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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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8 marzo 2010
TWEETING FOR A BETTER WORLD
"I
believe that, fundamentally, human nature is positive, gentle; therefore, the
non-violent way is the human way". Questo
lo ‘stato’ su Twitter, aggiornato sabato sera, del Dalai Lama. Quello vero,
perché qualche mese fa il leader spirituale ha subito una vera e propria clonazione
d’identità sul popolare social network. A confermarlo (che è proprio lui) è
Twitter stesso attraverso la funzione di verifica degli account, una
funzionalità messa a punto proprio dopo il fattaccio. Il fondatore Evan
Williams il 22 febbraio l’ha incontrato e spronato a usare il “suo” Twitter,
ricevendo in cambio una sonora risata. Poco dopo il suo profilo era aperto (e
ad oggi conta già oltre 150000 ‘followers’): "The Dalai Lama appears on
Twitter – and ‘tweets for a better world’”.
Non
sempre ci si riesce però (a rendere il mondo migliore con un tweet) anzi a
volte l’eccesso di disinvoltura tecnologica può creare incidenti diplomatici veri e propri. È quello che è successo all’Ambasciata
del governo israeliano a Londra, quando ha postato su Twitter: “La tennista
israeliana ha colpito il bersaglio a Dubai”. Il riferimento era ai successi
sportivi di Shahar Peer (che ha
battuto Caroline Wozniacki ai quarti di finale del Campionati di Dubai), ma la
recente uccisione di un ufficiale di Hamas in un albergo di Dubai, da parte di
sicari travestiti da giocatori di tennis poi, ha mandato in fibrillazione le
cancellerie. Pochi minuti e al suo posto è comparso un messaggio di scuse in
cui si ammetteva “la creatività senza dubbio inadeguata” del tweet.
Anche
il segretario del Pd è molto attivo su Twitter,
specie in questi tempi di lotta nel fango. Sabato 6 marzo, tra le 18 e 42 e le
19 e 23 ha pubblicato tredici post, alcuni dei quali piuttosto illuminanti sul
Bersani-pensiero: “Cara Lega, dici di stare con il popolo, ma sei tu che tieni
su il miliardario, che voti il condono e le leggi ad personam”, “Cosa ha
inventato la Lega, al netto delle ronde, sulle politiche locali?”, “Come mai
quel genio di Brunetta non si è accorto che in 2 anni i beni e servizi della
P.A. sono cresciuti di 12 milioni di euro?”, “E' mai possibile che con tutti
questi geni (Gelmini, Tremonti, Brunetta, ecc.) ci siano ancora problemi?”, “Vogliamo
che la valutazione di questo decreto venga dalle urne. Niente Aventino, noi
saremo lì”. Per fortuna che Giorgio c’è?
L'articolo è tratto da The Front Page.
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13 ottobre 2009
NOBEL ALLA MAGIA
 "Meglio non essere figli di cinesi, tuo padre e tua madre sono
entrambi vigliacchi che per dimostrare la loro fedeltà, quando la morte
è a portata di mano, fanno accomodare prima i leader"
L'altro
giorno su Repubblica ho scoperto la storia del De Andrè cinese, un
cantautore cieco di 39 anni che ha venduto milioni di cd e gira da solo
per la Cina da oltre vent'anni cantando l'altra faccia della
superpotenza. Cinismo, miseria, corruzione, sfruttamento dell'uomo
sull'uomo. L'unico mistero è perché non l'hanno ancora fatto fuori. In
tempi in cui il leader della speranza progressista mondiale evita di
incontrare il Dalai Lama per non turbare il buonumore diplomatico degli
eredi del Celeste Impero, come fosse un D'Alema qualunque, si tratta di
un dubbio legittimo. Obama ci ha subito ripensato, subissato da
una valanga di critiche, che hanno reso subito chiaro che il piatto
della bilancia costi-benefici della mossa in ossequio alla ragion di
stato pendeva decisamente verso i costi. Frasi come quella del deputato
repubblicano Frank Wolf non lasciano molti dubbi in proposito "Cosa
deve pensare un monaco o una suora buddhista rinchiusi nella prigione
di Drapchi nell'apprendere che Obama non riceve il leader spirituale
tibetano?" Così il presidente ha annunciato che incontrerà il Dalai Lama in data da destinarsi, decisa di comune accordo. L'articolo intero, il Bianconiglio di questa settimana pubblicato ieri su Aprile, è qui. L'immagine l'ho presa in prestito qui.
