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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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5 dicembre 2011
LACRIME, SANGUE E MERDA
 Così come tra uomini e donne, anche per gli Stati essere deboli o
forti non è una questione di genere ma di capacità/possibilità di
decidere in proprio. L’Italia del commissario Monti è l’esempio perfetto
di uno Stato storicamente giovane, costituzionalmente promiscuo e
politicamente abbastanza debole da avere accettato, in
centocinquant’anni di storia, praticamente tutto.
Da Mussolini al compromesso storico, dal partito dell’ampolla del Dio
Po al governo a quello di Mastella, Diliberto e Pecoraro Scanio,
passando per un’incredibile sequenza di aspirazioni golpiste (almeno
quattro, solo dal 1963 al 1985), esecutivi balneari di ogni razza e
l’eliminazione giudiziaria a mezzo stampa dei partiti che hanno scritto
la Costituzione. Fino al Drive-in di massa degli ultimi anni
con intercettazioni, escort e chiacchiere che hanno finito per eclissare
la crisi e alla fine il governo stesso.
Poi, dopo qualche ora di festa per l’auto-deposizione del Caimano e
dopo la selva di tripudi di loden e di alleluia per la ritrovata
sobrietà al governo, ecco che la annunciatissima scure di Monti cala in
tutta la sua crudezza, alle otto della sera, e le chiacchiere arrivano a
zero. Con grande sobrietà, in un sol colpo il professore reintroduce
l’Ici (rivalutando gli estimi), aumenta l’Iva e (agghiacciante) blocca
la rivalutazione Istat per le pensioni oltre i 1000 euro.
La super-stangata prevede anche l’annunciata riforma delle pensioni,
la reintroduzione della tracciabilità e un ulteriore taglio agli enti
locali. Ferrara potrà lustrarsi gli artigli (dopo giorni e giorni di
apologie di Paul Krugman), Calderoli rilancia già la secessione
(“consensuale, sul modello Cecoslovacchia”), Ferrero annuncia lo
sciopero generale, a Di Pietro prudono le mani, i sindacati si preparano
alla battaglia e il Pd e il Pdl (al solito) non sanno che pesci
pigliare.
Mi sa che non basteranno le tasse sui beni di lusso e i (presunti)
tagli alla politica per decretare la fine anticipata della luna di miele
fra il commissario Monti e gli italiani, che fino a ieri sera gli hanno
tributato una fiducia quasi unanime. Né basterà il carisma
istituzionale di Re Giorgio (come l’ha ribattezzato il New York Times), che forse ha salvato l’Italia dal default
finanziario ingaggiando Monti con un’operazione di rara abilità, ma
difficilmente potrà qualcosa contro le probabili ricadute recessive di
questa manovra.
Monti ha tenuto fede alla promessa di non guardare in faccia a
nessuno e continua a ripetere che tutti i riflettori sono puntati
sull’Italia. Allo Stato debole per eccellenza l’altro ieri è stato
lasciato il cerino in mano dalla Merkel davanti al Bundestag riunito:
“Dai cambiamenti dell’Italia dipende il futuro dell’Eurozona”. E i
cambiamenti sono arrivati per decreto legge, sobriamente denominato
“salva-Italia”, e con un appello ai cittadini centrato sul rischio di
“macchiarsi del fallimento dell’intera Eurozona”, perché “il debito
pubblico italiano è colpa di chi ha governato l’Italia, non
dell’Europa”.
“I sacrifici devono essere visti alla luce di un risveglio a favore
del merito e contro i privilegi, i nepotismi, le rendite”. Per Monti
“noi italiani siamo considerati delle individualità di spicco,
simpatici”, e sembra di sentire la conferenza stampa di un commissario
europeo tedesco o lussemburghese, di un consulente di una banca d’affari
o dell’Fmi.
