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 VOTO Per il partito del diavolo. Quello dei mercanti, delle mignotte, dei preventivi.
Che ha inventato il marketing e gli hippie. Principio vitale e creatore, maschio, della contemporaneità. Ora, però, sta perdendo dei colpi. Martiri e beghini non fanno altro che strillare di valori e verità. Tutte balle per il vecchio tiranno, avvezzo alla ruvida legge del business e a quella melliflua del piacere. Parole incomprensibili, sparate in tutto il mondo dalla comunicazione.
Il re si era illuso. Per anni aveva dimenticato: non era solo al suo arrivo. La comunicazione era sempre stata lì. Creatrice, femmina, dell’umanità. Il vecchio aveva creduto di dominarla e in effetti per lungo tempo era andata così. Non aveva più memoria di essere anch'egli una sua creazione. Una funzione. Lei poi se ne stava in un angolo. Zitta e buona, casa e bottega.
Non aveva fatto una piega neanche quando le aveva portato a casa la tecnologia. L'arrivo della nuova amichetta sembrava non turbarla. Anzi: assecondava di buona lena ogni morbosità del veccho pervertito. Poi ci ha preso gusto e ha cominciato a giocare per sé. La nuova non le dispiaceva affatto, era una complice ideale. Efficiente, assecondava ogni voglia con pruriginosa meticolosità. E aumentava sempre la posta.
Dominata e dominatrice, allora, si sono messe a giocare insieme. Proprio sotto gli occhi del re, che non vedeva e si compiaceva: la partita era sempre più eccitante. Ma gli sguardi tradivano e il vecchio era costretto a rincorrere. Sempre più spesso non capiva e passava in rassegna prima l'una poi l’altra, a ripetizione, per afferrare qualcosa. La bocca spalancata.
Loro lo tranquillizzavano, gli facevano le coccole e lo mettevano a dormire. Era stato un re glorioso e non si meritava uno scherno manifesto. Dentro di loro, però, sapevano già come sarebbe finita.
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19 maggio 2011
LA MARCHESA DEL GRILLO
Se fosse venuta la tentazione di considerare quella di Bologna una
mezza vittoria per il Pd, un 50,41% che impallidisce non solo davanti
all’impresa di Pisapia a Milano e al colpo di teatro napoletano di De
Magistris, ma pure di fronte al successo di Fassino a Torino, basti
ricordare che due anni fa a Delbono occorse il secondo turno prima di
piegare Cazzola. E che nel 1999, prima della parata trionfale del commissario del popolo
Sergio Gaetano Cofferati, a salutare l’ingresso di Guazzaloca a Palazzo
D’Accursio come primo e ultimo sindaco di centrodestra c’erano le
bandiere di Ordine Nuovo e diversi gentiluomini con la testa rasata e il
braccio teso.
Il centrosinistra bolognese è stato capace, in mezzo secolo e
passa di governo della città, di mettere in piedi un sistema economico,
produttivo e di potere che ha garantito una qualità della vita, dei
servizi e delle tutele che per lunghi anni ha reso la vecchia signora dai fianchi un po’ molli, col seno sul piano padano ed il culo sui colli, come l’ha cantata Guccini, una fra le mete più ambite per studiare, lavorare, metter su famiglia, giocare ai bissanot (in dialetto, letteralmente, “mastica-notte”). Ora il modello mostra la corda.
Le cause prime non sono imputabili alla politica. Globalizzazione dei
gusti e dei problemi, omogeneizzazione tecnologica e culturale,
invecchiamento della popolazione e conseguente gap di
comunicazione con la popolazione studentesca (vera e propria città nella
città), affitti e costo della vita alle stelle hanno congiurato per
trasformare Bologna in una cittadina medioevale fra le tante. Tutta la
mistica che ne ha accompagnato l’immagine, quindi (grassa, tollerante,
solidale, godereccia, ecc.), ha iniziato a sgretolarsi innanzitutto fra i
bolognesi stessi, che hanno cominciato a non crederci più.
Le responsabilità della classe dirigente iniziano qui. L’avere
giocato di rimessa, senza prendere di petto il cambiamento (o declino a
sentire i pessimisti) che avveniva sotto gli occhi dei bolognesi (che
ne parlano fra loro, nei bar e nelle osterie, da vent’anni), si è
trasformato in una sorta di silente complicità. Il cambiamento, si sa, o
lo si governa o lo si subisce e il centrosinistra bolognese ha optato
per la seconda strada, arroccandosi in un autoesilio politico-culturale
fatto di faide continue, personalismi, navigazione a vista che ha
finito per far smarrire il senso del progetto, quell’impostazione
felicemente sovietica (pianificazione) che aveva permesso a Dozza,
Fanti e Zangheri di fare Bologna.
