4 aprile 2012
DROGARSI MENO, DROGARSI TUTTI
“Io oggi ho cambiato idea, nel senso che penso che dopo i
cinquant’anni dev’essere lecito fumare la marijuana…”. Un po’ come i
preti dell’Anno che verrà di Dalla che “potranno sposarsi ma
soltanto a una certa età”, per Giuliano Ferrara l’età giusta (e lecita)
per cominciare a farsi le canne è dai cinquanta in avanti. La battuta,
ennesimo siparietto di un interminabile duello con Pannella a Radio Radicale, ha il suo perché.
Forse per il conservatore Ferrara, che da studente comunista ha fatto
una tesi su Leo Strauss e si è trovato così avvantaggiato rispetto ai
neoconservatori arrembanti “che dovevano comprarlo su Internet perché in
libreria non si trovava” (rievoca durante la tenzone l’arbitro Bordin),
non sono i giovani che hanno bisogno di sedativi naturali, ma i vecchi.
E visto che è noto – alle persone di buon senso – che psicofarmaci e
alcol siano una consolazione anche peggiore, meglio le canne.
Sulla marijuana il dibattito si è riaperto dopo la pubblicazione, lo scorso anno, del rapporto della Global Commission on Drug Policy delle
Nazioni Unite. “La guerra mondiale alla droga ha fallito con devastanti
conseguenze per gli individui e le comunità di tutto il mondo. Le
politiche di criminalizzazione e le misure repressive – rivolte ai
produttori, ai trafficanti e ai consumatori – hanno chiaramente fallito
nello sradicarla. Le apparenti vittorie nell’eliminazione di una fonte
di traffico organizzato sono annullate quasi istantaneamente
dall’emergenza di altre fonti e trafficanti”.
Qualcuno potrà pensare di assistere all’esibizionismo post moderno di
una qualche bislacca adunata di fricchettoni lautamente stipendiati
dall’Onu: sbagliato. Ai lavori della Commissione hanno partecipato
alcuni tra i protagonisti della fallimentare politica proibizionista su
scala globale: l’ex presidente dell’Onu Kofi Annan, Ferdinando Cardoso,
George Schultz, George Papandreu, Paul Volcker, Mario Varga Llosa,
Branson.
Ora, secondo loro, bisogna “sostituire la criminalizzazione e la
punizione della gente che usa droga con l’offerta di trattamento
sanitario, incoraggiando la sperimentazione di modelli di legalizzazione
e rompere il tabù sul dibattito e sulla riforma”. Nientemeno. Un po’
come ha fatto, qui al bar senza birra,
Alfonso Papa nel suo coraggioso articolo sull’antiproibizionismo,
forgiato nei giorni della privazione della sua libertà per motivi
politico-giudiziari a me francamente incomprensibili.
“Mi sono rotto il cazzo che se vince la sinistra vince la droga e mai
che mi invitino a un festino. Mi sono rotto il cazzo del più grande
partito riformista d’Europa, dal facciamo quadrato nel grande centro,
dei girotondi, del partito dell’amore, del governo ombra…”.
Per fortuna che c’è Lo Stato Sociale, scoperto su FrontPage
come karma comanda (avevo appena finito di maledire i cinquantenni
quando questi maledetti giovani, usciti a mia insaputa dalla “mia” radio
bolognese, hanno fatto irruzione nella mia tardo-trentennale
quotidianità). Tocca ai ventenni come loro trovare le parole.
“Il Partito negli ultimi vent’anni è andato a puttane come il re, e
come il re ha iniziato ha sparare, e con il re tornerà sifilitico col
colpo sempre in canna per la gioia di ogni massaia drogata.” Anche per
le canne dev’essere la Cassazione o
un Alfonso Papa di passaggio, o il solito Pannella o Ferrara “ma
soltanto a una certa età” e non, mai, un cazzo di leader del Pd a
mettere nero su bianco che coltivare una pianta di marijuana “non mette
in pericolo il bene della salute pubblica o della sicurezza pubblica”.
Non più di un tavor o del nocino della nonna.
E in California, Svizzera o Israele dove con una ricetta del medico
ti danno la marijuana in farmacia, perché è noto che funziona per le
terapie contro il dolore, l’anoressia, le malattie neurodegenerative
come il Parkinson, l’epilessia? Dice, ma qui c’è la Chiesa, il Papa, la
Dc, le cavallette e allora ciccia, lasciamo stare: facciamo un bel
dibattito sulla legge elettorale. Sarà meglio maggioritaria o
proporzionale, o magari tutte e due? C’è da fare quadrato nel grande
centro, bisogna dirlo ai giovani.
“Abbiamo vinto la guerra e non era mica facile e già che avanzavano
cartucce siamo rimasti per vincere anche la pace, ma lei si è arresa a
tavolino e siccome che c’era il tavolino poi sono arrivate le bottiglie:
quelle le han portate gli amici del sindacato.”
Precari o disoccupati, eterni studenti senza pensione, condannati al
fancazzismo dal futuro nebuloso, senza famiglia se gay, in galera per
una canna. Su internet, all’estero, in campagna o con una canzone: la soluzione è la diserzione.
“E meno male che c’è la salute che se non ci fosse bisognerebbe
inventarla. D’altronde che c’è di più bello della vita e io l’ho vista
da struccata appena sveglia. Ma non perdere la speranza di andare in
vacanza senza mai lavorare… possibili code su raccordi stradali,
riunioni aziendali, fanculo, a cui non andare.”
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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