<%if foto<>"0" then%>
|
|
|
 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
 |
|
|
|
29 marzo 2010
ALL STAR WEB
 Durante
“la più brutta campagna elettorale della storia della Repubblica", secondo
Sorgi sulla Stampa, pare che nessuno si sia accorto delle corse clandestine di Right Nation (o forse tutti le sbirciano in
silenzio), ovvero dell’escamotage creativo adottato da Andrea Mancia per la
terza (o quarta?) campagna elettorale consecutiva. A onor di cronaca la
domenica delle elezioni gli ultimi pronostici annunciavano un Gran Prix del
Lazio in bilico tra Polverenne (49,2)
e Fan Bonin (49,8), quello della
Puglia quasi saldamente alla briglia di Fan Vendol, 46,8 contro il 43 di Palenne e il 9.5 di Ipson de Borton. In Piemonte Fan Bressol conduceva di misura (49,1 a 48,1) su Cotenne, mentre in Campania Caldenne (49,1) sopravanzava nettamente Fan De Luc (45,3) e General Ferrer (3). Il resto come da sondaggi “ufficiali”.
Tv
senza politica, sotto elezioni: non esiste in nessun paese del mondo libero (e
semilibero). Si può dire, come ha fatto Santoro, che in questo c’è puzza di
fascismo, ma è indubbio che quello che è riuscito a combinare con
“Raiperunanotte” non se lo sarebbe mai nemmeno sognato senza la censura del
Caimano. Idem per “Mentana Condicio” sul sito del Corriere. “Mentana e Santoro
hanno avuto il merito di sperimentare la sinergia tra nuovi media e vecchi
contenuti. Hanno avuto il merito di proporre prodotti professionalmente
ineccepibili, anche dal punto di vista tecnico.” Sentenzia
Grasso.
“Raiperunanotte”
però ha fatto di più. Piaccia o no, quello che è successo giovedì a Bologna ha
segnato un punto di svolta. Un po’ come se le famose “piazze televisive”,
inventate da Angelo Guglielmi negli anni ’80, fossero uscite dallo schermo e
avessero dato vita a un’immensa piazza relazionale, a cui hanno partecipato i
pensionati di Tele Lombardia, i fans stipati davanti ai maxischermi sparsi per
l’Italia, gli studenti col portatile. Santoro parla del 13% e rotti di share (facendo la somma degli ascolti delle
45 tv collegate) e di 120.000 utenti unici in Rete, a cui va aggiunta la gente
in strada e chi s’è visto qualche pezzo su YouTube. Difficili da calcolare, ma
davvero tanti.
Certo,
le solite “storie da raccontare” di Santoro (i problemi veri della gente
normale) a “Raiperunanotte” sono parse ancor di più degli spot fra le
passerelle delle star della libera informazione, tutte impeccabili (a parte
Morgan) e al gran completo. “In fondo si può essere felici anche da poveri,
basta avere tanti soldi” (diceva Pozzetto nel “Povero ricco").
L'articolo è stato pubblicato, con un altro titolo, oggi su "The Front Page". L'immagine l'ho presa qui.
|
9 febbraio 2010
UN SENSO A QUESTA TV
 Se Morgan viene escluso dal
Festival di Sanremo perché fattone reo-confesso e Bersani prima spezza una
lancia (“sbaglia ma non va condannato”), poi dice che deve essere il Pd a
mettere in onda (su YouDem) il Dopofestival per essere “vicini ai giovani”, si potrebbe
dedurre che per il Pd i giovani sono dei fattoni non meglio identificati, a cui
è meglio stare vicino.
Comunque “dove c’è la gente
ci siamo anche noi con il nostro modo di essere e il nostro punto di vista. In
questo caso ovviamente ci rivolgiamo soprattutto ai giovani, cercando di
favorire una discussione su quello che succede. Perché anche la musica è
importante.” Suona un po’ naif e l’intellettualotto gossipparo di turno si
potrà sbizzarrire nel prendere per i fondelli, sul suo social network
preferito, il segretario-fan (di Vasco) che parla antico. Che la trincea nazpop
di Bersani passi per il Festival invece non è una stupidaggine, specie se serve
a dare un senso a YouDem (come il suo slogan vascorossiano d’altronde
prometteva per tutta la ‘ditta’).
“Questa televisione giovane
oggi ha più fiducia in se stessa. Sanremo è una kermesse che ha molti risvolti:
musicali, mediatici, televisivi... ma soprattutto è un fenomeno popolare,
seguito da milioni di persone. Proveremo a mettere insieme pezzi di
discussione.” Dice Lino Paganelli, responsabile Pd per feste e eventi, che
forse fiuta il grano fluire finalmente in cascina, con la sovraesposizione
mediatica che promette ascolti (quindi pubblicità e soldi). Però “domani
arriverà lo stesso”, anche per YouDem.