Il Movimento 5 Stelle è stata l’unica forza politica capace
d’interpretare questo sentimento/sensazione di disillusione/disincanto,
diffuso tra i bolognesi ben al di là delle percentuali ottenute dalla
lista di Grillo, e di formulare un’offerta politica conseguente e
vincente. Significativamente i maggiori successi, in Italia, il hanno
ottenuti laddove il centrosinistra è figlio di un passato glorioso,
ininterrottamente al potere da decenni, ma appare fiacco perché privo di
strategia e/o di leadership carismatiche: Bologna, Rimini e Ravenna (tutti e tre tra il 9 e l’11%).
Una sorta di Lega di sinistra, o forse la versione italiana del
successo delle liste ecologiste in tutta Europa (uno dei loro punti di
forza progettuale è quello), una nuova opposizione che si annuncia
sempre più ingombrante e decisiva in vista dei ballottaggi e dei
prossimi appuntamenti elettorali. La sensazione, per quanto riguarda il
centrosinistra, è che l’appeal della sua proposta è
inversamente proporzionale a quello del candidato grilino (come a
Milano). Non a caso Grillo, a Bologna, ha dato del busone (gay in italo-bolognese) a Vendola: si sta già mettendo avanti col lavoro.
"Bologna" di Francesco Guccini è qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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3 dicembre 2010
"MEGLIO IL FUOCO DELLA BATTAGLIA"
“Due canaglie votate al male. Concentrato di malefica intelligenza.
Subodoro una trappola. D’accordo. In chat su fb.” Mauro Zani non ha
dubbi e, brusco e bonario come l’archetipo di emiliano che incarna,
accetta su due piedi la mia intervista per tFP. “È il blog
diretto da Velardi&Rondolino che mi dicono di salutarti (consapevoli
del rischio di essere mandati a cagare per interposta persona) e mi
piacerebbe sapere il tuo parere su Pd, Bologna, rapporto con la Rete. Se
ti piace l’idea possiamo anche fare in chat, qui su Facebook, su Skype o
dove credi.” Dopo un paio di giorni, a sera tarda, abbiamo combinato.
Ecco il copia e incolla di com’è andata.
Zani (Z): “Forza”
Orione
(O): “Dunque, Mauro Zani: consigliere comunale, consigliere
provinciale, presidente della provincia di Bologna, segretario del Pci…”
Z: “Già, eccomi”
O:
“Poi segretario regionale, consigliere regionale, deputato, eurodeputato
e coordinatore della segreteria nazionale Pds-Ds, adesso blogger. Lei
fa il blogger a tempo pieno? Ha smesso di fare politica attiva per
davvero? Come si sente?”
Z:
“Fermo lì. Una cosa per volta. Faccio il blogger certo. La politica la
osservo e se del caso la critico. Son come quei pensionati che
s’aggirano intorno agli operai al lavoro e… mugugnano, e… avanzano
rilievi critici…”
O:
“Ci tiene a rimarcare che ha smesso con la politica attiva, l’ho letto
più volte. Dal distacco etereo del blog com’è, la politica?”
Z:
“Già. Niente politica attiva. Altrimenti mi pensano in agguato dietro
una siepe… il lupo cattivo… La politica non sta tanto bene”
O:
“Lo stato di salute di Pd e Pdl sembrano darle ragione… Perché, secondo
lei, dal ‘92 ad oggi il grado di consunzione di partiti e leader
politici è così alto? A sinistra, in particolare, è un’ecatombe”
Z: “M’interessa più stare a ridosso del Pd naturalmente. E… son così annoiato d’aver sempre ragione”
O: “Occhetto, D’Alema, Veltroni, Fassino, Cofferati, Franceschini, Bersani, Prodi… ne ho perso qualcuno?”
