21 dicembre 2010
NEMICO DELL'ANNO

“Sono due facce della stessa medaglia,
entrambi esprimono un desiderio di trasparenza. Ma mentre WikiLeaks
attacca le grandi istituzioni attraverso una trasparenza involontaria
con l’obiettivo di depotenziarle, Facebook dà la possibilità agli
individui di condividere volontariamente informazione. Con l’idea di
dare loro più potere.” È stato Richard Stengel, direttore di Time,
a spiegare perché è la faccia di Mark Zuckerberg, miliardario imberbe
fondatore di Facebook, a campeggiare in copertina come ”Person of the
year 2010”. Nel sondaggio online promosso dalla prestigiosa testata
statunitense i lettori avevano votato in massa per Julian Assange (che
ha staccato Lady Gaga).
Nonostante l’esibita tecnofilia del Time
si tratta del secondo ribaltamento del giudizio digitale nel giro di
pochi anni. “La persona dell’anno 2006 sei tu. Sì tu. Tu controlli l’età
dell’informazione. Benvenuto nel tuo mondo”. Peccato che i controllori
dell’età dell’informazione, i lettori 2.0, forse meno creativamente
della direzione avessero indicato
a grande maggioranza il presidente della Repubblica bolivariana del
Venezuela Hugo Chàvez, che poche settimane prima alle Nazioni Unite
aveva scagliato l’ennesimo anatema contro il neoliberismo e gli Usa.
“È impressionante leggere come nel giugno
2009 l’ambasciatore statunitense in Honduras considerasse “totalmente
illegittimo” in privato il golpe che in pubblico difendeva a spada
tratta. Colpisce leggere che si chieda un rapporto sulla salute mentale
di un presidente, quella argentina, colpevole di resistere a lusinghe
lobbistiche.” Il blog Giornalismo partecipativo informa circa lo stato di avanzamento della pubblicazione dei cabli sull’America Latina integrazionista di cui Chàvez, bestia nera di Washington, è stato il frontman più plateale.
Chàvez e Assange, nemici degli Usa, hanno vinto online tra i lettori del Time ma sono stati esclusi dalla sua prestigiosa copertina che in altri tempi aveva incoronato
Hitler (1938), Stalin (1939) e Khomeini (1979). Le rivelazioni del
cable-gate di WikiLeaks, oltre al gossip diplomatico a uso e consumo
della politica interna dei vari stati coinvolti (l’ultimo,
in Italia, riguarda il presunto insabbiamento del caso-Calipari da
parte del precedente governo Berlusconi), stanno mettendo
definitivamente in chiaro il prezzo della ragion di Stato, in America
Latina e non solo.
E mentre Hitler, Stalin e Khomeini sono
veri e propri cattivi da fumetto, nemici conclamati dell’Occidente
tutto, l’etichetta di terrorista appiccicata in fretta e furia al
fondatore di WikiLeaks non tiene “perché il terrore, casomai, è solo
nelle diplomazie”, come ha commentato John Doe su FrontPage. La gente normale, anzi, ha a disposizione un gioco per contribuire all’intera catalogazione
dei cabli, dopo le prime anticipazioni diffuse dai media. Assange è un
tarlo tutto interno all’Occidente, il contrappasso mediatico dei suoi
valori, e il trailer del suo futuro prossimo. Roba che scotta.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
|