23 novembre 2010
CHI HA PAURA DEL SOCIAL ETICO?
 “È guerra tra Lucía Etxebarría, una delle
scrittrici spagnole più amate e detestate del suo paese, e Facebook: la
più affollata comunità virtuale del mondo l’ha messa alla porta per aver
mentito sulla sua identità e, assieme a lei, ha espulso lo
spregiudicato protagonista di uno dei suoi ultimi romanzi, Lo verdadero es un momento de lo falso,
“Il vero è un momento del falso”, Pumuky Guy Debord, che pure si era
attivato un profilo sociale tutto suo; e, probabilmente, un po’ troppo
piccante.”
Elisabetta Rosaspina sul Corriere.it rivela
il dramma di una scrittrice, già perseguitata da un’usurpatrice legale
della sua identità su Twitter (“non c’è modo di fermarla, perché
l’ortografia del mio cognome all’anagrafe è leggermente diversa da
quella che ho scelto per i miei libri”), abbastanza fricchettona da non
farsi una copia di articoli, poemi brevi e scatti dell’iPhone con cui ha
animato il suo popolarissimo profilo per un anno e mezzo. Facebook ha
semplicemente e legalisticamente applicato il regolamento. “Il sistema
scandaglia le bacheche dei 200 milioni di utenti a caccia di false
generalità, di minori di 13 anni (l’età minima per accedere) o di
eccessi (di amicizie o di impudicizia), pronto a bloccare la porta e
buttare la chiave”, chiosa gelida la giornalista.
Il risultato paradossale è che, proprio mentre in Italia il ministro Maroni è riuscito a far approvare
al Consiglio dei ministri la liberalizzazione delle connessioni wi-fi
(sotto il giogo di pastoie burocratiche da Stato etico, senza paragoni
nel pianeta, scattate a seguito degli attentati di Londra), mettendo per
una volta tutti d’accordo (governo, opposizioni, intellettuali,
giovanotti di belle speranze), il simbolo incarnato della nuova era 2.0,
Facebook, si mostra ora in tutta la sua rigidità.
Forse gli amministratori del social network si sono rotti delle azioni virali a costo zero che pubblicitari, spin doctors e pr possono proporre ai propri clienti sfruttando gli intrecci relazionali e il volume di traffico attivabili da profili fake
(fasulli almeno quanto quello della scrittrice spagnola), o forse hanno
già sviluppato l’ortodossia dell’idolatria regolamentare, così diffusa
tra cariatidi di Stati e partiti, e se ne fregano delle mail di una
scrittrice disperata. La legge è uguale per tutti punto e basta, su
Facebook.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage. L'immagine l'ho presa qui.
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