Z:
“Beh, consunzione dei leaders? Forse, resta che s’avvicendano più o
meno gli stessi. Li conosco, a memoria… Appunto son quelli”
O:
“Ma perché nessuno molla, come lei? Non lo capisco. Voglio dire, ha una
bella pensione, un sacco di amici sparsi per il mondo, parecchi libri da
leggere in sospeso…”
Z:
“Questione egoica. Hanno poco rispetto per le loro persone… e poi in
pensione non si sta tanto bene. Meglio il fuoco della battaglia. Per
mollare basta andare per cinque anni nel Parlamento Europeo. E non vedi
l’ora che finisca! In sostanza per mollare bisogna fare un apposito
training… io modestamente lo feci”
O: “Si vede… Devo confessarle che all’inizio non ci credeva nessuno…”
Z: “Già. Poi però non mi va di starmene zitto e buonino…”
O: “Nono, intendo che nessuno credeva che fosse lei”
Z: “Prego?”
O: “Alcuni hanno insinuato che fosse un vero e proprio furto d’identità… un gesto dadaista”
Z: “Fantastico, è un mondo pieno di matti!”
O:
“Un erede di Guy Debord si era impadronito del brand ‘Mauro Zani’ e le
stava suonando a tutti di brutto… beh, non era una tesi tanto campata in
aria. C’era una discreta differenza tra il prima e il dopo di Mauro
Zani”
Z: “In verità c’è chi sa bene che io ho sempre suonato, adesso ho semplicemente cambiato strumento. E non mi dispiace”
O:
“Comunque, sono felice che quello che diceva che Zani era morto e il
blogger era uno sciacallo identitario si fosse sbagliato…”
Z: “Comunque quello vero è il blogger, seppur in erba”
O: “Bene: da bolognese chiedo al blogger, che dal cv mi pare informato dei fatti, che sta succedendo a Bologna?”
Z: “Sono informato anche dei misfatti”
O: “Immagino… lo spettacolo penoso che la riportò in città nel ‘99 si sta ripetendo o è una mia idea?”
Z: “A Bologna assistiamo con ogni probabilità all’ultimo atto di una
lunga storia. Quella di una sinistra al governo per mezzo secolo e che
dopo la nascita del Pd s’appresta a passare il testimone ad altri.
Difficile dire adesso come andranno le cose, ma può persin darsi che,
con l’aiuto di Vendola, Dossetti si prenda una rivincita post-mortem.
Naturalmente non ho nulla contro gli eredi di Dossetti, tanto più che
fino a qualche mese addietro, era persin possibile che la rivincita la
prendessero i legittimi inquilini di Via Altabella. Sì, insomma, per i
non bolognesi la Curia. In sostanza non si sta ripetendo semplicemente
lo ‘spettacolo’ del ‘99. Con la meravigliosa idea che ha fatto
frettolosamente nascere il Pd tutto lo scenario è cambiato. Non son
sicuro che a Bologna e a Roma se ne abbia contezza”
O: “Lo
scenario è cambiato, non solo a Bologna e in Italia. Non mi pare che il
Pse goda di ottima salute… I socialisti stanno perdendo ovunque in
Europa, mentre la sinistra conquista il Sudamerica stato dopo stato,
facendo la sinistra per davvero… Qual è la lezione?”
Z:
“Infatti. Perciò, modestamente, a suo tempo spiegai che si trattava di
cercare una nuova (parolone antico) sintesi. Un progetto demosocialista.
L’idea, semplice, che siamo tutti democratici dopo l’89, e che quindi
definirsi semplicemente tali è come cercar d’afferrare il nulla. Calci
al vento. Perché la sinistra in America del sud vince? Semplice: perché
critica la liberaldemocrazia nei fatti e non con la semplice ideologia,
della serie siamo socialisti, punto. O siamo democratici, punto. Morale.
Ci vuole un’identità definita. Per me basterebbe definirsi come democraticiesocialisti tutt’attaccato. Insomma ripartire bisogna, a costo d’attraversare il deserto.”
O: “Ok, e cosa significa, con un esempio, essere democisalisti? Demosocialisti, faccio fatica a scriverlo…”
Z:
“Capire che tutte le democrazie sono alla prova della globalizzazione
dell’economia e dei mercati, ad esempio, e di conseguenza imprimere
efficacia alla democrazia chiudendo la fase (novecentesca) della
liberaldemocrazia. Come? Recuperando e facendo circolare ideali, valori
di giustizia sociale nella democrazia. Ed è chiaro che ciò significa
promuovere taluni interessi contro taluni altri. Se son bigi tutti i
gatti allora le persone stanno a casa. A guardare (quando va bene) la
politica dallo schermo”
O:
“Ultima domanda: perché non si è candidato lei sindaco di Bologna? Lo
sa, vero, che con una buona campagna, lei poteva vincere…?”
