29 ottobre 2012
CAYMANISTAN
 “La Porsche ha chiamato “Cayman” la sua auto più brutta per fare un dispetto a Renzi”, “#Dalema
va ai giardinetti per mangiare i bambini e dice che l’ha mandato
Renzi”, “E’ stato Renzi a bloccare il treno Italo a Firenze Per
dimostrare che #LucadiMontezemolo
non va”, “Le zanzare ad ottobre sono state mandate da Renzi”, “Matteo
Renzi è il vero autore dei libri di Fabio Volo e Federico Moccia”, “Ma
chi paga la lavanderia per tutte quelle camicie bianche?”, “Renzi svela
sempre il finale delle barzellette di Bersani”, “Ma non è che quell’auto
che secondo la Moratti era stata rubata da Pisapia, invece l’ha presa
@matteorenzi?”, “Salterò la pausa pranzo: ho protestato, il mio capo mi
ha detto: #attaccaRenzi.”
L’hashtag di @AsinoMorto dice già tutto. Vendola,
per cui il pm ha appena chiesto venti mesi di galera per abuso
d’ufficio, e Bersani, la cui storica segretaria è stata appena indagata per truffa aggravata, sono riusciti nell’impresa di mettere
Renzi all’angolo. Chi osa non dico spendere parole apertamente
lusinghiere, ma esprimere qualche moderato dubbio circa lo status di “nemico del popolo” affibbiato al sindaco di Firenze, viene lapidato sulla piazza di Facebook.
Oltre alla staliniana trasfigurazione dell’avversario in “nemico”,
già sperimentata con Craxi e Berlusconi (con evidenti benefici per il
paese, in declino da un quarto di secolo sotto tutti i punti di vista),
la tentata sterilizzazione del pericolo – ché quando un moccioso
impudente annuncia di voler tagliare il finanziamento pubblico ai
partiti entro i primi cento giorni di governo di questo si tratta – si
basa sul boicottaggio della partecipazione.
Le primarie sono il mito fondativo del Pd e del centrosinistra,
l’unico, e il mastice che riesce a tenere insieme un elettorato sempre
più scazzato e disilluso. Negli anni passati si sono sempre rivelate
l’unica vera arma in più rispetto ai soldi, al carisma e alla certezza
della leadership che regnava nel campo avversario. Ma anche questa,
ovvia, considerazione non deve aver fatto breccia.
Così mia nonna, che ha quasi novant’anni e fa fatica a scendere le
scale (ma è sempre andata a votare), gli studenti di sedici e
diciassette anni e quelli fuori sede (i pugliesi poi sono veri ultras
del loro governatore) se ne staranno a casa. Invece che presentarsi al
seggio con la carta d’identità e il certificato elettorale (e una volta
sola), come nel 2005, tocca una babele di puttanate burocratiche che, a
parte le patetiche giustificazioni in politichese, significano solo una
cosa: vade retro Renzi.
Spararsi nelle palle per far dispetto alla moglie: dopo che gli analisti hanno spiegato che più alta è la partecipazione più le chances di
vittoria di Renzi aumentano, le varie staffette partigiane sono partite
ad architettar tagliole. Ma se va a votare meno gente perdono tutti,
perché oltre alle primarie bisognerebbe tentar pure di vincere le
secondarie. Arrivarci dopo un flop, proprio adesso che Berlusconi
spariglia di nuovo e patrocina (forse) le primarie del centrodestra,
sarebbe il massimo.
Il quotidiano lancio degli stracci, inoltre, ha definitivamente
eclissato i contenuti dal dibattito, anche riguardo la cosiddetta “fase
2” della campagna di Renzi (che continua a giocare alla lepre).
“Cambiamo l’Italia” ha affiancato il claim “Adesso!”, riconducendo idealmente il sindaco di Firenze al “Change” di Obama, dopo che la fase uno ne aveva già sussunto e italianizzato l’iconografia sin nel minimo dettaglio.
Il particolare è che stiamo sempre parlando dell’Obama del 2008,
quello trionfale e trionfante. Tutti continuano a citare la campagna, le
strategie, lo stile, i contenuti, lo story telling di quell’Obama là. In quanti conoscono il claim del 2012, quello su cui tra pochi giorni il presidente chiede il voto agli americani per altri quattro anni? “Forward”, dalla speranza visionaria al realismo del buon padre di famiglia in una campagna stile Diesel, con un video che sembra il trailer di una serie tv (alla seconda stagione).
Renzi, come gli altri ma col rischio di pagare un prezzo più alto, è
rimasto al 2008, l’epoca del “Se po’ fa’” con cui Veltroni rastrellò il
33% alle politiche. Nel frattempo però è cambiato tutto, diverse volte.
L’altra sera Santoro gli ha chiesto conto a modo suo della “fase due”,
citandogli l’ultimo libro
di Paul Krugman “che si chiama proprio come il suo slogan, adesso!”
(col punto esclamativo pure) e argomenta il fallimento delle politiche
di austerity in Europa e in Italia. “Lei che ne pensa?”
Renzi ha abbassato un po’ gli occhi, ha ripetuto un paio di volte che gli editoriali di Krugman sul New York Times
sono un prezioso contributo all’analisi, ha dato l’impressione di non
averne mai neanche sentito parlare (del libro titolato come il suo claim).