Marco Petruzzelli nel suo canale su YouTube ha pubblicato un
reportage sulla signora Cesira, romana, 101 anni a maggio, che stava per essere
sfrattata. Ne hanno parlato giornali e tv e il sindaco Alemanno ha concesso la
proroga. Se al posto di Petruzzelli ci fosse stata YouDem, chi lo veniva a
sapere (e magari era incerto) aveva una ragione per votare Pd. E per guardare
YouDem (anche dopo la sbornia giovanile del Dopofestival).
L'articolo è tratto da The Front Page. L'immagine è stata presa qui.
|
9 dicembre 2009
PUNKAPITALISM

"C'è una leggenda popolare secondo la quale, se l'Inghilterra fosse
mai in pericolo, battendo sul tamburo di Francis Drake, lo si farebbe
ritornare in tempo per salvare la patria".
Tutte le volte che lacci
e lacciuoli soffocano l'economia ci pensa la pirateria. Questa è
l'opinione originale (ma non troppo) che Matt Mason enuncia in «Punk
capitalismo. Come e perché la pirateria crea innovazione» (edito da
Feltrinelli). D'altronde è andata così ai tempi di Drake,
nominato sir e viceammiraglio della flotta britannica - quella he
sconfisse l'Invincibile Armada di Filippo II - dalla Regina Elisabetta
per i servigi resi alla corona e - soprattutto - alle sue finanze. Si
stima infatti che la metà (la parte che spettava all'Inghilterra) del
carico di spezie e tesori catturati agli spagnoli dal corsaro del
Devon, fosse superiore alle entrate della corona di un intero anno. Un
secolo dopo toccò al corsaro Henry Morgan, che per la sua fedeltà alla
corona arrivò ad essere nominato governatore della Giamaica. L'istinto
pirata, ribelle e arraffone, sembra essere la radice antropologica del
capitalismo stesso, della sua brama di conquista, di ricchezza, di
potere. L'epica della nuova frontiera, perlustrata in lungo e in
largo da centinaia di film western, la corsa all'oro,
all'industrializzazione, al progresso scientifico e tecnologico e
l'approdo alla società dell'informazione, in quest'ottica sembrano
tutti atti della stessa commedia. È curioso, quindi, sentire
prediche contro la "pirateria informatica" (con questo slogan passa
tutto ciò che è libera condivisione di conoscenza in Rete) sulla
moralità e le buone ragioni del mercato "in chiaro", sciorinate da
monopolisti, tycoon ai limiti del brigantaggio, finanzieri senza
scrupoli e pseudoindustriali con le pezze al culo. Secondo Mason
si tratta semplicemente di un grossolano abbaglio, poiché le fortune
del mercato del domani le decidono i pirati in azione oggi. Dinamiche,
tendenze e direzione di marcia del capitalismo che verrà vanno quindi
ricercati nell'attuale cono d'ombra dell'illegalità, nelle "Libertatia"
dove operano i Francis Drake e gli Henry Morgan contemporanei. Mason,
che ha cominciato come dj in una radio pirata londinese, sostiene che
la pirateria è destinata - nell'informatica, dell'informazione, nella
cultura, nell'arte, nei videogame - a essere vincente. Per questo ha
scritto la "nuova Bibbia per manager e uomini d'affari", premiata da
BusinessWeek e tradotta in dieci paesi. La tesi è semplice: il
copyright non è giusto o sbagliato, ma semplicemente vecchio. Quando
lacci e lacciuoli soffocano l'ansia predatoria del business la
pirateria arriva in suo soccorso. Già nel XIX secolo i Padri fondatori
negli USA fecero spallucce davanti ai brevetti depositati regolarmente
e si accaparrarono senza vergogna le invenzioni europee, alla base
della rivoluzione industriale che ha cambiato il corso della storia. Perché oggi dovrebbe andare diversamente? Intanto
gli ingegneri dell'università di Bath, in Gran Bretagna, stanno
sperimentando da qualche anno alcune innovazioni destinate ad avere un
impatto dirompente, non solo da un punto di vista commerciale, come la
stampante tridimensionale già usata da aziende come Adidas, Timberland,
Bmw e Sony. A breve i ragazzini saranno in grado di autoprodursi
prodotti come le All Star, personalizzandone del tutto il look con
pochi euro di spesa. Fino a quando stati e corporation si ostineranno a fare muro contro muro? Quand'è che si metteranno - una buona volta - a studiare dove e come gli conviene partecipare? L'articolo è tratto dal blog di Aprile. L'immagine di Francis Drake l'ho presa qui.
|
|
|