<%if foto<>"0" then%>
|
|
|
 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
 |
|
|
|
23 maggio 2012
ASSALTO AL PARTITONE: PARMAGRAD
 “La radio al buio e sette operai, sette bicchieri che brindano a
Lenin… e Stalingrado arriva nella cascina e nel fienile, vola un
berretto un uomo ride e prepara il suo fucile. Sulla sua strada gelata
la croce uncinata lo sa… d’ora in poi troverà Stalingrado in ogni
città!” Chissà se a Grillo è passato per la testa il pezzo degli Stormy Six, quando ha dichiarato Parma “la nostra Stalingrado”. Ora che punta a Berlino dovrebbe proprio ascoltarla.
“I parmensi sono come i ravanelli: rossi fuori e bianchi dentro.” Mia zia, bolognese trapiantata a Parma in
gioventù, mi aveva avvertito per tempo. La scorsa settimana, quando
davo la caccia ai candidati al ballottaggio, per il Pd di Parma avevo
chiesto a lei. Mi ha dato il cellulare di un funzionario di Partito,
molto cortese e disponibile, che a sua volta mi ha dato l’e-mail del
“comunicatore”. Che non mi ha mai risposto.
Pizzarotti, dopo un po’ di stalking su Facebook e via mail,
quando mi è scesa la catena e gli ho chiesto se, per caso, non cagare
chi chiedeva un’intervista fosse una “scelta di politica aziendale”, mi
ha risposto. “Nessuna strategia ma mi chiamano da tutta Italia ed è un
casino gestire tutto. Domani vedo cosa riesco a fare.” Il giorno dopo ha
ripreso a non rispondermi, nel frattempo a Parma è arrivato il New York Times, Le Monde e la CNN e io mi sono arreso.
Adesso che i ravanelli parmensi hanno votato e che, a
differenza che nel resto d’Italia, l’hanno fatto in massa (solo tre
punti in meno rispetto al primo turno) è possibile tracciare un primo
bilancio della Campagna d’Emilia, che ha portato Grillo (e Pizzarotti,
che ha fatto di tutto per mostrare ai suoi concittadini di essere un
bravo ragazzo lavoratore, persino un po’ moderato, che pensa e decide in
proprio) al primo successo serio, in grado forse di scardinare la pax partitica imposta dal moribondo governo Monti.
Mentana ha aperto il suo pomeriggio tv dedicato ai ballottaggi con il
sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani. Grillo è balzato al
12%, raddoppiando i consensi rispetto a due settimane fa, e si affaccia
come terza forza politica del paese, col Pd al 25 (in calo), il Pdl al
20 (a picco), la Lega sotto il 5 (ai minimi termini) e pure Udc, Idv,
Sel e Fli in discesa. Tutti i partiti giù, in pratica, con altri
sondaggi che gonfiano ancor di più le vele del Movimento 5 Stelle.
Chissà tra un anno, alla partita vera.
Per l’intanto Grillo può mettere in fila, oltre a Parmagrad, altri
tre municipi espugnati. Alla vittoria al primo turno, per venti voti, di
Roberto Castiglion a Sarego (già sede del “Parlamento padano”), si
aggiunge il trionfo di Marco Fabbri (quasi il 70%) a Comacchio e il rush vincente (52,5% e 26 punti rimontati dal primo turno) dello studente universitario di 26 anni Alvise Maniero a Mira, città d’arte di quasi 40000 abitanti sulla Riviera del Brenta (ed ex roccaforte rossa).
Stalingrado, però, rimane Stalingrado. Parma è una città ricca con un
Comune talmente indebitato (si parla di 600 milioni di euro, interessi
esclusi) che rischia di non poter pagare gli stipendi ai dipendenti, a
giugno. Dopo quattordici anni di giunte di centrodestra il candidato del
Pd si aspettava di vincere facile.
“Io rispetto tutti gli avversari, ma il ballottaggio con il candidato
del Movimento 5 Stelle Federico Pizzarotti sarà come giocare la finale
di Coppa Italia contro una squadra di serie B.”