Essere uno Stato debole significa ciclicamente abdicare dalla
democrazia e quando Monti annuncia “ho riflettuto in questi giorni che,
visti i sacrifici che devo chiedere ai cittadini italiani, ho deciso di
rinunciare ad ogni compenso come presidente del Consiglio e ministro del
Tesoro e delle Finanze”, ho pensato che forse hanno davvero ragione
Ferrara&Ferrero e questo è un tecno-golpe a tutti gli effetti.
Non è detto che sia un male. Non c’è dubbio, per esempio, che in
termini metodologici questo governo è un altro mondo e Passera che
annuncia report costanti, con gli stati di avanzamento delle
riforme in programma, ne è l’emblema. Poi, quando l’algida ministra
Fornero scoppia in lacrime annunciando il blocco delle pensioni e non
riesce a terminare la relazione, metto a fuoco l’unica verità: siamo
nella merda, mi sa che c’è poco da fare gli schizzinosi.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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6 giugno 2011
ATTENTATO ALLA NEGROMANZIA
“A Nichi Vendola voglio bene. Ma quando va in una città che non
conosce dovrebbe ascoltare più che parlare”. Promette proprio bene il
sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che non ha digerito il
comizietto al solito tempestoso e appassionato con cui il leader di
Sinistra e Libertà ha salutato la sua storica vittoria, in Piazza del
Duomo. Il carisma da trasferta del governatore della Puglia, aspirante
Pisapia nazionale, è stato giudicato inelegante e inopportuno dal
“sindaco di tutti”, che ha puntualizzato stizzito che “a Milano si è
vinto perché abbiamo parlato dei problemi di Milano”.
Il negromante Vendola,
a regola, se la deve guadagnare anche e soprattutto in casa propria e
non basteranno i “comizi d’amore” e l’ispirazione poetica per ottenere
lo scettro di candidato premier del centrosinistra. Anche il carisma
popolano (supponendo che il cosiddetto popolo si disinteressi del tutto
ai congiuntivi) di Antonio Di Pietro sembra essere offuscato dalla nuova
pop star manettara che, fresco dell’immunità concessa dal
Parlamento Europeo nella causa per diffamazione intentatagli da
Mastella, ha sbancato l’elezione a sindaco di Napoli con oltre trenta
punti di scarto sul candidato del Pdl e senza apparentarsi col Pd.
Ma il grande sconfitto, celebrato da tutti i giornali, che s’è
candidato al consiglio comunale di Milano e ha preso la metà dei voti
dell’altra volta, è il negromante-capo. L’attuale (e spesso deprecata a
vuoto) personalizzazione della politica è una sua creatura, così come la
cultura di massa che ha segnato nel bene e nel male l’Italia a colori e
ha preparato il terreno. Ora forse gli è sfuggita di mano. L’era
televisiva è agli sgoccioli e il solo fatto di dare la colpa della sua
sconfitta a Santoro & Co. la dice lunga sulla consapevolezza
dell’uomo circa la contemporaneità e i suoi crucci. Berlusconi è
invecchiato davvero.
Fini, Casini e Rutelli, aspiranti negromanti da una vita, non se la
passano molto meglio. Certo, possono consolarsi con il solito balsamo
della rendita di posizione che, un po’ qui un po’ là, garantisce al
cosiddetto Terzo polo (che al pari degli altri due è diviso su tutto ciò
che in politica è fondamentale: valori, opzioni etiche, visoni del
mondo) qualche scampolo di esistenza che solo l’Italia delle eterne
signorie non rende del tutto effimera. Niente a che spartire con il
sogno finiano della destra legalitaria e liberale che scaldava i cuori
anche a sinistra (non sembra passato un secolo?) o con l’improbabile
riscossa neo-democristiana dai capelli ormai quasi tutti bianchi, ma
ancora abbastanza George Clooney per seguitare a prendere voti in
parrocchia (Casini e Rutelli sono interscambiabili a tale proposito).