Z:
“Per la ragione che avrei avuto contro prima di tutto il Pd. E anche
per il solito egotismo. Della serie: se non mi vogliono peggio per loro.
In più io non son adatto per le autocandidature. Proprio per niente:
all’ego s’aggiunge, paradossalmente, una ritrosia innata. Insomma siam
mal fatti!”
E’ mezzanotte passata, l’intervista è agli sgoccioli e Zani si concede un’ultima zampata.
“Piccolo motto conclusivo per i dirigenti nazionali del Pd: quando i
gatti han lo stesso colore scorazzano le volpi. E non son solo grilline.
Occhio ragazzi!”
Il blog di Mauro Zani è qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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19 novembre 2010
BOLOGNA LA ROTTA
“Le primarie si chiamano così perché il Pd
le perde prima?” Dopo Milano, va a finire che anche a Bologna ha ragione
Crozza. Di certo sembra che il Pd stia facendo tutto il possibile per
perdere: l’ex sindaco Flavio Delbono (che aveva sconfitto, nell’ordine,
Cevenini, Merola e Forlani alle ultime primarie) si è dimesso a seguito
dell’ormai celebre Cinziagate (sordida vicenda di piccoli vantaggi che
l’ex vice-presidente dell’Emilia-Romagna si autoassegnava insieme alla
sua compagna, prima della separazione e della conseguente retrocessione
professionale di lei), e da quel momento sono iniziati i dolori.
Al coma semivigile del partito hanno fatto
da contraltare l’iperattivismo dei suoi dirigenti, fiancheggiatori e
amici, tutti proiettati a tentare la scalata allo scranno più importante
dell’amministrazione cittadina, costi quel che costi. E le primarie,
nate come strumento di selezione democratica, a Bologna si sono
trasformate nell’arma perfetta per un redde rationem vorticoso che dura da diversi mesi tra capi e capetti, civici e politici.
Sembrava che il tipo adatto a “pacificare” fosse Maurizio Cevenini, già mister preferenze alle ultime regionali (quasi ventimila voto raggranellati), sindaco dello stadio (con lo striscione personale che sventola dalla tribuna e la Smart rossoblu che lo scarrozza in giro per la città) e recordman dei matrimoni (ha da poco superato il tetto delle 4000 cerimonie celebrate). Il “popolo della Festa dell’Unità”
lo amava (scrivevano le gazzette cittadine), i volontari che friggono
salsicce, impastano tortellini e passano le serate a servire montagne di
friggione e di tagliatelle al ragù, l’avevano già incoronato sul campo
della pesca gigante della festa provinciale, prima che un attacco
ischemico gli facesse cambiare idea.
Prima di lui aveva abbandonato, a sorpresa,
Duccio Campagnoli (ex segretario della Camera del Lavoro di Bologna, ex
assessore alle Attività produttive della Regione), che era sembrato
sino a quel momento l’avversario più solido del Cev. e aveva addotto
motivazioni parapolitiche al suo gesto promettendo, poi, di farsi
sentire all’interno del partito. Anche l’italianista Anselmi gliel’aveva
già data su, a molti era sfuggito anche che s’era candidato,
annunciando il proprio sostegno a Cevenini, che non aveva mancato di
ricompensare il prof con il prestigioso incarico di “ambasciatore del
Cev. presso l’ateneo”.
Chi non si è tirato indietro è Benedetto Zacchiroli,
38 anni, ex collaboratore del sindaco Cofferati (ha curato le relazioni
internazionali di Bologna), consulente della città di Fortaleza (in
Brasile) e dell’Unesco, incoronato “nuovo Renzi bolognese” da Lucio
Dalla dopo l’azione virale con cui è stata lanciata la sua candidatura,
che è stata in grado di cortocircuitare a proprio vantaggio la fame di
news delle gazzette cittadine e la debolezza del fu partitone. Con lui
in pista c’è Amelia Frascaroli, direttore della Caritas, sostenuta da
Sinistra e Libertà e da ambienti prodiani. Dopo l’exploit di Milano del
partito di Vendola, anche sotto le due torri è arrivata la nuova
paranoia novembrina e i dirigenti del Pd stanno cominciando a temere
che, in mezzo alla ressa, sia la canuta rappresentante del cattolicesimo
più impegnato nel sociale a farcela (il leader della Caritas, Don
Nicolini, è stato uno dei principali antagonisti della politica degli
sgomberi di Cofferati).
