) di accaparrarsene la paternità, a
scontare il nuovo contagio.
Il Medio Oriente, ora sì, è una polveriera
rivoluzionaria che ad ogni istante ribolle di nuove proteste e nutre
così altre turbe rivoltose. Sono i giovani, protagonisti del panorama
anagrafico di questi paesi, il motore del cambiamento ed è la libertà il
mito rivoluzionario che li spinge a rischiare la pelle, la famiglia e
il lavoro. Se poi l’eclissi di libertà che ha impedito loro sinora di
votare, pregare e scopare come meglio credono si chiama Mubarak,
sovrano-fantoccio di una ultratrentennale democrazia familiare, utile
agli interessi occidentali e d’Israele, o Ahmadinejad, leader di una
sanguinaria teocrazia antimoderna (prima ancora che antisemita e
antioccidentale) non fa differenza.
Il che la dice lunga sulla distanza che
separa la realtà dalle categorie dell’analisi, ferme alla guerra fredda o
al massimo ai suoi postumi, appunto, kissingeriani. L’Occidente sconta
il logoramento della propria leadership innanzitutto come credibile
guida del mondo libero, prima ancora che come guerra dei Pil,
vittoriosamente condotta dai paesi emersi (Cina, India, Brasile, ecc.).
Gli scheletri nell’armadio, la cui sola evocazione ha reso Julian
Assange il nemico pubblico numero uno (e non a caso ‘adottato’ in tempo
reale da Putin e oggetto delle ironie antioccidentali dello stesso
Ahmadinejad), e i riflessi condizionati del vecchio mondo hanno reso
l’Europa e gli Stati Uniti vecchi pugili stonati.
Prima l’America del Sud, in cui senza
troppi casini sono stati i cittadini a incaricarsi di mandare al potere
Morales, Lugo, Chàvez, Lula, Dilma Roussef, Cristina Kirchner, Michelle
Bachelet, senza remore rispetto al ruolo di abitanti del “cortile di
casa” che era stato assegnato loro dai potenti vicini del nord, ora il
Medio Oriente. Intanto le blasonate democrazie della vecchia Europa si
sono incartate sulla crisi e su come fare davvero l’Europa (che sembra
sempre un po’ il Pd, una cosa ‘da fare’ ma da cui tutti tirano il culo
indietro il prima possibile) e gli Stati Uniti, dopo l’Hope di Obama sono di nuovo al palo.
Altre Atene, Parigi, Roma ci aspettano,
altre fiamme attendono l’Occidente, troppo vecchio per sperare in belle
insurrezioni generazionali rivitalizzanti ma (ancora) troppo ricco per
illudersi che gli esclusi dal banchetto rimangano educatamente fuori,
con le facce spiaccicate sulla vetrina del ristorante.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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11 gennaio 2011
LA TASSA DELL'APOCALISSE
 I primi giorni del 2011, in poco meno di una settimana, in Arkansas e Lousiana sono piombati
dal cielo migliaia di merli stecchiti, in Svezia è toccato ai corvi
mentre in Romagna migliaia di tortore hanno fatto la stessa,
apparentemente misteriosa, fine. Stesso copione
per i pesci-tamburo dell’Arkansas e del Maryland, per le ombrine, i
pesci-gatto e sardine brasiliane e per i ‘Pagro Rosa’ della Nuova
Zelanda, buona parte dei quali, giallo nel giallo, non avevano più gli
occhi quando sono stati trovati.
Appena hanno cominciato a strillare le fanfare
dell’apocalisse sul web, gli esperti si sono mobilitati per
tranquillizzare la gente, sostenendo che è normale, che è sempre
successo e che ognuno degli episodi singoli ha una spiegazione ben
precisa (fuochi d’artificio per i merli dell’Arkansas e poi pure per i
corvi svedesi, indigestione di semi di una fabbrica del faentino per le
tortore, ecc.), ma piazzando tutto nel frullatore mediatico si è creato
il solito panico ingiustificato (anche se confinato agli appassionati
del genere apocalittico). Colpa dei media e dei blogger untori, insomma,
tempo una settimana e la notizia sarà sparita dai titoli di testa delle
portaerei del media-mainstrseam.
Il brivido di paura, intuitivo e
irrazionale, forse ha fatto vibrare un nervo scoperto dell’opinione
pubblica, già frustrata dalle continue notizie circa lo stato
dell’economia, dell’ambiente, della salute, dell’ordine pubblico,
squassato da periodiche esplosioni di violenza che mettono a ferro e
fuoco intere città (Atene, Parigi, Roma) o sparano ai nemici
politici. L’incertezza del futuro si sta mutando in vero e proprio,
sordo, terrore e la paranoia sulla fine del mondo sembra inventata
apposta per canalizzare tutta la potenza autodistruttiva di una civiltà
che ha paura della sua ombra. Gli esperti, poi, riescono quasi sempre ad
essere ancora più inquietanti delle news. Secondo LeAnn White,
specialista di malattie che colpiscono la fauna selvatica: “A volte si
capisce che il fenomeno è legato ad eventi particolari, altre volte
all’inquinamento e altre volte ancora il fatto è rimasto misterioso”.