Chi pare non avere di questi problemi è il segretario del Pd. Bersani
è unanimemente considerato l’anti-carisma per antonomasia e, di
conseguenza, la nemesi antropologica di negromanti e arruffa-popolo. Di
certo l’insperato trionfo elettorale della sua parte politica si deve a
una nuova leva di negromanti che, per consolidare il potere acchiappato,
si vede costretta ad ammazzare i padri, spesso vecchi e ingombranti. Il
rabdomante Grillo l’ha capito al volo con De Magistris (ogm scoperto
dal comico genovese e impiantato nell’Idv) e ha tentato di azzannare per primo tirando su il solito teatrino all’italiana.
Con la negromanzia berlusconiana al tramonto e i leader “usato
sicuro” di centro, destra e sinistra in potenziale affanno, a Bersani
tocca la scelta. Giocare in proprio, puntando sulla sua immagine di
“affidabile riformista con la testa sulle spalle”, o puntare su un
negromante di partito (c’è?) in grado sia di scaldare i cuori che di
governare l’Italia? Non si sa contro chi correrà ma vista la posta in
gioco conviene puntare sul migliore, anche se significa sacrificare un
po’ di ego. Siam mica qui a smacchiare i giaguari, o no?
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2 marzo 2011
IL CORPO È MIO
“Incontro riservato tra il presidente del Consiglio e il cardinale
che ha chiesto e ottenuto garanzie su biotestamento, scuole cattoliche e
adozioni. Gli spauracchi delle gerarchie: «Fini ha nominato Della
Vedova capogruppo, Casini è troppo debole, «il Pd premia i gay e pensa
ai Pacs»”. Considerata la coincidenza tra dietrologie
e recenti dichiarazioni pubbliche, suona tristemente plausibile che il
premier pensi di risolvere il gap d’immagine presso l’elettorato più
benpensante, causato dalle note vicissitudini politico-gossippare, con
un classico do ut des. Tolleranza privata in cambio di intolleranza pubblica.
Niente di nuovo o di particolarmente scandaloso, specie se a
scandalizzarsi è un’opposizione che su questi temi ha visto morire sul
nascere partiti, coalizioni e programmi di governo. La legge sulle
coppie di fatto dell’ex governo Prodi (poi abortita) ha cambiato
talmente tanti nomi, loghi e contenuti da diventare una delle
barzellette più macabre della precedente legislatura, assieme alle
imprese di Mastella & De Magistris, alle manifestazioni dei ministri
contro lo stesso loro governo e alle piantine di marijuana piantate da
Caruso sul terrazzo della Camera dei Deputati (l’unico atto politico
degno di questo nome di Caruso che si ricordi).
Una cosa però è fare il tifo per il ritorno dell’Elefantino in tv (è
buona norma parteggiare per le persone intelligenti per partito preso,
indipendentemente dal loro, finché si parla di tv), altra è non rendersi
conto che se al Berlusconi bollito
resta soltanto la sponda clericale nuda e cruda, per giunta senza
margini di trattativa su nulla, è un problema per questa Italia. Il
rischio è di due tipi: prosecuzione dello stato yemenita in tema di
diritti civili delle persone di orientamento sessuale diverso da quello
maggioritario, restrizione della libertà di cura e ricerca e
dell’arbitrio sul proprio corpo. Dell’ultima parola.
In sostanza la posta in gioco, per l’ennesima volta da qualche secolo in qua, è l’habeas corpus.
Ferrara e la sua truppa di teo-dadaisti di belle lettere possono
infiorettare paginate intere di artifici retorici e minuetti linguistici
ma la faccenda non cambia. Chi decide, in ultima istanza, sul proprio
corpo? Chi decide che, in base al sesso che preferisco fare, posso
ereditare la casa dal mio compagno/a oppure andarlo a trovare
all’ospedale senza sperare nella clemenza del medico di guardia? Chi
decide come e quando devo morire?
Se la risposta a queste domande è lo Stato (per conto di Dio, della
Ragione, della Pachamama, di Maometto o Visnù poco importa) significa
che io non sono padrone fino in fondo del mio corpo. La rivoluzione
sessuale ha reso scontato un concetto che prima non lo era affatto,
l’affermazione del dominio individuale sul corpo, e l’ha fatto
rileggendo Wilhelm Reich,
un genio del Novecento che dava scandalo sostenendo, contro il fascismo
rosso e nero, che non si poteva essere liberi del tutto se non lo si
era sessualmente.