Il vero affollamento, infatti, è dentro al
Pd. Dopo la rinuncia di Cevenini sono riaffiorati pesantemente gli
appetiti di partito. Virginio Merola, ex presidente di quartiere, ex
assessore all’urbanistica di Cofferati, è stato il primo a rompere gli
indugi, poche ore dopo l’annuncio del Cev., ma non è una gran novità
visto che già alle scorse primarie aveva corso (e si era classificato al
terzo posto, su quattro). Andrea De Maria, ex segretario della
federazione di Bologna e storico antipatizzante di Merola gli è andato
dietro al volo.
Anche la deputata Donata Lenzi per cinque giorni è stata
candidata, poi ha annunciato il ritiro con una serie di dichiarazioni
polemiche nei confronti del partito (sparare sulla croce rossa è sport
diffuso) di cui quasi nessuno ha capito bene le ragioni. È finita,
intanto, la telenovela-Segrè, iniziata dopo l’abbandono di Cevenini. Il
preside della facoltà di Agraria (e fondatore di last minute market)
voleva il sostegno unitario del fu partitone. Dopo Milano ha pensato
bene di togliersi d’impaccio annunciando il sostegno alla Frascaroli (e
l’arrivederci al Pd).
Last but not least, nelle ultime ore è spuntato il 36enne Ernesto Carbone,
cosentino naturalizzato bolognese e direttore di Red. ”Mi piacerebbe
candidarmi alle primarie ed è per questo che chiedo al segretario del Pd
di Bologna, a questo punto, di rendere la partita aperta a tutti. Sono
orgoglioso di fare parte del Pd e mi arrabbio con tutti quelli che
parlano di società civile, ma non capisco perché io debba essere figlio
di un dio minore e debba raccogliere il doppio delle firme rispetto agli
altri. Se Donini non comprende questo, vorrà dire che dovrò
restituirgli la tessera per raccogliere le 1500 firme come tutti gli
altri“. Non ci sono più i dalemiani di una volta e Bersani alla fine ha
spedito il non-commissario Davide Zoggia, a vigilare sull’anarco-Pd bolognese e sui suoi ultimi colpi di coda.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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13 ottobre 2010
THIS IS NOT AMERICA
“Un po’ Renzi, un po’ Vendola”. Secondo il suo entourage
questo è il ritratto di Benedetto Zacchiroli, neo candidato sindaco
alle elezioni primarie del centrosinistra bolognese, che si accinge a
sfidare il folk-runner Maurizio Cevenini, sostenuto dalla maggioranza di elettori e notabili –
indecisi a tutto – del Pd ancora sotto choc dopo le dimissioni di
Delbono, e Amelia Frascaroli, ex braccio destro di Don Nicolini alla
Caritas, esponente di spicco del cattolicesimo più impegnato dalla parte
degli ultimi, stimatissima candidatura di bandiera (e, eventualmente,
perfetto vicesindaco).
Dopo l’abbandono a sorpresa di Duccio Campagnoli (ex segretario della
Camera del Lavoro di Bologna, ex assessore alle attività produttive
della Regione e, in altri tempi, candidato naturale dell’establishment
politico ed economico, almeno tra quelli in partita), a tentare di
rompere le uova nel paniere è, naturalmente, il classico “giovane”
candidato di rottura. Zacchiroli ha 38 anni e, a parte i girotondi, è
stato collaboratore dell’ex sindaco Cofferati (ha curato le relazioni
internazionali di Bologna) e ora è consulente della città di Fortaleza
(in Brasile) e dell’Unesco.
La mossa di Zacchiroli è stata architettata sin dall’inizio come
un’azione virale capace di cortocircuitare a proprio vantaggio la fame
di news delle gazzette cittadine e la debolezza del fu partitone. Tutto è
iniziato dallo slogan di un volantino distribuito alla Festa dell’Unità:
“il candidato alle primarie non cev” (con chiara allusione a Cevenini),
definito dall’autore (con poco senso della misura) “un gesto dadaista”.
Da lì è partito il mistero medatico-politico sul “nuovo candidato” (il
sito senza nome, le indiscrezioni), orchestrato dallo staff di
Zacchiroli (che smentiva di essere lui nonostante tutti quanti lo
sapessero). Il letargo della ragione ha fatto il resto e alla fine della
fiera Zacchiroli è stato incoronato “nuovo Renzi bolognese” da Lucio Dalla in persona.