Ora, si può essere d’accordo e meno con Krugman, ma è il caso di avere
un’opinione su quello che scrive, visto quello che scrive, se si ambisce
così tanto a governare un paese (uno qualunque).
Invece la cosa più politica che Renzi ha tirato su fuori sul tema è
che “è una questione di qualità della spesa pubblica” certo “a saldi
invariati”. Spiccicato a Bersani, a Monti, a tutti. Poi nient’altro,
nulla che a poche ore dalla fine della trasmissione potesse rimanermi
impresso, al netto delle gag rottamatorie. Unico guizzo,
vagamente cimiteriale: nei primi cento giorni di governo la mitologica
legge sul conflitto d’interesse. Per dimostrare che non è l’Ambra del vecchio Caimano. Poca roba.
All’ora del conto, infine, la Sicilia non poteva mancare. I primi exit polls
sulle elezioni erano fischiati in rete come ghigliottine al vento.
Anche se i risultati ufficiali sembrano ridimensionare l’uragano,
Caymanistan trema. Più della metà dei siciliani è rimasta a casa e
l’altra ha incoronato campione del caos il “D’Annunzio a Fiume, un
situazionista fuori situazione, un estroso beato nel posto tipico delle
stramberie”. Come aveva predetto Buttafuoco, con bella prosa.
“Non è stato elegante manco in acqua, eppure ha fatto evento. Una
nuotata come quella può farla uno svelto atleta scolpito da Fidia, non
un Satiro attempato e tutta la bellezza di quella traversata s’è
confermata nell’essere lui – l’uomo che viene da fuori – tutto il
contrario di ciò che ha fatto, il più improbabile dei Colapesce. Nessuno
ci credeva che potesse arrivare a nuoto, tutti cominciano a credere che
lunedì possa sfasciare finalmente la regione siciliana.”
L'articolo è stato pubblicato su The FrontPage.
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31 dicembre 2007
LUNGA VITA AI SOGNI / 2
Tra poche ore il 2007 chiude i battenti, non credo ne sentirò troppo la mancanza.
Per festeggiarne la dipartita come si conviene ho convocato una Réunion qui, in quel di Gotham, la cittadina sulla via Emilia tra Rimini e Modena dove sono nato e che mi accingo a lasciare, mettendo qualche manciata di chilometri tra la mia novella dimora e l'immanente ed immobile Zona del crepuscolo permanente in cui pare sprofondata del tutto.
Bologna è perfetta per festeggiare la fine del 2007, anche se oggi si presenta con una capricciosa ed inopportuna imponente giornata di sole. I vicoli duecenteschi ed i portici infatti sono l'ideale per vomitare spritz e cenoni dopo aver razziato il supermarket della microcriminalità cittadina e vagato per feste e locali (sempre medesimi a sé stessi, quelli rimasti in vita, a parte la virata multietnica del Millenium e il Black B. trasformatosi in URP) mentre l'augusta Piazza Maggiore è il ring ideale per il tradizionale match tra pukabbestia e disgraziati vari a base di bottiglie di vetro, petardi e bottiglie di vetro con dentro petardi.
Alla notizia della Réunion, diversi amici emarginati di tutta Italia hanno esultato. Quasi come se sapere della possibilità concreta di una Réunion li confortasse, tra i marosi dei tempi. Alcuni sono effettivamente qui, sotto questo paradossale sole padano semiprimaverile, altri arrivano dopo, Carla da Catania ha prefrito rimanere in compagnia del suo cagnuzzo, non lasciarlo solo, Sara da Roma ha declinato con un sms dolciotto, prima. Francesco è disperso, il Piazza da amici, Manuel non lo sa.
La Réunion parte ufficialmente stasera al Circolo della Grada, dove ceniamo, anche se Ciubecca ha pensato bene di fare la solita fuga in avanti anticipando la bisboccia a ieri sera, quando si è presentato al bar con quelle che definisce (senza che nessuno lo prenda neanche per il culo) le sue bimbe. Risultato: Pietro ha dovuto rinunciare ai passatelli caldi, apparecchiati da sua moglie alle 7 in punto, e la Gigliola (a casa con la gastrointerite) alle cure del marito Claudio. Il Gatto&la Volpe è rimasto aperto per (r)accogliere il ritorno del camorrista (il simpatico soprannome bolognese di Ciube). Poi tutti a cena insieme con Giuseppe, la Lucia, Vanessa, Ciube, le bimbe, Cip, Ciop e Pluto (Paperino, Pippo, la Famiglia Addams e i Sette Nani ci raggiungono stasera).
Intanto Thor si sta allenando al massaggio Shiatsu alla pancia (in cui era maestra la Zucchina Nera) sul topo bianco e spiaccicato dell'Ikea, Rebecca fissa attonita la tv spenta, a un centimetro, e Vanessa, reduce da una competizione di cappelli con Claudio, è tutta indaffarata a cucinare polli à la Coralie per tutta la truppa. Non credo che tornerò più davanti allo schermo del mio Mac bianco fino a stanotte, quindi faccio gli auguri ora.
Non so se il tuo 2007 ha fatto schifo come il mio cara/o viandante della Rete che passi per di qua nel dubbio auguro a te e a chi ti sta a cuore un 2008 migliore.
Lunga vita ai sogni!
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