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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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13 luglio 2010
OPPOSIZIONE SUL WEB
 “In assenza di opposizione «esterna» — il centrosinistra, privo di
identità, sembra incapace di essere un’alternativa ideale e
programmatica credibile — il centrodestra si è creato un’opposizione
«interna».” Piero Ostellino sul Corriere della Sera
rinverdisce la quotidiana consuetudine nazionale alla bastonatura di Pd
e soci, rei di non contare nulla (né di fare granché per riuscirci)
proprio durante l’apparente implosione in corso nella maggioranza di
governo in diretta mainstream e con apici di autolesionismo degni,
appunto, della sinistra (il match Bocchino vs resto del Pdl sul caso Verdini è solo l’ultimo e più chiassoso esempio).
Sparare sul Pd è diventato una pratica talmente diffusa e bipartisan (Valentino Parlato domenica
sul Manifesto non è stato certo più tenero di Ostellino con Bersani e
la ditta) da suonare ormai fastidiosamente oziosa. Non che il resto
dell’opposizione brilli per acume progettuale alternativo. Vendola è
impegnato nell’ennesima insopportabile metafora operaista (la Fabbrica
di Nichi), messa in piedi da gente che in fabbrica difficilmente ha mai
messo piedi, capace di sfornare un’altra verbosa kermesse
(gli stati generali, forse i trentesimi convocati da ogni sinistra in
circolazione) e di chiamarla Eyjafjallajökull – Eruzioni di buona
politica – umiliando in termini di dadaismo (involontario nel loro
caso) Rondolino (che su The FrontPage ha declamato il suo “elogio del vulcano islandese”).
Il karma manettaro di Di Pietro gli si sta rivoltando contro (il
figlio sotto inchiesta, le foto con gli spioni, i sospetti sulla
gestione familiare dei fondi del partito) e i compari di tante
crociate (Flores D’Arcais, Grillo, De Magistris) gli stanno voltando le
spalle uno a uno a suon di oblique prese di distanza, fronde interne o
furiose graticole mediatiche. Casini flirta di nuovo col premier in
panne e quindi potenzialmente più generoso (col cinismo realista dei
democristiani), Ferrero fa il doppio lavoro tra Regione e partito e
Pannella vuol mangiarsi pure Bordin.
In questo scenario desolante è uscita la campagna del Pd dell’Emilia-Romagna (realizzata dalle Lance Libere) contro i tagli agli enti locali imposti dalla scure di Tremonti: sito, profilo su Facebook,
450000 cartoline da spedire all’inquilino di via XX Settembre e
molteplici opportunità di partecipazione. Non sarà la rivoluzione
d’ottobre ma si capiscono bene le ragioni concrete per cui i cittadini
(a parere del Pd) dovrebbero essere incazzati col governo. E per una
volta bavagli, amanti, tangenti e P3 non c’entrano niente.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage. L'immagine viene da qui.
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