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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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30 giugno 2008
PRIDE (IN THE NAME OF LOVE) / 2
 Un po' come la nazionale della Spagna di Zapatero: gioca meglio e vince. Il
Gay Pride è innanzitutto una giornata di festa. Birra a fiumi, musica a
palla, tette e culi che ballano e si strusciano dalle due di pomeriggio
alla mattina dopo. Poi è una vetrina politica di tutto rispetto, con
i laici di destra e di sinistra (ieri c'erano anche i gay di Forza
Italia mi ha detto un amico disobbediente, indignatissimo) che
sgomitano per poter dire anch'io! ci sono anch'io!
Ma soprattutto (per la terza volta): il movimento gay / lgbt è l'unica
forma organizzata (e mediatizzante) di lotta per la libertà più
individuale che ci possa essere: il gusto. L'idea che uno stato
possa discriminare la gente sulla base del gusto, sessuale in questo
caso, è la cosa più odiosa che mi viene in mente.
Logico
quindi che il Pride di Bologna sia diventato una sorta di rendez-vous
per tutti gli sfigati come me che non hanno più piazze in cui andare,
né partiti di cui fidarsi del tutto. D'altronde sono rimasti davvero solo loro e il loro sciopero nazionale per la la libertà a chiedere i diritti di cittadinanza negati e l'estensione (e non la contrazione come va di moda adesso) delle libertà.
 No, non è il carro della nuova associazione dalemista, pare non ci fossero i tempi tecnici per organizzarlo. Si può rimediare l'anno prossimo, tanto sono i nuovi laici del Piddì no?
 Ombrelli rossi (e pur bisogna andar). Dietro ci riguarda tutte, lo striscione del Sexy Shock (nella foto la Lolli e Silva), ci sono anche le puttane, il nuovo bersaglio del governo (criminali abituali). Distribuiscono un volantino fiero e spartanissimo:
Oggi
sfilano tra il corteo del Gay Pride 2008 gli ombrelli rossi simbolo
della resistenza alla discriminazione di tutte/i le/i sex workers. L'ombrello
rosso venne usato dalle e dai sex workers a Venezia nel 2002 che
sfilarono fieramente nelle calli in occasione della Biennale. Proseguendo
in questa tradizione e in onore di tutte/i quelle e quei sex wirkers
che osano resistere all'oppressione in ogni parte del mondo, anche oggi
marciamo sotto 100 ombrelli rossi per dare solidarietà alle
rivendicazioni che questa giornata vuole rappresentare contro tutte le
discriminazioni.

Wonder Woman era il/la più bell@ del corteo. Merita la chiusura.
La galleria con la selezione delle mie foto del Pride è qui.
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