Dev’essere stata questa certezza (o forse la sensazione che le cose
si stavano mettendo male) che ha spinto Vincenzo Bernazzoli ad
avventurarsi, tra lo stupore generale, a un faccia a faccia con
Pizzarotti organizzato dall’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e
Risorse di Parma all’Auditorium Paganini (strapieno, oltre mille
persone). Tema della serata il nuovo inceneritore, piatto forte della
stracittadina elettorale, la cui costruzione è stata approvata dalla
Provincia presieduta proprio da Bernazzoli.
“In Italia si sta andando verso la soluzione senza
inceneritore: Reggio Emilia, la Sicilia, la Provincia di Lucca. L’Europa
prevede dal 2020 il divieto di bruciare materiali riciclabili o compostabili. Ma a Parma vige la “Legge Vincenzo“. Bernazzoli nemmeno risponde alle domande scomode: “Dove metterà le ceneri tossiche dell’inceneritore?“. Non si sa.” La lettera dell’Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse, pubblicata sul blog di Beppe Grillo, suona come un epitaffio.
Secondo alcuni,
tra cui anche Pizzarotti (che in un attacco di sincerità ha confidato
alle telecamere che se quelli del Pd mettevano un altro, “magari giovane
e fuori dai giochi”, forse avrebbero vinto al primo turno), è stato un
problema di manico. Bernazzoli si è dovuto difendere per tutta la
campagna elettorale dall’accusa (che a Parma vale triplo) di non voler
mollare la poltrona di Presidente della Provincia. Oltre all’ineleganza
ha dato anche l’impressione di crederci il giusto, alla vittoria. E se
non ci crede lui…
Adesso Grillo e i suoi festeggiano l’avvento col botto (si fa presto a
fare i fatalisti ora, ma il 60% a Parma non se l’aspettava nessuno)
della Terza Repubblica e Bersani la sua vittoria “senza se e senza ma”
ché, se non c’era la “non-vittoria” (spettacolare neologismo) di Parma
sarebbe stato un trionfo. Il mio piccolo viaggio nel Partitone emiliano
assediato finisce così con un due a uno per i barbari e la sensazione
che, sui suoi temi (Casta, ecologia, ecc.), Grillo continuerà a far
male.
(… fine)
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
|
29 marzo 2010
ALL STAR WEB
 Durante
“la più brutta campagna elettorale della storia della Repubblica", secondo
Sorgi sulla Stampa, pare che nessuno si sia accorto delle corse clandestine di Right Nation (o forse tutti le sbirciano in
silenzio), ovvero dell’escamotage creativo adottato da Andrea Mancia per la
terza (o quarta?) campagna elettorale consecutiva. A onor di cronaca la
domenica delle elezioni gli ultimi pronostici annunciavano un Gran Prix del
Lazio in bilico tra Polverenne (49,2)
e Fan Bonin (49,8), quello della
Puglia quasi saldamente alla briglia di Fan Vendol, 46,8 contro il 43 di Palenne e il 9.5 di Ipson de Borton. In Piemonte Fan Bressol conduceva di misura (49,1 a 48,1) su Cotenne, mentre in Campania Caldenne (49,1) sopravanzava nettamente Fan De Luc (45,3) e General Ferrer (3). Il resto come da sondaggi “ufficiali”.
Tv
senza politica, sotto elezioni: non esiste in nessun paese del mondo libero (e
semilibero). Si può dire, come ha fatto Santoro, che in questo c’è puzza di
fascismo, ma è indubbio che quello che è riuscito a combinare con
“Raiperunanotte” non se lo sarebbe mai nemmeno sognato senza la censura del
Caimano. Idem per “Mentana Condicio” sul sito del Corriere. “Mentana e Santoro
hanno avuto il merito di sperimentare la sinergia tra nuovi media e vecchi
contenuti. Hanno avuto il merito di proporre prodotti professionalmente
ineccepibili, anche dal punto di vista tecnico.” Sentenzia
Grasso.
