9 febbraio 2011
CACCIA AL PREMIER
“La situazione politica ed economica
italiana è diventata insostenibile. Troppi sono stati i soprusi
perpetrati dall’intera classe politica agli italiani che hanno visto un
progressivo e costante degrado dei diritti e della loro dignità”.
Anonymous, gruppo hacker giunto agli onori delle cronache per alcune
azioni pro WikiLeaks, ha lanciato
per domenica scorsa alle ore 15 l’Operazione Italia, un attacco Ddos
(Distributed denial of service), cioè un massiccio invio di finte
richieste ai server con lo scopo di bloccare l’accesso al sito del
governo.
La polizia postale si è affrettata a far
sapere che tutto era sotto controllo, che nessun dato sensibile è stato
rubato dai server anche se ha ammesso che questo genere di attacchi è
difficile da fermare in tempi brevi. Infatti il sito
è stato a tratti irraggiungibile, oppure talmente lento da rendere la
navigazione quasi impossibile per tutto il pomeriggio. Come previsto da
un attacco Ddos, che non mira a sottrarre nessun file o documento ma
solo a bloccare il sito colpito per mettere il proprio messaggio al
centro del dibattito.
Vista la quantità di agenzie e articoli
usciti su tema, che riportavano fedelmente la preoccupazione di
Anonymous per l’Italia democrazia a rischio, si può dire che l’obiettivo
è stato raggiunto. In più sulla home del governo è comparsa a più
riprese una frase beffardamente imposta (in gergo defacement,
seconda azione riuscita): “Se il documento che state cercando è
precedente all’8 maggio 2008 vi invitiamo a cercarlo nell’area “Siti
archeologici” di Governo.it”.
Nelle stesse ore si consumava la
scampagnata a villa San Martino. ”Come cittadini Viola ci dissociamo
dall’iniziativa di una decina di facinorosi che hanno tentato di formare
un corteo non autorizzato. Durante tutta la manifestazione la Rete
Viola e il Popolo Viola di Milano hanno chiesto di mantenere la
mobilitazione allegra, pacifica e colorata, seguendo lo spirito
nonviolento dei Viola”. Il puntuale comunicato serale del portavoce
Gianfranco Mascia non cancella certo le immagini della giornata.
L’ennesimo girotondo antiberlusconiano è
degenerato nella caccia all’uomo, alla sua casa, alla sua domenica. Dopo
tanto tam tam su Facebook e indignazione digitale la villa del satrapo,
con tutta la sua immorale opulenza, dev’essere sembrata troppo vicina
per non farci un salto. Com’è possibile stupirsene, in buona fede, dopo?
Il pomeriggio prima era andata in scena la
versione vip del girotondo, con il solito convegno di intellettuali-star
contro il cattivo da fumetto al governo. Repubblica.it è arrivata a
vendere la battuta (un po’ goffa) di Umberto Eco su Berlusconi che “in comune con Mubarak
non ha solo la nipote ma anche il vizio di non dimettersi” come
stilettata ironica figlia di cotanto acume intellettuale (mentre la
creatività antiberlusconiana sta tutta da un’altra parte).
Invece che per la cazzata pericolosa che è: paragonare uno che magari è
un tipaccio ma ha vinto le elezioni tre volte a Mubarak, di questi
tempi, significa giocare all’Egitto con il culo degli altri (di solito
gente con il culo meno caldo di quello di Eco).
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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