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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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29 febbraio 2008
EXIT STRATEGY / FINAL CUT
 Il trasloco è la terza ragione al mondo per potenza di stress, dopo la morte di un parente e il divorzio. Non faccio che incontrare persone che me lo ripetono in questi giorni. D'altra parte sto traslocando e sono un po' stressato. Ero molto stressato, poi la crisi epilettica di giovedì scorso mi ha resettato il cervello per bene. Erano quasi due anni che non ne avevo una e negli ultimi tempi, forse a causa del ritorno dell'asma, mi ero sorpreso a sperare in una sorta di rentréè spazzatutto dell'epilessia.
Poi la crisi è arrivata. Lo stress in effetti è un po' diminuito ma io sono più rincoglionito di prima, il trasloco è giunto al suo atto finale, sono (siamo, Vanessa ed io) letteralmente assediato da lavori e impegni, però fortunatamente non ho bisogno di spruzzarmi in gola il Ventolin da almeno tre settimane. Da Marrakech.
Dopo tanti anni passati lamentarmi di Bologna e dei bolognesi, ora che me ne vado davvero comincio a riflettere, con un certo disagio, su quel (RA) che devo far mettere su passaporto e carta d'identità. Intendiamoci, Russi è un paesino splendido così come la casa in cui andiamo a vivere, io sono stanco della città e mi sto preparando da un pezzo alla mia Twin Peaks di Romagna, però... Però Bologna non è solo un luogo, ma è il luogo del mondo che più mi appartiene e in questi giorni mi sento come l'ispettore Sarti Antonio (nella foto), abbarbicato fra le cosce della mia città. Consapevole che domani la pianto in asso.
La galleria di foto a Bologna, che ho messo su Flickr: qui.
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15 febbraio 2008
SEI GIORNI IN MAROCCO
 Una delle insidie più ricorrenti, in viaggio, sono i giornali italiani. Due anni fa, a New York, ho fatto l'errore di sfogliare il Corriere della Sera. C'era un'intervista di Boselli che annunciava la sepoltura della Rosa nel pugno, il semipartito per cui avevo votato giusto tre mesi prima.
L'ultima
sera a Marrakech, lunedì, ne ho aperto uno marocchino ma è andata male
lo stesso. C'era un articolo sui trionfi del week-end di Obama. Stavamo
entrando in un hammam e ho fatto appena in tempo a leggere (e a smadonnare) dello strike del fighetto che stava già a noi. Dopo due ore di palpeggi e gommage tutto sommato ero più sereno, ma ci sono rimasto di sale lo stesso quando il solerte e sorridente (sorrideva parecchio) tutor mi ha chiesto Excusez-moi... tu connais Machiavelli? ...Gramsci?
Tre ore dopo Vanessa ed io stavamo imballando una montagna di lampade, ci arrediamo casa nuova, a Russi.
Mezz'ora dopo l'atterraggio Antonella (nella foto sotto) ed Emanuele erano già corpo a corpo con i rispettivi cellulari, a un metro di distanza.
E dire che fino a poche ore prima erano state le nostre implacabili
guide, che ci avevano mostrato le dune di sabbia che declinano al mare,
dalle parti di Essaouira, la neve sulle montagne prima della casbah-presepe a tre ore da Marrakech e Marrakech.

Antonella sulle dune
 I bastioni di Essaouira
Sei giorni in Marocco, respirando a pieni polmoni, con Albertina, Antonella, Emanuele, Ilena, Marco, Maria, Maria Chiara, Vanessa. E Alì Baba.
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