Reich si scagliava anche contro la pornografia seriamente indiziata
della “peste emozionale” che pian piano trasforma le persone nelle
corazze che si sono costruite a partire dalle proprie ossessioni,
sessuofobia inclusa. Su di lui non ci sono più dibattiti alle
occupazioni come nel ’68 e invece che di liberazione sessuale la
sinistra si occupa del lettone di Putin, ma per qualcuno
l’allievo di Freud, morto in carcere negli USA nel 1957 dopo che la
Food & Drugs Administration gli aveva bruciato i libri in piazza
(come i nazisti e l’Inquisizione), è ancora il totem della propria
ossessione. “La pornografia moderna è figlia di Reich il quale afferma
che tutti i mali della storia derivano dalla repressione sessuale, la
cui massima responsabile ovviamente sarebbe la Chiesa Cattolica.”
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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21 marzo 2008
PINA PICIERNO
 26 anni, capolista del Piddì nel collegio Campania 2 (quello di De Mita e Mastella), ex presidente dei giovani della Margherita, il suo claim è politica differenziata perché la sua campagna elettorale consiste in un mese di educazione civica in piena regola, iniziato tra i negozianti di Gricignano contro il pizzo e in alcuni condomini di Aversa a fare pubblicità alla raccolta differenziata.
Come a dire chiediti pure cosa può fare per te l'Italia, ma sappi che è l'Italia ad avere tanto bisogno di te. Pauered bai Lance Libere.
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15 febbraio 2008
SHINY HAPPY PEOPLE
L'altra sera ho visto Uòlter da Vespa. Continuo a credere che non possa perdere. Proprio così, penso che appena la gente vede lui e il nano di fianco capisce tutto quello che c'è da capire: lui sarà anche Obama in un film di Moretti ma l'altro è un Avanzo di Balera. Un vecchio idiota palpaculi.
Bertinotti, dopo il successo dell'intervento alla prostata, è il candidato premier della sinistra e dei movimenti (per cambiare), Casini traccheggia tra diciotto liste democristiane e il Pdl, il balilla ha sciolto il partito ma non lo dice a nessuno, Daniela Santanché è candidata per la destra, i socialisi oscillano tra Bertinotti e il nulla e i radicali sono stati sfanculati un'altra volta, proprio adesso che il Monatto si è scatenato e con la sua lista contro l'aborto rischia di strozzare il Pdl in culla?
Non c'è niente da fare, il vecchio pirata (nel video uno dei suoi numeri da circo più riusciti, non mi risulta che abbia fatto neanche un giorno di galera) non lo vuole a mano nessuno. Niente di politico, naturalmente.
Shiny happy people: qui.
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22 gennaio 2008
VIA, VERSO NUOVI E FORMIDABILI CONDONI
 Dunque ci siamo. Dopo due anni neanche di squallore, intervallato da sconfitte, da una politica estera dignitosa e da imprese di declinismo economico ai limiti dell'ospedale psichiatrico (la gag sul tesoretto ad esempio è stata più che surreale), Mastella toglie la fiducia al governo perché gli hanno indagato la famiglia, dice. Non si cura neanche di rispondere, quando gl fanno notare che tra i suoi cazzi col magistrato matto (perché è matto) e il suo appoggio alla maggioranza di governo il nesso non è poi così automatico. Si limita a ripetere non sono stato difeso, come un mantra.
Così il game over è apparso sul display di governo e centrosinistra, con il tipico suono dell'inevitabilità. E mo'? Elezioni? Governo istituzionale, cioè vecchi barbogi e riformine? Avanzo di Balera III, l'eterno ritorno?
Nessuno ne sa niente, tutti si scazzano con tutti come al bar. Di Pietro vuole denunciare Mastella, Prodi ce l'ha con Veltroni che sospetta D'Alema, che è incazzato perchè non potrà più espatriare in continuazione, sbeffeggiando politica e "media" italici nelle rare apparizioni sul suolo patrio. Che cazzo di Paese.
