1 novembre 2010
BUNGA VIRUS
“Bravo, ha fatto bene a telefonare, a fottersene delle convenzioni, a
mandare la Nicole a prendere Ruby in questura, e a spacciarla per la
nipote di Mubarak, ciò che solo la sua fantasia e il suo senso del
grottesco da commedia all’italiana potevano ideare per cavare d’impiccio
quella ragazza di strada che era capitata chissà come a una delle sue
feste, a uno dei suoi legittimi e barocchetti intrattenimenti domestici a
base di Sanbittèr, la bevanda che solo un maturo Ganimede, coppiere
degli dèi, può offrire a una festa.”
Come si fa a non essere d’accordo
con Giuliano Ferrara che (con consueta sobrietà) solidarizza con
l’amico-premier “quel che si dice bonariamente un puttaniere, un womanizer,
un libertino giocoso e gaudente” di 74 anni, che ha il fegato di dire
“sono orgoglioso del mio stile di vita”, a cui D’Alema vorrebbe
sguinzagliare contro mute di preti (tanto alla prossima battuta di
caccia vaticana contro una qualche libertà peccaminosa basterà fare
scena muta come al solito)?
“I’m a playful person, full of life. I love life, I love women.” Gli è bastata una frase (che in ingleseRepubblica conferma la propria snella e implacabile
autorevolezza e continua intrepida nel solco tracciato da Eugenio
Scalfari nel 1976”, graffia Annalena Benini a proposito di un giornale che arriva a scrivere
“ecco: da adesso si sa pure che, varcata una certa soglia, al rituale
del dopocena era assegnata la denominazione invero esotica di bunga
bunga. Assimilabile, quanto a strizzatine d’occhio, ma più potente, a
consimili espressioni quali gnacca gnacca, tuca tuca e bingo bongo,
quest’ultima nell’accezione non necessariamente leghista, ma
sadico-anale chissà se ancora in voga nella scuola dell’obbligo.”
suona anche meglio) per schiacciare un’altra volta i questurini della
questione morale, decisi a non occuparsi più di politica neanche per
sbaglio. “
Il copione è sempre lo stesso, rodato, delle campagne di
comunicazione virale: il messaggio-choc, sparato dall’ammiraglia liberal
italiana con un format che ne supporta adeguatamente il carattere di
“scoop” (le ‘dieci domande’ l’altra volta, la doppia paginata di D’Avanzo
questa), in poche ore deborda in Rete, invade radio e tv, intasa sms e
chiacchiere, raggiunge le testate estere che erigono, a loro volta,
totem festanti del nuovo sputtanamento di stato. Il bunga bunga, oltre
che il classico tormentone su Facebook, è un nuovo pezzo di Elio e Le Storie Tese e un bolognese ha già registrato il dominio web (www.bungabunga.it), ma come al solito i cinesi sono più avanti e Apple Daily, il quotidiano di Hong Kong ne ha tratto una clip in 3d.
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage. Il pezzo di Elio l'ho preso qui.
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