13 luglio 2011
EUTANASIA POLITICA
 “Lo Stato non può sostituirsi ai genitori nel decidere a quali
contenuti i propri figli possono accedere e a quali no.” A proposito di
libertà dallo Stato, la sentenza della Corte Suprema degli
Stati Uniti d’America ha vietato il divieto di vendere videogiochi
violenti ai minorenni, stabilito dallo Stato della California. Nel farlo
ha equiparato, per la prima volta, i videogames alle altre
opere della creatività: film, libri, fumetti sono sconsigliabili a
seconda dei contenuti e dell’età, ma il Primo Emendamento li tiene alla
larga dai fans dei prontuari contro il Maligno.
L’Italia non è l’America, okay, e la nuova micro-polemica su “Euthanasia”, l’ennesimo videogioco finto nuovo (è in rete da un anno, ma nessuno di quelli che ne parla lo sa), innescata dall’intervista di Paola Binetti
a KlausCondicio si è incaricata di dimostrarlo un’altra volta. Secondo
Binetti “sono videogiochi violenti che hanno come obiettivo quello di
introdurre la cultura della morte facendo leva sui consumatori sempre
più giovani di videogiochi”, roba da tirar via al più presto dagli
scaffali e quindi dalle grinfie dei nostri frugoletti, tanto più che “Il
settore non è regolamentato”.
Il mercato dei videogiochi in Italia è regolamentato dal Pegi, il
codice europeo che definisce la fascia d’età a cui consigliati (come per
i film, i libri, ecc.) “Euthanasia” però si scarica gratis in
rete (che, si sa, è il covo del Maligno). Pensare di fermarne la
commercializzazione non ha alcun senso: non è mai stato in vendita. In
più nel gioco (classico sparatutto senza sfumature) il protagonista è
una “vittima” della propria scelta di suicidio assistito. Binetti,
Gasbarra, Roccella, genitori cattolici & company dovrebbero fargli un monumento a Serygala, lo sviluppatore indipendente che l’ha messo online.
D’altronde è sempre lo stesso paese in cui il Parlamento “lascia i cittadini liberi dalle macchine solo da morti”, per dirla con Bersani,
pochi giorni dopo che il non voto del suo partito è stato decisivo per
non abolire le province. La mordacchia alla Rete per via parlamentare
sembra che non si riesca proprio a mettere, così ci prova l’Antitrust, che invece di combattere i trust
(Mediaset-Rai e Sipra-Publitalia per dirne uno) prova ad azzoppare
quelli che non ne fanno parte. Poi, tutti insieme, parlano di
antipolitica.
L'articolo (con foto) è stato pubblicato su The FrontPage.
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