Ieri sera mi ha chiamato Sinopolo per dirmi che adesso Napolitano da l'incarico a Ruini. Non sarebbe male in fin dei conti.
Hanno la faccia come il culo l'ho preso qui.
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16 gennaio 2008
L'INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL'ESSERE
 Dice, ma com'è che ti sei fissato con le primarie americane? Una manifestazione piuttosto rozza di esterofilia, involontariamente snob (che è peggio)? Protesta semplice o boicottaggio consapevole? Noia?
Ieri sera ero a a casa di Poggio, in campagna vicino San Giorgio di Piano, per il consueto tressette del martedì che per tre anni (fino all'ottobre scorso) era stato disputato il giovedì in un antro fumoso ricavato nelle viscere del circolo Arci Millenium, in via Riva Reno. Prima del match si è scatenata una discussione sull'aborto, i numeri da circo del Monatto, le mosse della Chiesa, la famiglia, e via banalizzando. Quando mi sono azzardato a dire che mi sembrava rispettabile problematizzare la discussione sull'aborto, prima ho preso un po' di nomi da Barro e Poggio, poi Cuma mi ha fatto notare che non sono una donna; è troppo facile parlare di vita con l'utero delle altre.
Dopo ha aggiunto "Tra 3 mesi devo iscrivere mio figlio all'asilo privato, sono 800 euro al mese, solo fino a settembre per fortuna. Di che sostegni alla famiglia parliamo?"
Già, di che si parla? La discussione politica italiana fa senso. Le facce, le voci (quasi tutte cacofoniche) e i contenuti fanno senso. Se ti metti ad ascoltare troppo da vicino va a finire che ti prendi dei nomi dagli amici prima del tressette oppure che cominci a giocare al piccolo Galileo. Se ne trovi altri 66, possibilmente luminari come te, capace che ti guadagni il tuo quarto d'ora di gloria e dai all'Imperatore di Guerre Stellari, al Monatto, al suo amichetto e a tutti i ciellini in circolazione la possibilità di fare le vittime nelle infinite repliche della pièce medioevalista in onda senza sosta su tutti i "media". Come se fossimo nel 1978, come se non avessimo gli asili a 800 euro.
Dice, perché scrivi sempre degli USA? Forse per la stessa ragione per cui il ministro D'Alema in ogni intervista continua a ripetere di essere sempre in viaggio. O forse perché il ministro Mastella, indagato per sette realti diversi con la moglie agli arresti domiciliari, può dichiarare che
"ho combattuto la mia battaglia finché si combatteva ad armi pari, e non
arrivavano colpi bassi e imprevisti, perché dalla tua condotta politica
nulla lasciava presagire un concertato volume di fuoco per distruggere
la tua persona, la tua dignità, i tuoi valori"
Ma quale battaglia. Ma chi sei? Chi siete? Andatevene tutti dal mio mac! Voglio Obama e Hillary! L'insostenibile pesantezza dell'essere: qui.
Piesse AHHHHHHHHHHHHH!
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10 agosto 2007
HO DATO UN'OCCHIATA
 Al blog di Mastella. A parte i contenuti non è male. Non sto cazzeggiando, dico sul serio, anche se Vanessa mi sta insultando un po' incredula "no, dai Mastella no, eccheccazzo". Non è che mi sono convertito al Campanile, però l'impressione del blog è stata quella di un dialogo diretto, informale e decisamente franco: merce rara. Discussioni, insulti e poco spazio per i leccaculismi: "A Gian ho già risposto qui in un altro post che non è questo lo spazio per chiedere incontri o altro. E che esisto le segreterie e gli uffici dell'Udeur" è la sua risposta ad un commento "interessato".
L'immagine è tratta da: http://www.iprovinciali.it/wp-content/clemente_mastella.jpg
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mastella
| inviato da orione il 10/8/2007 alle 14:40 | |
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