“Raiperunanotte”
però ha fatto di più. Piaccia o no, quello che è successo giovedì a Bologna ha
segnato un punto di svolta. Un po’ come se le famose “piazze televisive”,
inventate da Angelo Guglielmi negli anni ’80, fossero uscite dallo schermo e
avessero dato vita a un’immensa piazza relazionale, a cui hanno partecipato i
pensionati di Tele Lombardia, i fans stipati davanti ai maxischermi sparsi per
l’Italia, gli studenti col portatile. Santoro parla del 13% e rotti di share (facendo la somma degli ascolti delle
45 tv collegate) e di 120.000 utenti unici in Rete, a cui va aggiunta la gente
in strada e chi s’è visto qualche pezzo su YouTube. Difficili da calcolare, ma
davvero tanti.
Certo,
le solite “storie da raccontare” di Santoro (i problemi veri della gente
normale) a “Raiperunanotte” sono parse ancor di più degli spot fra le
passerelle delle star della libera informazione, tutte impeccabili (a parte
Morgan) e al gran completo. “In fondo si può essere felici anche da poveri,
basta avere tanti soldi” (diceva Pozzetto nel “Povero ricco").
L'articolo è stato pubblicato, con un altro titolo, oggi su "The Front Page". L'immagine l'ho presa qui.
|
6 ottobre 2008
REGRESSIONE DELLA SPECIE
Anche ieri sera ho guardato la tivù. Ultimamente ho ripreso ad accenderla, per friggermi un po' il cervello dopo troppe ore passate sul mac a scrivere / navigare / cazzeggiare - dico io. Come faccio tutte le volte che vince le elezioni l'Avanzo di Balera - secondo Vanessa. Il fatto che mi soffermi sempre sui vari Santoro / Floris / Lerner / Mentana mi fa venire il sospetto che abbia ragione lei.
Ieri pomeriggio, al bar di Corso Farini (qui a Russi) sfogliavo la Stampa, quando ho visto uno speciale sulla decadenza della TV. Ascolti, qualità, investimenti pubblicitari: tutto in picchiata verticale, inesorabile. L'articolo centrale diceva che finalmente l'adagio popolare "in tivù non c'è mai niente da vedere" ha trovato conferma nei dati di ascolto e nel parere di massmediologi e esperti vari (tra cui Enzo Bettiza - mitico - che diceva che l'unica cosa che riesce a guardare sono gli spot).
Forse per questo la sera ho acceso il vecchio Grundig (ereditato dalla nonna Venusta), con l'intenzione di vedere il programma di Fazio su Raitre - l'unica cosa guardabile per la guida tv - a cui danno con insistenza dell'intelligente. Boh. Vedere Tronchetti Provera paladino dei consumatori contro gli speculatori - interrotto da scrosci di applausi - è stato già di per sé allucinante, la Littizzetto però forse è riuscita a fare peggio.
Dopo aver sruffianato senza vergogna il capo di Telecom, l'ex cabarettista ora testimonial di Tre - i peggiori cialtroni telefonici in circolazione a parere di chi le ha provate tutte (io) - si è lanciata in uno sproloquio contro "quei pirla che ogni estate invece di andare a Punta Ala si ostinano a scegliere posti rischiosi e quando vengono salvati non chiedono neanche scusa". E quale sarebbe un paese non a rischio? L'Italia magari?
"Se due turisti vengono a Roma in bicicletta e si vanno ad accampare in
un posto abbandonato da Dio e dagli uomini dopo aver chiesto consiglio
su dove mettere la tenda a un branco di pastori immigrati, ebbene è
difficile garantire loro la sicurezza: la loro è stata una grave
imprudenza" Per questa intervista il povero Alemanno neanche due mesi fa è stato crocifisso. Certo, lui è il sindaco di Roma "law and order" e lei la modella gracchiante della Tre, ciò non toglie che la gente - gli spettatori - è sempre la stessa. Che s'indigna contro il sindaco-balilla e sghignazza con la Littizzetto.
Fortuna che - se ha ragione la Stampa - tra un po' finiscono le trasmissioni, del tutto. Lo spot per tecnodementi di Tre / Littizzetto è stato preso in prestito qui.
|
|
|