<%if foto<>"0" then%>
|
|
|
 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
 |
|
|
|
21 maggio 2008
ULTIMA CHANCE PER OBAMA
 17000000 di voti. La maggioranza del voto popolare (il più alto numero di voti elezioni primarie nella storia USA) e le vittorie in West Virginia, Kentucky, Pennsylvania, Indiana non basteranno: Obama ha già la nomination in tasca da un
po'. L'avevano già deciso a suo tempo i grandi editori e la
nomenklatura di Washington, la stessa che diceva di voler zittire.
Adesso ci sarà la fila tra gli elefanti democratici che gli vogliono
dare un consiglio, evitare una trappola, proteggerlo. Il mercato è
appena cominciato.
Ted Kennedy (auguri!) è stato il primo, poi tutti i papaveri si sono accodati, più o meno esplicitamente: Nancy Pelosi, Al Gore,
Bill Richardson, Kerry, Edwards, Jimmy Carter, Howard Dean.
Dai nomi derivano i numeri e la faccenda dei superdelegati è già chiusa in partenza: staranno col cavallo vincente.
Rimane la questione politica grande come una casa che porta Hillary a
vincere (già data per sconfitta sulla nomination) con 35 punti di
distanza in Kentucky: la deep america bianca fatta di poveri
diavoli bevitori di birra, (ex) classe media a bassa scolarizzazione che
si sta rovinando con la crisi dei mutui sub-prime e delle carte di
credito e la delocalizzazione delle imprese, non ha nessuna affinità col fascinoso senatore cosmopolita che piace tanto a quelli (più ricchi e istruiti) che preferiscono lo Chardonnay.
Un po' come se quasi sette elettori del Kentcky su dieci avessero detto
si lo so che vince lui, ma io mi non fido lo stesso.
Questa gente continua a votare per Hillary e pare abbia intenzione di continuare a ragionare con la propria testa (incredibilmente gli endorsemet continui dei vipps al fighetto non li smuovono di un millimetro). Secondo i sondaggi se Obama sarà il candidato voteranno in buona parte per
McCain (addirittura un terzo), che riesce a capirli meglio, parla la loro lingua.
In Italia analoghe biografie alle ultime politiche hanno scelto la Lega
di Bossi che, forse non per caso, ha dichiarato che se fosse negli States
voterebbe per Hillary (anche in un confronto con McCain).
Ora Obama ha la possibilità (ma non molto tempo) di risolvere tutti i
suoi problemi con un colpo solo: schermarsi dai notabili (gli ci vuole
un buon mastino), creare un ponte di comunicazione con la deep america che non conosce e (se gli dei gliela mandano buona) diventare il primo presidente di colore della storia degli Stati Uniti.
Deve solo trovare una via d'uscita onorevole per Hillary: la vicepresidenza, a occhio e croce. Sennò perde.
Sull'argomento l'articolo della Stampa: qui.
Curiosità: Obama e McCain sono noti per la grande quantità di leggi
bipartisan scritte e presentate a quattro mani, tra cui quella
(celebre) che ha istituito il muro in Arizona e New Mexico contro le
migrazioni clandestine.
Chi l'avrebbe detto eh?
La foto l'ho presa in prestito qui.
|
23 aprile 2008
MORALE DELLA FAVOLA
 Hillary ha vinto di nuovo. Non si è rimessa alla ragion di partito (ritirarsi) e ha vinto di nuovo. La Pennsyilvania è l'ultimo dei 14 stati vinti dalla ex-First Lady, tra cui tutti quelli più popolosi (New York, California, New Jersey, Ohio, Texas, Florida senza avere delegati, tra gli altri) esclusa la Georgia e l'Illinois.
Il fighetto da par suo ha ricevuto poche ore fa l'endorsement quasi contemporaneo del Financial Times e di Michael Moore - Hillary è disgustosa - e continua a vincere tra i giovanissimi, gli studenti, i professionisti, gli intellettuali, i mediatizzati, i vipps. I poveri diavoli, vecchi/casalinghe/operai, votano per Hillary. È il nuovo proletariato bianco, simile a quello che in Italia ha votato per la Lega alle ultime elezioni; stesse due paure di fondo: farsi fracassare la testa da un tossico per 20 dollari e tornare poveri.
Chissà se alla sinistra americana riesce il miracolo di capire che se non si parla anche a questi, indubbiamente meno glamour di George Clooney o Steve Jobs, molti di loro finiranno per votare per McCain, dopo.
La verità è che i due sono complementari e si servono disperatamente. Se fossero gli statisti pop capaci di battere il vento di destra che fischia su tutto l'Occidente tirerebbero la moneta per decidere chi fa il vice. Domani.
Intanto chi scende da cavallo e parla ai poveri vince, contro ogni logica.
La foto l'ho presa in prestito qui,
|
5 marzo 2008
3 A 12 PER NOI
 Adesso si che è bella da vincere. Dopo dodici vittorie consecutive del Fighetto (Vermont incluso), Hillary vince dove conta (Texas e Ohio) e dove non doveva vincere (Rhode Island) e si rimette in corsa, più smagliante di prima.
Rinviata la standing ovation delle giovani marmotte della pubblica opinione, schienate sul nuovo divo del mainstream senza dignità, italiani inclusi (a parte La Stampa), la campagna elettorale entra in una nuova fase. La gente comincia a farsi i conti in tasca: in tempi di recessione rischia di essere più convincente il messaggio di solidità e preparazione della prima candidata donna alla Casa Bianca rispetto alle chiacchiere senza distintivo di Barack il Carismatico.
The King of Iron Fist Tournament continua. In Pennsylvania. Nina Williams, nell'immagine, l'ho presa in prestito qui.
|
|
|