Ironia della sorte, nelle stesse ore le streghe della Romania annunciavano una originale protesta anti-tasse:
“La maga ha detto che guiderà un gruppo di “colleghe” intonando un
maleficio accompagnato da una pozione ricavata da escrementi di gatto e
un cane morto. Altre fattucchiere si riuniranno sulle rive del Danubio
per gettare in acqua velenose piante di mandragora al grido di “affinché
il male li colga”, come ha potuto precisare una di loro, Alisia.” Pare
che la riforma salterà, il presidente Basescu e i suoi principali
collaboratori d’altronde sono soliti vestirsi di viola, in alcuni giorni
della settimana, proprio per scacciare il malocchio.
Un minuto prima di spedire l’articolo scopro
che anche nel modenese sono state trovate decine di tortore morte. Come
a Faenza, sempre tortore. Mi sa che da qui al 2012, almeno, bisognerà
farci l’abitudine all’Apocalisse.
L'immagine è stata presa qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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2 giugno 2008
SERIE A
 Questo è il nostro Gay Pride...! Dopo tutti questi anni passati a prenderlo nel culo...
Così Andrea Mingardi, artista di punta della mia città (sfighé e gisto e cesira tra le hits più popolari), ieri sera su èTv, visibilmente alticcio. Come simbolo di ripresa (anche mentale) certo non è il massimo. Ma, da bolognese (anche se romanista), sono contento. Spero che la serie A possa significare qualcosa anche di extracalcistico per Bologna: è un'iniezione di energia di cui aveva bisogno.
L'ha capito bene il SIndaco (interista), che ha scelto questa simbolica giornata per rilanciare alla grande la propria (ri)candidatura.
Nella foto (presa in prestito qui) la formazione con cui il Bologna ha vinto il suo ultimo scudetto, nel 1964 all'Olimpico di Roma, nello spareggio con l'Inter: 2 a zero (mio babbo c'è andato!).
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11 maggio 2008
IL KARMA, LO SCUDO E GLI STUPIDI / 2
 Mi sa che l'ha presa proprio male il Karma. Alla fine del giro in bicicletta con Vanessa, sull'argine del Lamone (tra Russi e Bagnacavallo), ci siamo fermati nel bar di fronte all'Eridania (lo zuccherificio) dove la barista mi ha confermato che l'Inter ha pareggiato in casa col Siena e la Roma ha battuto l'Atalanta.
Mo' so' cazzi loro.
Piesse Per gli ultimi novanta minuti di campionato il Karma si chiamerà così.
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9 maggio 2008
IL KARMA, LO SCUDO E GLI STUPIDI
 Feltri oggi racconta su Libero una favola triste, ma vera, sull'ignoranza che si crede potere. Hanno soppresso il treno che dovevo prendere (nonostante lo sciopero finisse alle 13) e il call center di Trenitalia dice che per i treni regionali l'unica è andare a vedere in stazione, così ho tempo di segnalarla.
C'era una volta un gatto che viveva ad appiano gentile, dove si allena l'Inter. Non aveva mai fatto del male nessuno, ma aveva un brutto difetto: era nero e alcuni analfabeti che corrono dietro al pallone in mutande, con la maglia nerazzurra, avevano deciso che doveva per forza essere lui la causa della sfortuna che li perseguitava.
Così hanno cercato in tutti modi di cacciarlo, rendendogli la vita un inferno, alla fine Figo l'ha schiacciato col suo classico gippone da coatto e l'ha ammazzato. Tutti contenti, lo jettatore se n'è andato, o no? La partita dopo Figo è entrato in campo e s'è rotto una gamba, stagione e (forse) carriera finita. Poi l'Inter ha perso in casa con la Juve e noi siamo arrivati a -3 nella rincorsa per lo scudo.
Secondo la Teoria generale della stupidità di Carlo Maria Cipolla lo stupido è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di
persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o
addirittura subendo una perdita.
Tutto l'articolo di Feltri: qui,
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28 aprile 2008
FORZA SOROS
 Dunque in Champion's League le abbiamo prese, lo scudetto non lo vinciamo, al Campidoglio ci va Alemanno con la celtica al collo e quelli di ordine nuovo che festeggiano per strada. Il laziale papalino se ne va affanculo stavolta, almeno?
Ci rimane solo Soros, che tra l'altro è un gran figo. Ancora per poco, però.
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