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6 ottobre 2009
ZHOU YUNPENG
"Meglio non essere figli di cinesi, tuo padre e tua madre sono entrambi
vigliacchi che per dimostrare la loro fedeltà, quando la morte è a
portata di mano, fanno accomodare prima i leader"
Ogni tanto sulla Pravda si trovano cose interessanti. Prima ho scoperto la storia del "De Andrè" cinese, un cantautore cieco di 39 anni che ha vendutoo milioni di cd e che gira da solo per la Cina da oltre vent'anni cantando l'altra faccia della potenza cinese. CInismo, miseria, sfruttamento dell'uomo sull'uomo. L'unico mistero è perché non l'hanno ancora fatto fuori. In tempi in cui il leader della speranza progressita mondiale si rifuta di incontrare il Dalai Lama, come un D'Alema qualunque, si tratta di un dubbio legittimo.
Il video di Zhou Yunpeng l'ho preso qui.
zhou yunpeng
cina
de andrè
dalai lama
obama
| inviato da orione il 6/10/2009 alle 19:13 | |
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18 dicembre 2007
IO C'HO L'ALIBI, A QUELL'ORA... SONO QUASI SEMPRE VIA
 Come l'Armando di Jannacci. Prodi non lo incontra perché ha altri impegni "all'estero", D'Alema sbruffoneggia a suo modo (facendo finta di non capire che la dimensione del simbolico è concreta
almeno quanto il suo ego), Napolitano si è svaporizzato da fermo, il
Papa manco si degna di spiegare.
Questa è stata, in ordine gerarchico crescente, la risposta delle "istituzioni" italiane alla visita del Dalai Lama (non ufficiale? ma davvero? e chi se n'è accorto, che cambia presidente D'Alema?). Si arrischiano ad allungare la zampa Bertinotti, Veltroni e Formigoni, protestano i soliti radicali (con l'Emma che dice di dissentire, dolcissima, da Prodi), e per questo vengono salutati come esempi anticonformisti di coraggio dalla stampa bipartigiana. Che Italia.
Un po' come se Ratzinger andasse in visita in Turchia (senza chiedere il permesso al D'Alema nazionale) e incontrasse il sindaco di Istambul e il presidente di qualche regione, non i vertici politici e religiosi del paese. A proposito: non stava per andare a finire così giusto qualche tempo fa? E noi, l'Italia, la cristianità minacciata, come l'avevamo presa?
E dire che c'era (almeno) un motivo, gretto fin che si vuole (i voti islamisti alle elezioni) ma concreto, e che dopo tutte le pressioni subite alla fine l'incontro c'è stato. Invece rifiutarsi di incontare una delle massime autorità spirituali del pianeta per un ricatto della dittatura più ricca e sanguinosa è un vero schifo. Anche perché Angela Merkel e Bush, che se ne sono sbattuti dei veti di Pechino e hanno ricevuto l'anziano leader buddhista con tutti gli onori che merita, non sono diventati improvvisamente buoni: sanno solo che se ci si fa ricattare sul Dalai Lama si può essere ricattati su tutto (da tutti).
Poi il Dalai Lama è uno dei pochi che parla (pensa e agisce) così. L'Armando lo trovi qui. La foto del Dalai Lama invece l'ho presa in prestito qui.
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3 dicembre 2007
LE DIFFERENZE
 Che la democrazia sia al crepuscolo lo si vede, plasticamente, confrontando la crescita dei Pil democratici con quelli dei regimi autoritari: le dittature (Cina in testa) tirano molto di più. Dove il comando è più saldo e l'inflazione di potere minore l'economia va meglio, infatti tra le democrazie storiche solo gli Stati Uniti continuano a reggere il passo.
Poi, come in ogni epoca di decadenza che si rispetti, ci sono i ruffiani. Parassiti del benessere, professionisti della svalutazione della moneta e della diminuzione dei costi di produzione, salari bassi e rendite di posizione a go-go, veri e propri cinesi d'Europa (per questo così incazzati con i cinesi veri, tutta invidia) e portoghesi d'Occidente: gli italiani. Come hanno trattato il Dalai Lama suona come una conferma: la democrazia (e tutto ciò che implica, diritti, libertà, blablabla) è alla frutta e gli italiani stanno cercando una nuova casacca da indossare che tenga al calduccio d'inverno, come il gas russo.
La prima pagina del Corriere on-line di stamattina sembra fatta apposta per confermare la mia tesi, aggiungendo un'interessante sfumatura di grigio: - prima notizia: brogli in Russia, Putin lanciato verso la dittatura (senza proletariato né sfumature) - seconda notizia: il referendum di Chavez è fallito. Non potrà più candidarsi presidente per il resto dei suoi giorni come aveva progettato. Democracy wins? Si, col 50,4% dei voti, però.
Il Mao di Andy Warhol l'ho preso in prestito qui.
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