Si dice: la politica si sta personalizzando, come negli Usa. Negli Stati Uniti, in queste ore, in occasione delle elezioni di mid-term sta andando in onda una vera e propria guerra degli spot – dalla strega O’Donnel al “governo sulle spalle”, passando per Dan il Talebano e le performances di Palla di Cristallo (si chiama davvero Krystall Ball)
– che sembra aver confinato ancora di più la politica a variabile
dadaista dello show (il calo di fiducia nei confronti di Obama e lo show
mediatico dei Tea Party contribuiscono a infiammare il clima). Ma
sempre negli Stati Uniti, e sempre nelle stesse ore, una radio pubblica –
NPR – ha pubblicato sul proprio sito The Message Machine, una sezione ad hoc per verificare le bugie contenute negli spot. Senza sconti per nessuno.
"This is not America" di David Bowie è qui. L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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11 dicembre 2008
PRATELLI D'ITALIA
 A Russi/Twin Peaks piove sempre. Sono tornato qui da Osgard, Rebecca, Thor e Vanessa (schienata come me) da poche ore, dopo una tre giorni a Gotham/Bologna.
Il Pratello è sempre più scuro. Lunedì
sera sono andato all'URP (il localino perbene che ha preso il posto del
Black B. - il circolo di disadattati di cui ero socio - colpito dall'ordinanza di Cofferati) e sulla porta ho
incontrato Zanon, gli occhi più spiritati del solito, che
quando gli ho chiesto "come va?" mi ha risposto solo "sono molto
preoccupato per il Pratello", prima di sparire definitivamente dalla mia vista. Osvaldo sembra che abbia chiuso i battenti del tutto - qualcuno mi ha detto che ha restituito le licenze al Comune - Abdel, il gestore del bar di fianco al Mammuth (l'URP) ha iniziato lo sciopero della fame. Mario Gatti lavora all'Atc.
Per la strada poca gente "normale" e pratellari radi e incazzosi. La sentenza di Lucio "hanno già mollato" non sembra temere smentite e la mestizia prevale su ogni faccia, grinza di freddo.
A parte il Mago, che non metteva piede a Bologna da
otto anni e non è neanche rimasto abbastanza per il pellegrinaggio che si era ripromesso. Prima di celebrare la sua ultima
cena a suon di tagliatelle della nonna di Poggio (insieme a me, Poggio, Savic, la Simo e Cuma) all'URP ha ritrovato il neopapà Benna e Zollo, reduce dalla creazione della sua prima chiesa su facciadilibro.
Davanti al bancone - sotto il manifesto della mostra sulla nobiltà involontaria del Balcon - anche il neoparafarmacista di Sogliano Cavour (ex capo dei buttafuori dei Ds) Flynt
era allegro, complici forse le tre bionde piccole ingurgitate a grande
velocità e ha raccontato che al bar del paesello le prende di santa
ragione a tressette. Lui era sù per la laurea di Antonella, ieri.
Dietro al bancone la Vale smadonnava scuotendo la testa, ma dava da bere a tutti.
Tutto sommato lunedì sera sembrava ancora di essere a Bologna, al Mammuth. E la gente per un paio d'ore sembrava essersi dimenticata tutta la sua incazzatura. Bologna continua, nonostante tutto.
La foto del Pratello crepuscolare viene dal mio album su Bologna, su Flickr.
