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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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16 maggio 2011
MI ASSENTO
Per la prima volta in
vita mia oggi non vado a votare. Non per snobismo rancido o cinismo
disarmato, solo non sono più disponibile a subire il ricatto.
Dell’emergenza democratica, del momento storico delicato, della
chiamata alle armi, del richiamo della foresta. Sempre la stessa
storia, sempre lo stesso ricatto che pesa come un macigno su chi ha una
coscienza politica (o l’avatar spolpato che ne rimane) a cui rendere
conto. Oggi smetto.
Se vivessi a Milano sceglierei
Pisapia, se stessi a Torino Fassino, a Napoli sarei disperato e a
Bologna almeno mi rimarrebbe Willie. Invece dovrei andare a votare per
la Provincia di Ravenna e intendo illustrare qui le ragioni per cui non
ho intenzione di farlo. Non per espiazione anticipata né (spero) per
esibizionismo da blogger, è che mi pare giusto illuminare quella
parolina che chiude un po’ mestamente le tabelle della tv: astenuti.
Forse
tutti gli astenuti anonimi hanno una ragione valida per accettare di
buon grado di finire così in basso nella gerarchia civica, proprio il
giorno della festa della democrazia. Non più al calduccio di uno dei
loghetti colorati che ornano (contornati da numeri e percentuali) le
prime serate dell’Italia al voto, ma nel gelido e anaffettivo
“astenuti” esclamato dallo speaker in tono ospedaliero a margine dei
piatti forti del match politico di giornata. Chi legge penserà:
ecchissenefrega di che fa Orione domenica? Non ha tutti i torti, ma in
fondo leggere è come votare: si può smettere in ogni momento.
Dicevo:
Ravenna, provincia. Il paese dove vivo da qualche anno è piccolo e
privo di grossi problemi/opportunità. La dialettica politica di solito
si risolve in saghe strapaesane dove maggiorenti, rampanti e famiglie
che contano incrociano le lame per definire il perimetro del proprio
potere. Lo dico senza astio né alcuna sfumatura moralista, sia ben
chiaro, mi pare semplicemente la trasposizione contemporanea delle
disfide tra famiglie ai tempi dei Comuni, delle Signorie, del Papato
temporale e del Sacro Romano Impero. Nulla di male, niente di nuovo.
Il
tema politico locale che interessa me è la costruzione della centrale a
biomasse al posto dell’ex zuccherificio Eridania: un chilometro da
casa, mezzo dall’asilo di mio figlio. Non starò a tediare sui dettagli
(è tutto in Rete, come al solito), basti sapere che: a) in zona non ci
sono biomasse; b) non sono previsti risparmi economici per i residenti;
c) l’impatto ambientale mi preoccupa e le spiegazioni delle
amministrazioni di centrosinistra non mi hanno convinto; d) la
devastazione di Palazzo San Giacomo, perla del barocco italiano che ha
la sfiga di essere stato costruito (quasi quattro secoli fa) affianco, è
quasi certa; e) “riqualificare il territorio” a suon di camion e
asfalto mi pare una roba barbarica e antistorica.
Naturalmente
non c’è solo la centrale a biomasse di Russi nelle elezioni di
domenica ma nella mia lista di priorità è al primo posto. Quindi gli
sponsor, Pd, Pri (e mi sarebbe piaciuto votarla, l’Edera romagnola)
& company, sono out: tutta la parte sinistra della scheda.
Rimarrebbero quelli di Di Pietro (contrari e intruppati, come al
solito), ma piuttosto voto per Berlusconi. Poi, tolti Storace e Forza
Nuova, rimangono Lega-Pdl (contrari alla costruzione della moschea di
Ravenna, vero e proprio spartiacque ideologico tra buoni e cattivi),
Udc e Fli (pro-centrale) e l’appassita lista civica dei comitati
anti-centrale di cui ho rimosso il nome, crudelmente cacofonico.
Di
certo è colpa mia, non mi va mai bene niente / sono un bastian
contrario (o un anarchico bolognese in trasferta, come me la racconto
io), ma alla Provincia di Ravenna non so per chi votare. Quindi passo e
cito La profezia dei Celestini di Stefano Benni, per darmi un contegno (che non ho) e portare un po’ di conforto ai compagni dell’anonima astenuti “negli angoli delle città e della storia”.
“Il
Grande Bastardo disse ai suoi discepoli Pantamelo e Algopedante: ‘È
proprio dei giovani come voi essere affascinati da stregoni e
sortilegi, e pensare che a essi sia riservato il privilegio di donare la
fortuna e cambiare la vita. Ma esistono altre persone che compiono
miracoli e prodigi, nascoste negli angoli delle città e della storia. Se
vedi uno stregone con un copricapo di piume di orokoko che cammina
sopra i tetti, fa volare le edicole e fa cadere polvere d’oro sui
passanti, può darsi che la tua vita stia per cambiare, ma molto più
probabilmente stai vedendo un video musicale. Se vedi una
persona che non si rassegna alle cerimonie dei tempi, che prezioso e
invisibile aiuta gli altri anche se questo non verrà raccontato in
pubbliche manifestazioni, che non percorre i campi di battaglia sul
bianco cavallo dell’indignazione, ma con pietà e vergogna cammina tra i
feriti, ecco uno stregone. Quando non c’è più niente da imparare, vai
via dalla scuola. Quando non c’è più nulla da sentire, non ascoltare
più. Se ti dicono: è troppo facile starne fuori, vuol dire che ci sono
dentro fino al collo. Vai lontano, con un passo solo’.”
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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