15 novembre 2011
MONTI PARTY
“Noi siamo tornati ad essere una house divided, una casa
divisa al suo interno, come l’America ferita dalla schiavitù nel Sud e
dall’abolizionismo nel Nord, come la Francia legittimista di Vichy e
quella libera di De Gaulle. Mai gli americani, i britannici e altre
nazioni civili sospenderebbero la regola della democrazia per
fronteggiare i mercati. L’Italia con il governo Monti, che nasce dalle
ottime intenzioni e dai riflessi condizionati di Napolitano, e dal getto
della spugna di Berlusconi (umanamente comprensibile, politicamente
dolorosissimo), si condanna a una condizione paurosa di minorità
costituzionale, una democrazia in braccio agli ottimati.”
Il Ferrara indignato ha
tutte le ragioni per esserlo. Le stesse di Ferrero, dei ragazzi di
Occupy Wall Street e delle “casalinghe inquiete” del Tea Party, come lui
stesso si premura di puntualizzare nell’editoriale quotidiano a suon di citazioni di Paul Krugman (babau liberal
sino a pochi mesi fa e teorico del fallimento della Bce oggi). La
plutocrazia ha commissariato la democrazia, il complotto s’è avverato,
Casa Pound e gli anarchici avrebbero tutte le ragioni per manifestare
insieme.
Bisogna chiedersi, a questo punto, se c’era un’alternativa. Ferrara,
Ferrero, Sallusti, Feltri, Santanché, insieme a Susanna Camusso, hanno
chiesto fino all’ultimo le elezioni per difendere la sovranità popolare e
il bipolarismo. Non è però che siano mancate le occasioni, alla
sovranità bipolare, per tentare di combinare qualcosa, ma per
diciassette anni la politica è stata al cinema a vedere lo stesso film.
A parte annunci e mezze riforme (sempre grandi in conferenza stampa)
tutti i tentativi di correggere i noti vizi della ditta-Italia – spesa
pubblica fuori controllo, parassitismi pullulanti, baronie voraci e
inefficienti, ignavia tecnologica – sono sempre naufragati miseramente.
Prima che i poteri forti la commissariassero, l’Italia era comunque
ostaggio di micro-poteri che l’hanno spolpata e condannata alla
paralisi.
Qualche anno fa, a Bologna, al bar “il Gatto & la Volpe” (il mio salotto radical-chic
di riferimento), si parlava del neo-commissario della città, la pugnace
signora Cancellieri (data per papabile come nuovo ministro). Un
vecchietto, ex vigilante all’annuale Festa dell’Unità
provinciale, a un certo punto mi ha apostrofato così: “E tota c’la zant
là, consiglieri, assessori e compagnia cantante, i van tot a cà?… A’m
piès la Cancellieri!”
Prima ancora di alzare un pollice, il Monti non-politico è già il salvatore della patria.
Ora verrà restituito lo scettro, gli elettori avranno ancora qualche
decisione da prendere oppure se l’Italia sarà del tutto una provincia.
Io spero nella seconda ipotesi: lo spazio politico è quello europeo e in
quella dimensione va ritarata una qualche forma di autogoverno (non
solo formalmente) democratico.
L’elezione diretta del presidente degli Stati Uniti d’Europa è solo
la proposta più notiziabile, ma nell’epoca della rivoluzione tecnologica
forse bastano i cittadini. Claudia Bettiol, ingegnere ambientale e
mamma, si è inventata un manifesto per promuovere la costituzione di un’authority europea
che s’intesti i beni culturali del continente, anziché svenderli per
pagare i debiti. A partire dal Partenone. Migliaia di cittadini degli
Stati membri stanno traducendo la proposta e raccolgono le firme.
È chiaro anche ai sassi che a suon di stangate forse si risanano i
bilanci ma di certo si diventa poveri e che l’Europa della Bce, dei
burocrati di Bruxelles e degli aiuti all’agricoltura ha fatto il suo
tempo. L’euro stesso paga la sua intrinseca debolezza, senza un prestatore di ultima istanza ma
con ventisette politiche economiche sul collo. La cosiddetta
speculazione non può che andarci a nozze e sarà sempre così, specie in
tempi di vacche magre. Per cui, è proprio il caso di dirlo, o si fa
l’Europa o si muore.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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9 maggio 2008
IL KARMA, LO SCUDO E GLI STUPIDI
 Feltri oggi racconta su Libero una favola triste, ma vera, sull'ignoranza che si crede potere. Hanno soppresso il treno che dovevo prendere (nonostante lo sciopero finisse alle 13) e il call center di Trenitalia dice che per i treni regionali l'unica è andare a vedere in stazione, così ho tempo di segnalarla.
C'era una volta un gatto che viveva ad appiano gentile, dove si allena l'Inter. Non aveva mai fatto del male nessuno, ma aveva un brutto difetto: era nero e alcuni analfabeti che corrono dietro al pallone in mutande, con la maglia nerazzurra, avevano deciso che doveva per forza essere lui la causa della sfortuna che li perseguitava.
Così hanno cercato in tutti modi di cacciarlo, rendendogli la vita un inferno, alla fine Figo l'ha schiacciato col suo classico gippone da coatto e l'ha ammazzato. Tutti contenti, lo jettatore se n'è andato, o no? La partita dopo Figo è entrato in campo e s'è rotto una gamba, stagione e (forse) carriera finita. Poi l'Inter ha perso in casa con la Juve e noi siamo arrivati a -3 nella rincorsa per lo scudo.
Secondo la Teoria generale della stupidità di Carlo Maria Cipolla lo stupido è una persona che causa un danno ad un'altra persona o gruppo di
persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o
addirittura subendo una perdita.
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