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11 novembre 2008
SERIE B / LE ORIGINI
Che ci stai a fare a Bologna se non le vuoi più bene? “Notti pericolose” “Pratello, guerra tra nottambuli e residenti” “Svegliano il Pratello con “la guerra del pane”. “Comitati sul piede di guerra. Chiesto il ritiro di due locali fracassoni” “Il Pratello è ormai fuori da ogni controllo” “Pratello, guerra tra nottambuli e residenti”. “Al Pratello guerra del pane tra i fracassoni della notte” “Mistero in via del Pratello “nessuna guerra del pane” Baghdad, Gotham City? No, Bologna. Striscia di Gaza? Macché, via del Pratello. Kamikaze? No, no baristi, camerieri, precariato vario e persone a passeggio (più o meno alcolico). Forze di occupazione? No, bottegai notturni (e botteghe culturali). Resistenti? No, solo comitati. Questa è la Bologna che ci hanno raccontato i giornali con il solerte aiuto di taluni bravi cittadini, talmente coscienziosi da sentirsi in obbligo di farsi chiamare “comitato” per immaginare e far immaginare all’opinione pubblica di rappresentare anche quelli, ahimè, meno sensibili di loro al “bene comune” (nelle caratteristiche da loro fornite). Non tutti i comitati sono centrali, è vero, però bisogna tenere conto delle loro gesta (e di quelle dei loro trombettieri) prima di scrivere a Babbo Natale una letterina piena di speranza e di empatica fiducia nel futuro delle magnifiche sorti e progressive di questa sazia e disgraziata città. Per ora quindi: BENVENUTI IN SERIE B. Benvenuti in una città che ha paura della propria ombra. Che non crede nella propria forza, non ha più voglia di ascoltare e non sente più chi ha voglia di vivere, bisogno di lavorare, chi rischia di tasca propria. Benvenuti nei garage a 50000 euro, in un posto in “doppia” a 300 euro, nelle cantine affittate in nero a migranti (a tanti euro). Benvenuti nella città turistica con gli alberghi a prezzi bloccati “perché c’è la fiera”. Con i bar chiusi la domenica, se non ci sono le partite e i bottegai diurni che ti chiedono “altro?” nell’istante preciso in cui hai finito di ordinare. E benvenuti nella città delle pisciate contro il muro, della sporcizia (fisica e intellettuale) contrabbandata per controcultura, del poco amore. Fuori dalle residenze cintate miliardarie è terreno di guerra, lo dicono i giornali, quindi non vale la pena raccogliere la carta buttata dal frugoletto di mamma o la merda dell’adorato cagnolino, vero? Ecco a voi la SERIE B. Ci volete rimanere a vita, scendere in C, o le volete ancora un po’ di bene a questa dannata città? Sembrano passati duecento anni, ma era il 2005. Stessa spiaggia, stesso mare: Bologna, Via del Pratello. All'epoca ero uno dei soci del circolo - il Black B - che firmava questo foglio, affisso davanti a tutti i pericolosi sovvertitori della pubblica quiete a cui il Sindaco uscente venerdì scorso ha imposto di chiudere bottega tutte le sere alle 10, per un anno. Pena l'arresto.
Forse per questo si è premurato di avvertire i Carabinieri prima del Vicesindaco e la Guardia di Finanza prima dell'Assessore alla cultura. Il povero Guglielmi ci è rimasto male e forse sono stati i suoi quasi 80 anni che gli hanno permesso di sospirare con candore "Ci vivevo bene e mi sentivo a mio agio, anzi l'unico momento di
ottimismo me lo procurava il Pratello con la sua vivacità e gioventù".
Al passato, come si parla dei cari estinti. La Scaramuzzino invece l'ha buttata in politica e ha denunciato il "metodo insopportabile" usato in contrasto con "un lavoro portato avanti con commercianti e residenti". Apriti cielo "La Scaramuzzino è libera di non condividerle... ora è un problema suo cosa fare
di fronte a queste ordinanze, se non
le condivide, decida se il suo ruolo in giunta è compatibile con questa
linea o no". Qui comando io sennò fuori dalle palle, in estrema sintesi.
L'assessore Merola, colpevole di essersi candidato alle primarie senza la sua benedizione era già stato avvisato della chiusura in bellezza, i fuochi d'artificio che il signor Sindaco ha preparato per festeggiare a suo modo la liberazione da questa fottuta città. Bisogna capirlo, d'altronde, c'è cascato anche lui.
Cinque anni fa era una popstar. Un sacco di gente credeva che fosse il Leader della sinistra italiana. L'avevano incoronato sul campo (mediatico) Moretti e girotondisti vari, sinistrati disperati e lavoratori incazzati, ma lui aveva esitato. Aveva esitato un momento di troppo (o forse non gli sarebbe bastata una vita intera) e aveva bisogno di una piazza per rilanciarsi. Non Palermo o Milano, troppo rischioso. Ci voleva una città-laboratorio, culturalmente e politicamente al centro del palcoscenico. Lui poi doveva essere l'eroe indiscusso, l'unica parte in commedia. "Riconquistare Bologna", suonava come una mitragliata ed era una missione possibile (e molto mediatizzabile).
Poi magari ha pensato "si mangia pure bene, c'è gnocca, belle mostre", come le matricole che arrivano dai paesini della Puglia tutte speranzose. Che delusione dev'essere stata. Adesso che finalmente leva le tende si toglie i sassolini dalle scarpe. Tanto che gli frega?
