<%if foto<>"0" then%>
|
|
|
 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
 |
|
|
|
23 marzo 2010
LA RETE È UGUALE PER TUTTI
 Se
ci si chiama Demi Moore è relativamente semplice rendere noto che, al netto di
pregiudizi e controindicazioni (derivanti soprattutto dall’abuso), Internet può
fare il miracolo. Certo che il secondo suicidio sventato, in meno di un anno, dalla star americana tramite Twitter (di cui è stata una vera e propria
pioniera, oggi conta oltre 2.600.000 followers) è una notizia destinata a far riflettere l’opinione
pubblica molto più di qualche sermoncino liberal o della Festa dei Pirati,
organizzata a due passi da Montecitorio sabato 21 marzo.
“Nel
mondo la maggior parte dei contenuti che circolano in Rete vengono scambiati
con sistemi di file sharing. Fra le giovani generazioni, blog e social network
si stanno affermando come un’alternativa ai grandi monopoli mediatici. La
libera circolazione delle idee e dei materiali nel Web è ormai un dato di
fatto, che deve aprire un vero dibattito politico e civile e che non trova
soluzione in leggi repressive, di fatto aggirabili”.
Questi
i termini della questione, secondo il Partito dei Pirati italiano (ennesimo
fratellino minore del Piratpartiet
svedese, che alle ultime elezioni europee con il sette per cento e passa si è
aggiudicato due rappresentanti a Strasburgo). La Rete è un bene comune, dicono,
non può essere imbavagliata per colpa di moralismi analfabeti (tecnologicamente
parlando) e degli interessi economici di poche corporation che tentano
disperatamente di grattare il fondo del barile. Belle parole, ma un po’ fuori
portata per i poveri diavoli di tutto il mondo che affollano cantieri,
accudiscono vecchi e raccolgono pomodori.
“Less
is more” (spesso senza clamore). Che la Rete sia una rivoluzione utile a tutti
(anche agli ultimi) è la lezione minimalista di “La casa è uguale x tutti”.
Trattasi di una campagna di
comunicazione (promossa da Sunia e MigrAzioni e realizzata da Lance Libere con il contributo della Provincia
di Bologna) basata su un sito
tenacemente 1.0, che contiene esclusivamente “il contratto d'affitto previsto
dalla legge, nella lingua di chi lo deve firmare” (c’è anche su Facebook). Bastano pochi minuti, un Internet
point, un appunto con l’indirizzo del sito (www.casaugualextutti.it) e una
stampante. Per essere un po’ più uguali a tutti gli altri.
L'articolo è stato pubblicato su The Front Page.
|
7 luglio 2008
DALLA PARTE DELL'INCANTO
 Ci si sente stranieri?
Così titola la presentazione del libro di Giovanni De Rose, che faccio domani sera a Samarcanda.
Il suo è un libro di comunissimi stranieri che si incontrano, si prendono e si lasciano tra un capo e l'altro dell'Oceano. Stranieri di razza, di gusti sessuali, di estrazione sociale, di scelte di vita. Banditi e minatori, sindacalisti e mignotte, mezzadri, emigranti e sceriffi zoppi: c'è un'umanità varia e vasta, c'è passione, sangue, sudore, morte. E un solo nemico: il cinismo.
Nulla mi è sembrato più contemporaneo di questo bel libro ambientato all'inizio del '900 e scritto da un lettore (eprivo quindi delle scaltrezze dei mestieranti della penna), che dentro ci ha messo davvero l'anima. Una bella sorpresa e, a suo modo, una buona notizia.
La copertina del libro l'ho presa qui.
|
4 luglio 2008
STRANIERI IN PATRIA
 Proprio adesso che il governo ha pensato bene di schedare i giovani teppistelli in erba, perdippiù zingari, ora che la paranoia-italia si gode una meritata pausa col reality sul povero Avanzo di Balera che rischia di prenderle di nuovo da Veronica e si sfoga sugli italiani, noi facciamo Samarcanda.
E proviamo a rimettere in fila la realtà: 1
/ gli stranieri sono una risorsa, se espellessero davvero le badanti, i
muratori, gli stagnini non in regola sarebbero cazzi per tutti:
famiglie, imprese, società
2 / la sicurezza si ottiene evitando di tagliare i poliziotti, non sbraitando a caso come golpisti da bar
3
/ per sentirsi stranieri in patria non c'è bisogno di trovarsi dei
razzisti al governo, bastano quattro grassoni bolognesi con lo
scooterone (vale il discorso dei suv: macchina grande, cazzo piccolo) che si tirano fuori l'uccello e si mettono a pisciare mentre passa il corteo del Pride, al grido di busonazzi di merda
4 / mangiare, bere, ballare straniero (specie se non si può viaggiare tanto) fa bene alla salute, mentale innanzitutto.
Aiuta a rimanere dalla parte dell'incanto.
Il
programma completo della festa (e il menù dell'Osteria dei Popoli) è
sul blog dell'associazione MigrAzioni, promotrice dell'evento: qui.
Manifesto, cartoline, programmi e blog: pauered bai Lance Libere.
|
20 novembre 2007
INTEGR(AZIONI) / 2
 Domenica sono andato al Millenium. Ero uscito per comprare il capuccino a Vanessa e sono passato a vedere come procedeva l'ultima invenzione di Giorgio: Samarcanda.
La domenica, mi ha spiegato, quasi tutte le badanti hanno il pomeriggio libero e di solito lo trascorrono ai giardinetti o in qualche ballatoio di periferia. Tra l'altro non ci sono solo loro, le badanti, il sogno erotico di tanti sessantenni appiedati (o annoiati che è uguale). Nel circuito di migranti impegnati nella lista "Bianco, Giallo, Nero", per le elezioni del Consiglio degli stranieri e degli apolidi della provincia di Bologna, c'è gente che arriva dall'Africa, dall'Europa dell'Est, dal Sudamerica, dal Sud-Est Asiatico, dal Maghreb. Per loro, per tutti loro, Giorgio ha deciso di organizzare Samarcanda, domenica di musiche e culture, al Millenium. Lo stesso postaccio dove giocavo a tressette con Flynt il giovedì sera.
Domenica suonavano prima i Kalinka (la band resident) poi un gruppo africano. La gente ballava, qualche badante puntava i pochi italiani in sala, una famiglia si era portata il pranzo al sacco e aveva allestito una sorta di pic-nic sui tavolini da balera del club-tugurio. Il clima era di festa e tutti sorridevano a tutti, persino Mustafà sembrava di buon umore (di solito non è esattamente un allegrone). Prima di andare a prendere il cappuccino nell'unico bar di via Riva di Reno aperto (un finto lounge per falsi fighetti aperitivisti chiamato - giuro - A22, come l'autostrada) guardo Giorgio che sogghigna impassibile, ostentando pancia e gaggia, e gli faccio
"oh, ma hai deciso di fare il sindacato un'altra volta?"
Lui si mette a ridere (ha fatto il sindacalista per lunghi anni) e si stima molto, anche se cerca di non darlo a vedere. Negli ultimi sei mesi si è inventato CasaBase, un'agenzia che mette in comunicazione chi cerca lavoro come assistente familiare (colf, badante, baby-sitter, ecc.) e chi lo offre (le famiglie), ha dato una concreta mano alla creazione della lista "Bianco, Giallo, Nero" e dell'associazione MigrAzioni, poi si è inventato Samarcanda per le feste e la socializzazione. Giorgio è fatto così: prende sempre tutto sul serio. E si diverte parecchio.
Il logo di Samarcanda e la cartolina della festa li ha fatti Vanessa.
|
|
|