Quegli scassacazzi del Pratello, cinque anni sui giornali? Tutti affanculo. Creo un casino incredibile a Delbono, Merola & Co? Cazzi loro. I miei assessori? S'inculino. A chi non piacerebbe fare una festa così a una città che si odia?
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9 ottobre 2008
SERIE A / 2
 "È stata una scelta esclusivamente familiare. Nel fine settimana mio figlio e la mia compagna erano a Bologna. E
600 km in due giorni per un bambino di pochi mesi non si possono
replicare in continuazione. Non si può pensare che un bambino cresca
passando gran parte del suo tempo su un'autostrada"
Mah. Secondo me se l'è cagata. Guazzaloca non sarà Batman, ma i sondaggi che circolavano negli ultimi tempi davano i due quasi alla pari. Con Guazza scomparso dalla faccia di Bologna da anni. Cofferati ha un sacco di difetti, ma sente la puzza lontano un miglio.
Comunque è una buona notizia per la mia città. La gente di sinistra potrà continuare a votare a sinistra e Gotham farà serenamente a meno del suo giustiziere senza macchia e senza paura - quello che la sera della vittoria arringava la folla urlando "non mi aspetto fedeltà, ma lealtà" - che lascia in eredità un bel po' di macchie e una tonnellata di paura, gratuita, scaricata sui bolognesi per potersi accreditare sui "media" nazionali come sindaco sceriffo, gagliardo anticipatore del leghismo di sinistra che ha riempito giornali e agenzie prima che Uòlter rinsavisse.
Non bisogna essere ingenerosi però. Sono sicuro che qualcosa di buono, qualcosa per cui sarà ricordato e rispettato, il mio (ormai) ex sindaco interista deve averlo pur fatto. Adesso però non mi viene proprio in mente.
L'articolo della Pravda sull'addio di Cofferati: qui. L'immagine, uno dei soggetti della campagna elettorale del 2004, l'ho presa in prestito qui.
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2 giugno 2008
SERIE A
 Questo è il nostro Gay Pride...! Dopo tutti questi anni passati a prenderlo nel culo...
Così Andrea Mingardi, artista di punta della mia città (sfighé e gisto e cesira tra le hits più popolari), ieri sera su èTv, visibilmente alticcio. Come simbolo di ripresa (anche mentale) certo non è il massimo. Ma, da bolognese (anche se romanista), sono contento. Spero che la serie A possa significare qualcosa anche di extracalcistico per Bologna: è un'iniezione di energia di cui aveva bisogno.
L'ha capito bene il SIndaco (interista), che ha scelto questa simbolica giornata per rilanciare alla grande la propria (ri)candidatura.
Nella foto (presa in prestito qui) la formazione con cui il Bologna ha vinto il suo ultimo scudetto, nel 1964 all'Olimpico di Roma, nello spareggio con l'Inter: 2 a zero (mio babbo c'è andato!).
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23 ottobre 2007
ARIDATECE CALIGOLA
 Proprio adesso che hanno pescato gli anarchici writers bastardi e che la giustizia si è mostrata ancora una volta equanime (nell'Italia in cui chi manda sul lastico i risparmiatori o truffa i mercati gira con la scorta), ora che la "dialettica democratica" cittadina
sembrava essersi riaperta con le forze migliori pronte ad una nuova ed
entusiasmante stagione di passione politica e civile per evitare l'incubo Guazzaloca (come lo chiama la Pravda bolognese), ecco che Palazzo
D'Accursio va a fuoco.
Letteralmente.
Commenta il Sindaco: ''Sono un po' di settimane che dico di
essere preoccupato per la situazione della sicurezza a Bologna''.
"Poche parole ma, lapidarie." secondo il Resto del Canino (da cui ho preso in prestito la foto).
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11 ottobre 2007
"IO SONO UNO SKIANTO
Suono senza l'impianto... con un urlo t'incanto - Si! Perché sono uno skianto"
Cofferati, dal vivo.
cofferati
skiantos
| inviato da orione il 11/10/2007 alle 12:31 | |
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14 settembre 2007
V-SPACE
 Fotografata su un muro di Bologna, me l'ha spedita il Bepi: è il claim del suo account su MySpace.
bologna
cofferati
bepi
| inviato da orione il 14/9/2007 alle 14:50 | |
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